In questi giorni si è tanto parlato della moratoria del 2017 con la quale l’amministrazione comunale volle proteggere la città da eventuali nuovi impianti di rifiuti. L’allora amministrazione comunale Bassetta propose la moratoria approvata in Consiglio Comunale all’unanimità.

Il Consiglio Comunale è l’organo di indirizzo e controllo politico-amministrativo del Comune, ciò significa che in nome della democrazia, tutte le decisioni inerenti la città, devono passare per il Consiglio Comunale. Tornando alla moratoria tirata in ballo insistentemente in questi giorni, in seguito alla decisione del sindaco di Anagni e della maggioranza di autorizzare la realizzazione di un mega impianto che tratterà 84 mila tonnellate annue di rifiuti, stupisce che tale scelta non sia stata discussa nella sede giusta, ossia nel Consiglio Comunale. Sorprende che la notizia dell’impianto rifiuti sia stata portata all’attenzione della città dai consiglieri di minoranza, che hanno chiesto la seduta consiliare. Meraviglia ancor di più che la moratoria sia stata snobbata. Certo non ha valore giuridico, ma enorme valore morale. La città non vuole impianti di rifiuti e la volontà del popolo va rispettata. Moralità vuole che la moratoria potrebbe essere annullata in sede di Consiglio Comunale, con la votazione di ogni singolo consigliere rappresentante del popolo. Abbiamo incontrato Simone Ambrosetti, già consigliere comunale durante la consiliatura Bassetta, che propose la moratoria del 2017.

Ambrosetti perché propose in quel momento storico la moratoria?

Lo si fece, con altri Comuni perché si pensava, e lo penso ancora, che queste scelte vanno fatte per interi territori omogenei, o servono a poco. Non solo il Comune di Anagni deliberò in tal senso; molti altri Comuni, come Ferentino per esempio, deliberarono tale indirizzo politico con il quale si vietava la realizzazione di impianti industriali di trattamento dei rifiuti.

E oggi si contraddice tale moratoria?

Vede, è “solamente” una moratoria, un indirizzo politico, direi un indirizzo morale, con il quale i consiglieri, rappresentanti dell’intera comunità, hanno deciso di dare questa indicazione. Tale indirizzo può essere cambiato, del tutto legittimamente, ma non in questo modo!

Ci spieghi meglio.

Al di là di quello che si pensi su tale tema, a marzo del 2017 la comunità anagnina, tutta, decise un suo percorso, ripeto anche morale, che prevedeva di non volere impianti industriali di trattamento dei rifiuti sul suo suolo. Questo indirizzo può essere modificato, ma solamente, a mio parere, dal Consiglio Comunale. Non per illegittimità ma per responsabilità politica e morale. I cittadini, con i loro rappresentanti, hanno scelto una strada; si vuole cambiarla? Legittimo, ma devono farlo gli stessi cittadini, attraverso i propri rappresentanti.

Quindi cosa dovrebbe fare l’amministrazione?

A mio parere il Sindaco, e ancor prima il Presidente del Consiglio, per coerenza istituzionale e morale, dovrebbe convocare un consiglio comunale e chiedere alla città se vuole cambiare il suo percorso su tale tema. I consiglieri devono esprimersi, devono alzare la mano, anche se a volte la mano è un po’ più pesante di altre.

E se il sindaco non avesse la maggioranza?

Beh, dovrebbe prendere atto della volontà popolare e comportarsi di conseguenza. Non per questo dovrebbe dimettersi, su questi temi anche i componenti della maggioranza possono avere diverse sensibilità tra loro. Molte volte ho letto in questi mesi di consiglieri scalpitanti di maggioranza dire che hanno la volontà di controllare atto per atto quello che succede e dare il loro contributo… cosa aspettano?? Ovviamente è valido anche il contrario, se avesse la maggioranza vorrebbe dire che il cambiamento di percorso è politicamente e moralmente corretto perché Anagni questo vuole.

Anna Ammanniti





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