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Firenze, Gkn: 422 licenziamenti via mail, i dipendenti: «Qui la pazienza è finita»


10 luglio 2021 – 08:54

Marco, Paolo e gli altri rientrati di corsa dal giorno di ferie. «Cosa dirò a mio figlio?»

di Jacopo Storni, Marzio Fatucchi

«Ero sul lungomare di Cecina con mia moglie, stavo andando in spiaggia, all’improvviso sulla chat dei lavoratori ho letto che avrei perso il posto di lavoro nel giro di 48 ore». Marco Sassi ha 51 anni e da 27 fa il tornitore nello stabilimento Gkn di Campi Bisenzio. Ieri mattina, nel gruppo Whatsapp degli operai, ha ricevuto la notizia del licenziamento. «Ho pensato a uno scherzo di cattivo gusto, poi ho capito che era tutto vero. Allora ho lasciato mia moglie al mare e sono partito, mi sono precipitato in fabbrica». Nel viaggio verso Firenze, il pensiero alle due figlie all’Università. «Mi sono chiesto come farò a mantenere adesso la mia famiglia». Quando Marco è arrivato nel capannone dell’azienda ha trovato gli altri lavoratori. Ma l’accesso alla fabbrica era impedito da un gruppo di guardie giurate private reclutate dai vertici dell’azienda. «Ci siamo trovati come degli estranei dentro il nostro posto di lavoro». Il cancello era chiuso, gli operai hanno provato a forzarlo, poi gli ingressi sono stati aperti per evitare incidenti. E così i lavoratori sono entrati. Marco è andato subito verso la sua postazione. E per quasi tutto il giorno è rimasto lì: «Sono legatissimo a questi macchinari, pensare di lasciarli mi fa soffrire».

Quasi tutti gli operai sono in pantaloni corti e maglietta, ieri era per tutti un giorno di ferie concesso dall’azienda, con senno di poi è facile capire il perché. In fabbrica comincia l’assemblea permanente che durerà fino alla notte, con sedie a sdraio per i lavoratori e la cena preparata dai volontari del circolo Arci Rinascita di Sesto Fiorentino. Le riunioni si tengono ogni due ore dentro il gigantesco capannone di 30 mila metri quadrati, tra una linea di montaggio e l’altra, tra giunti omocinetici e robot manipolatori. C’è la cella assemblaggio semiassi e la cella lavorazione semialberi. E poi il grande magazzino, dove ci sono ancora migliaia di prodotti già ordinati da aziende come Ferrari, Fiat, Maserati.

A prendere la parola per primi in assemblea sono Dario Salvetti e Matteo Moretti, lavoratori e sindacalisti. «Non lasceremo la nostra azienda — dicono con un megafono — Se il signor Gkn vuole parlarci, deve venire a farlo di persona». Viene annunciato che la fabbrica resterà occupata: «Dovremo vigilare sul nostro stabilimento, da qui non dovrà uscire neppure una vite senza il nostro consenso». Gli operai si organizzano: servono bottiglie d’acqua, sacchi a pelo per la notte, generatori di corrente. Nell’azienda non funziona più la rete wi-fi e gli impiegati amministrativi non riescono più ad accedere alla mail: «Ci hanno bloccato gli account — racconta Paolo, impiegato — Siamo diventati fantasmi nei nostri uffici. Nelle ultime ore mi hanno chiamato clienti come Maserati e Ferrari per capire cosa sta succedendo, neppure loro sapevano niente. Fino a ieri sera ero al telefono per discutere di investimenti da un milione di euro, adesso ci dicono che la fabbrica chiuderà per sempre».

