Una grande tavolata è stata allestita stamani nel quartiere ebraico di Roma, ha 203 posti, il numero degli ostaggi israeliani deportati da Hamas.
A capotavola c’è Aviv che ha solo due anni. Sorride nella foto attaccata al seggiolone. Di fronte a lui Ariel, 4 anni. Capelli rossi e sguardo furbetto. Poco più avanti c’è Kir. Ha nove mesi e una palla tra le mani. Mentre Amelia Alony sorride sulla spiaggia. Ha 5 anni e sullo sfondo sfocato si intravede il mare.
A poca distanza ci sono Emma e Yuli sono gemelli. Nella foto che li ritrae giocano felici. Hanno tre anni. Sono vicini a Elma Avraham, che di anni ne ha 84.
Tanta è la tristezza al portico di Ottavia, accanto alla Sinagoga, dove questa mattina è stata imbandita una tavolata per ricordare i cittadini israeliani ostaggio di Hamas.
Sono oltre 200 e per ognuno di loro la comunità ebraica di Roma ha riservato un posto a sedere. Non ci sono segnaposti, ma un manifesto dietro ogni sedia, con la foto di ognuna delle persone in ostaggio accompagnata dalla scritta “Rapito dalla sua abitazione da Hamas”.
“Questo è il tavolo dello Shabbat più triste del mondo – afferma il presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun – Siamo qui simboleggiando quello che non c’è. Oltre 200 persone che sono chiuse e imprigionate a Gaza. Tra loro ci sono bambini di pochi mesi e anziani. Il nostro auspicio è che questo tavolo possa presto essere pieno e che tutti tornino a casa sani. E c’è un tavolo invisibile che è ancora più grande. Per non parlare degli oltre 1300 barbaramente assassinati e strappati via dalla nostra terra”.
All’iniziativa ha partecipato anche la zia di uno dei ragazzi israeliani sequestrati lo scorso 7 ottobre, il giorno in cui Hamas ha attaccato Israele.
“Tutta l’Italia c’è stata vicino. Il nostro scopo è quello di sensibilizzare la nostra bella società italiana su questo tema – aggiunge Fadlun – La solidarietà e il sostegno verso Israele sono indispensabili, perché siamo di fronte a un attacco al mondo occidentale, perpetrato non dai palestinesi, ma da un gruppo terrorista che tiene sotto scacco il popolo palestinese, in particolare gli abitanti di Gaza. Noi speriamo presto che tutto questo finisca perché altrimenti è una minaccia per tutto il mondo democratico. Noi temiamo che possa accadere qualcosa anche fuori da Israele, ma non dobbiamo avere paura. La paura è il lievito dei terroristi. Supereremo questa situazione se non avremo paura”.
roma.repubblica.it è stato pubblicato il 2023-10-20 13:26:35 da [email protected] (Redazione Repubblica.it)
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