Teste chiave nel processo Morganti finisce sotto accusa per falsa testimonianza.
Si tratta di una ragazza di Alatri che subito dopo la morte di Emanuele, massacrato di botte dal branco nel marzo del 2017 davanti ad un locale notturno di Alatri, raccontò agli inquirenti con dovizia di particolari gli ultimi istanti di vita del ragazzo di Tecchiena. Invece nel processo in primo grado ha ritrattato tutto, o meglio ha continuato a pronunciare una infinità di “non ricordo” che hanno indotto il pubblico ministero a rimettere gli atti alla procura affinchè la ragazza venisse indagata per falsa testimonianza.
Ebbene nei giorni scorsi la giovane è finita davanti al gup. L’avvocato difensore Marco Maietta ha chiesto il giudizio abbreviato. L’udienza si terrà il prossimo 11 dicembre. Secondo la procura la testimone avrebbe potuto dare una svolta a tutta la fase processuale. Proprio lei aveva raccontato aver visto quella sera Michel Fortuna correre e colpire con un pugno Emanuele tra la nuca ed il collo. Aveva anche detto che in quel momento intorno a loro non c’era nessuno. La ragazza aveva ricordato tutto con grande lucidità. In aula invece, scena muta. A causa di quel comportamento reticente, la deposizione era stata interrotta ed il pubblico ministero aveva rimesso gli atti alla procura affinchè la teste venisse indagata per falsa testimonianza. Nei giorni scorsi a causa di tale fatti è stato chiesto l’abbreviato, un rito che darà la possibilità all’imputata di scontare un terzo della pena. Intanto la famiglia Morganti che si è costituita parte civile tramite gli avvocati Enrico Pavia e Pietro Polidori, sta ancora aspettando che venga fatta giustizia. Al momento i tre imputati (Paolo Palmisani, Mario Castagnacci e Michel Fortuna) condannati in appello a 14 anni per il reato di omicidio preterintenzionale sono tornati liberi perchè sono scaduti i tempi della carcerazione preventiva. Adesso l’ultima parola spetterà alla corte di Cassazione.
Mar. Ming.