Battaglia sul ddl Zan. Pd-M5s: “Italia viva vuole affossarlo”

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È ormai battaglia sul ddl Zan con un braccio di ferro che, salvo colpi di scena nella riunione di martedì mattina prima del voto sulla calendarizzazione, si trasferirà nell’Aula del Senato il 13 luglio. Gli emendamenti di Iv, al momento solo annunciati, non trovano sponde né nel Pd né nel M5s, che anzi attaccano: “E’ un tentativo di affossare la legge”. Al contrario, ribattono dal partito di Matteo Renzi: la proposta che resuscita il ddl Scalfarotto e che ha trovato aperture nel centrodestra, è l’unico modo per approvare una legge contro l’omofobia perchè il ddl Zan “non passerà mai”.

Si andrà quindi con molta probabilità alla conta a Palazzo Madama: il Pd, ragionano i dem, è inamovibile e “Italia viva dovrà uscire allo scoperto: votare a favore o contro”. Non che il Pd non sia consapevole dei numeri risicatissimi: al momento, contando anche Iv, il margine per l’approvazione del ddl Zan è di 10 voti a favore senza contare i tranelli dei voti segreti. Il partito di Renzi al momento non si sbilancia su come voterà ma è probabile che presenterà in aula i suoi emendamenti che, tra l’altro, eliminano il riferimento all’identità di genere, centrale nel ddl del Pd.

Le proposte di Italia viva, in realtà, non colmano nemmeno le distanze con tutto il centrodestra. Se Antonio Tajani si dice “assolutamente” allineato con Iv in una battaglia di “libertà e buonsenso”, il leghista Ostellari non la vede allo stesso modo: “Veramente quello che chiede la Lega è un pò diverso…Io farò la mia proposta da relatore, credo si possa arrivare ad una sintesi”. Matteo Salvini, invece, scaglia la palla nel campo del segretario dem: “La legge non ha i numeri in Senato? È un peccato” che “per ideologia Letta non voglia portare avanti questo risultato”.

Lo scontro è benzina sul fuoco dei prossimi appuntamenti parlamentari: martedì si attende a Palazzo Madama il voto palese sulla calendarizzazione, che voterà anche Iv, per poi andare in Aula dal 13. “Andiamo in Aula e là ognuno si prenderà le sue responsabilità: il voto sull’articolato sarà palese. Se Iv voterà in maniera diversa da come ha fatto alla Camera le persone poi valuteranno”,è la sfida lanciata dal vicepresidente dei senatori dem Franco Mirabelli.

Italia viva, invece, è convinta che il ddl così com’è non sarà approvato: “Al momento sarebbero solo 10 i voti di differenza, senza contare che i voti segreti saranno una quarantina, una lotteria – spiega un alto dirigente del partito -. Se Letta andrà avanti a muso duro ha due possibilità: o il ddl Zan passa o ha ucciso una legge di questo tipo anche per i prossimi anni”. Il capogruppo a Palazzo Madama Davide Faraone critica apertamente il “metodo infantile che spinge a trovare molta più soddisfazione nel ‘battersi fino alla morte’, anche se poi la legge non passa”.

E la dialettica politica si trasforma sempre di più in un tutti contro tutti. L’ex ministra a 5 stelle, Lucia Azzolina, punta il dito contro Renzi e Salvini rei di “sabotare la legge contro l’omotransfobia”. Da Forza Italia (dove pure si registra la voce fuori dal coro del deputato Elio Vito) risponde Licia Ronzulli: “Basta con la falsa narrazione secondo la quale chi vuole modifiche al ddl Zan vorrebbe affossarlo”. Nel frattempo, la leader di FdI Giorgia Meloni lancia una provocazione: “Presenterò un atto in Parlamento in cui chiederò al governo di fermare ogni forma di accordo commerciale con i Paesi in cui l’omosessualità è un reato come Qatar, dove ad esempio faremo i mondiali, o Arabia Saudita”.
Oggetto del contendere restano tre articoli del ddl Zan: l′1, il 4 e il 7, sull’identità di genere, su quello che è stato bollato come “un reato di opinione” dalle destre e sulla giornata contro l’omofobia nelle scuole. Ma il punto di caduta per ora non si trova. E l’epilogo potrebbe essere una sorta di roulette russa dove nel voto segreto si scaricano tensioni politiche e conflittualità che vanno oltre il merito della legge.



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