Trenta deputati hanno presentato una risoluzione alternativa per chiedere la sospensione immediata del supporto alla Guardia costiera libica. È stata un’iniziativa di Erasmo Palazzotto (Leu), primo firmatario del documento sottoscritto anche dai deputati bergamaschi Guia Termini (Gruppo Misto) e Devis Dori (Leu): “Le sistematiche violazioni dei diritti umani a cui sono sottoposti migranti e rifugiati in Libia sono state oggetto di diversi report delle Nazioni Unite, delle principali organizzazioni umanitarie e di molte inchieste giornalistiche. Nei centri di detenzione gestiti dalle autorità libiche le persone subiscono violenze inaudite: vengono torturate, violentate, uccise o vendute come schiavi”. Il documento ha ottenuto alla fine 40 voti, mentre il resto della Camera dei deputati ha deciso di dire sì al rifinanziamento.
Pertanto per Palazzotto e gli altri deputati “continuare a sostenere direttamente e indirettamente la deportazione di uomini donne e bambini nei centri di detenzione in Libia facendo finta che questa realtà non esista configura nei fatti una violazione delle Convenzioni internazionali a tutela dei diritti umani. Non è sufficiente spostare la catena di comando dall’Italia all’Europa: mantenere in vita questo sistema di respingimento resta una violazione del diritto internazionale che mina alle fondamenta la nostra civiltà giuridica”.
“La missione di cooperazione con la guardia costiera libica si è dimostrata fallimentare – è il commento di Guia Termini -. Non ho mai nascosto la difficoltà di dover votare certi provvedimenti e di dover seguire la linea del Movimento 5 Stelle in materia di immigrazione. Questa volta ho potuto votare liberamente, e ho deciso di sottoscrivere la risoluzione che chiedeva di bloccare i finanziamenti a chi maltratta altri essere umani: quello che viene fatto alle frontiere libiche non è salvataggio ma una vera e propria tortura. Non c’è nulla di cui essere soddisfatti del lavoro svolto dalla guardia costiera libica, a differenza di quanto ha dichiarato Draghi qualche mese fa”.
“Continuare a sostenere direttamente e indirettamente il trasferimento di uomini, donne e bambini nei centri di detenzione in Libia facendo finta che questa realtà non esista configura nei fatti una violazione delle Convenzioni internazionali a tutela dei diritti umani e quindi della nostra Costituzione” è invece il punto di vista di Devis Dori.
“Mantenere in vita questo sistema di respingimento significa alimentare una drammatica violazione del diritto internazionale e minare alle fondamenta la nostra civiltà giuridica. Una così grave crisi umanitaria – continua Dori – richiede politiche che non mirino al contenimento di persone che fuggono da una condizione disperata, ma un intervento deciso che includa il ripristino del soccorso in mare con una missione europea sul modello di Mare Nostrum, un piano europeo di evacuazione dei centri di detenzione libici e l’apertura di corridoi umanitari stabili per permettere a chi si trova in Libia di fuggire da quell’inferno”.
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