Martedì è arrivata la sentenza di condanna in primo grado per cinque carabinieri accusati a vario titolo di falso e abusi nei confronti di un trentaduenne di Fontana Liri. Inflitti 5 anni ad Antonio Moriconi e a Loreto Bracaglia, 4 anni e 6 mesi di reclusione a Giancarlo Gatta e a Massimiliano Bauco, e 8 mesi a Roberto Boccardi.
I militari, in servizio all’epoca dei fatti ad Alatri e a Frosinone, sono finiti nei guai una notte di inizio anno del 2015, quando, stando alle accuse, inseguirono, tra le campagne di Alatri e Veroli, un’auto e spararono colpi di arma da fuoco. L’uomo, all’epoca dei fatti ventiseienne, stando a quanto riferito al giudice nell’udienza di convalida del suo arresto, era alla guida dell’auto della madre, una Mercedes, nel territorio di Monte San Giovanni Campano. Ad un certo punto ha fatto una inversione di marcia.
Poco distante c’era una pattuglia dei carabinieri che, a suo dire, non aveva notato quando ha fatto l’inversione. Gli uomini dell’Arma alla vista del veicolo, che ha fatto dietrofront, lo hanno inseguito. Sempre dal racconto, il trentenne si è visto arrivare a tutta velocità una macchina, con i fari alti, non pensando però si trattasse dei carabinieri. Ad un certo punto, sempre stando a quanto dichiarato al giudice, ha sentito dei colpi di arma da fuoco. Spaventato ha continuato la corsa. Ha poi visto in lontananza una pattuglia dei carabinieri, e ha tirato un sospiro di sollievo, perché era proprio sul punto di chiamarli per chiedere aiuto.
Però si è visto uno dei militari puntare verso la sua auto una mitraglietta e sparare. E così ha proseguito la fuga. Ma è durata poco. È uscito fuori strada con l’auto, perché aveva le gomme forate, a suo dire appunto dai colpi di pistola e mitraglietta. Ha raccontato poi che nel momento dell’arresto è stato picchiato dai militari e che uno di loro si era adoperato a rompere il paraurti in plastica dell’auto. Paraurto che non è mai stato rinvenuto.
Nella denuncia è stato fatto riferimento anche all’uso, da parte di un imputato, uno dei carabinieri di Alatri, di un’ascia per danneggiare l’auto del fermato e eliminare le tracce delle pallottole.
Sempre quella notte sia il trentenne, sia i carabinieri sono finiti in ospedale. I militari refertati. Hanno sempre sostenuto di essere stati aggrediti dal giovane e di non aver esploso i colpi.
Ristretto poi ai domiciliari, la mattina dopo, il giovane ha accusato un malore, a suo dire per le percosse subite. Da qui l’arrivo al Pronto soccorso dell’ospedale di Sora dove è stato ricoverato fino al giorno successivo. Giorno della convalida. Il trentenne ha preteso e ottenuto tramite il suo avvocato Giuseppe Marino, di essere accompagnato in udienza dai militari di Sora, rifiutando di essere trasportato da altra pattuglia. Come scelta processuale, il suo legale, ha fatto richiesta del rito alternativo del giudizio abbreviato condizionato alla perizia balistica sul veicolo. Richiesta accolta ed è stato nominato un commissario di polizia di Stato.
Dalla perizia è emerso che l’auto era stata trivellata di colpi nella parte bassa. Da questa prova sono stati trasmessi gli atti alla Procura ed è partito il processo. «Contro il mio assistito è stata esercitata una vera e propria operazione di discredito davanti al giudice del tribunale di Frosinone – sottolinea l’avvocato Giuseppe Marino – tanto è vero sono riusciti a far acquisire altri documenti riservati della parte civile, carichi pendenti, altri procedimenti a carico, cercando di rendere non credibile la tesi inconfutabile del mio assistito. Ma tutto questo non è servita a nulla, poiché il giudice si è orientato verso il riconoscimento della realtà dei fatti e sono stati tutti condannati. Al mio assistito non veniva, tra l’altro, contestata alcuna infrazione, se non quella sospetta di guida in stato di ebbrezza, dalla quale è stato assolto».
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