Tra gli operai c’è Antonio Marotta, 46 anni, da 21 anni in Gkn: «Adesso cosa dirò a mio figlio di 2 anni e mezzo? Siamo stati trattati dai vertici dell’azienda peggio delle bestie, licenziati con una comunicazione via mail dall’oggi al domani. Stamattina siamo arrivati alla nostra azienda e abbiamo trovato la vigilanza fatta da persone sconosciute, ci hanno detto che non potevamo entrare». E poi Fabio Venturini, impiegato all’archivio manutenzione. È separato, ha una figlia di 7 anni. «Stamattina ero con lei quando mi è arrivata la notizia del licenziamento. Mi sono precipitato in fabbrica ma mi vergognavo a dire a mia figlia che avevo perso il lavoro, così le ho detto che dovevo uscire per andare dal dottore per una visita». La sua stanza si trova a pochi metri da quella del direttore generale: «È incredibile che negli ultimi giorni, pur sapendo quello a cui andavamo incontro, non ci abbia mai detto niente». Lo stabilimento si popola minuto dopo minuto. Arrivano le mogli e i figli dei lavoratori. Arrivano gli amici, arrivano gli abitanti della zona. Arrivano sindacalisti e politici, tra cui il sindaco di Campi Emiliano Fossi e quello di Sesto Lorenzo Falchi, gli assessori fiorentini Federico Gianassi e Benedetta Albanese. «È stato un atto vile e violentissimo — dice Fossi — È un dramma di fronte al quale il ministero dello Sviluppo economico deve intervenire al più presto».

L’aggiornamento della situazione

Davanti all’azienda (che si trova accanto ad un grande centro commerciale, I Gigli), è un via vai di cittadini e politici venuti a portare solidarietà. Arrivano esponenti di Fratelli d’Italia, la segretaria Pd della Toscana, Simona Bonafè, con una folta delegazione. Assessori da Prato. Esponenti dei partiti di tutta la sinistra, dal Pci a Sinistra Italiana, anche Gabriele Toccafondi di Italia Viva. Ogni giorno, i sindaci di tutta la provincia di Firenze hanno deciso di essere presenti a turno. Sabato 10 luglio è la volta di quello di Scandicci, Sandro Fallani, domani verrà Matteo Biffoni di Prato, lunedì probabilmente Dario Nardella di Firenze.

I sindacati: «Mobilitazione regionale»

La Cgil toscana, per bocca della segretaria regionale Dalida Angelini e del segretario Fiom toscano Massimo Braccialini, propongono a tutti gli altri sindacati confederali una «mobilitazione regionale». Il Cardinale di Firenze, Giuseppe Betori, auspica che «con l’impegno di tutte le parti interessate e delle istituzioni si possa aprire un dialogo e trovare una soluzione che metta al centro le persone, la dignità del lavoro, il bene comune». Sono in corso continui contatti tra le istituzioni e l’azienda, che pare però non voglia recedere da nessuna delle sue scelte: licenziamento collettivo, chiusura dell’impianto, nessun accesso ad ammortizzatori sociali.

Il governo e i leader nazionali

Il ministro del Lavoro Andrea Orlando, che ha sentito il sindaco di Campi Bisenzio Emiliano Fossi, parla di «modalità che non possono essere accettate e su cui bisogna trovare tutti gli elementi per scongiurarle». I suoi uffici sono in contatto con i sindacati, «si sta muovendo anche il ministero per lo Sviluppo economico: «Non ho mai nascosto le mie preoccupazioni davanti allo sblocco dei licenziamenti questa mi sembra però una questione che ha delle caratteristiche specifiche. Ci troviamo di fronte a un caso particolare». Da Pisa, dove è in tour per la raccolta di firme per la campagna referendaria sulla giustizia, parla anche il segretario della Lega Matteo Salvini: «Rivedere le scelte fatte sul blocco dei licenziamenti selettivo? Penso che prima di tutto anche le multinazionali debbano avere una coscienza», dice Salvini, prima di aggiungere: «Siamo a luglio, dopo il Covid, dopo paura morte e chiusura, e una multinazionale entra di soppiatto nelle case di operaie e operai con una mail pec. Prima di tutto serve rispetto. Ho già parlato con il ministro dello Sviluppo economico Giorgetti che ha già 100 tavoli di crisi da seguire, ma che comunque si interesserà anche di questa, e conto che anche la Regione Toscana faccia del suo, perché in queste vicende le Regioni hanno un ruolo fondamentale». «La Toscana non è il far west» attacca la deputata Pd Rosa Maria Di Giorgi. Il governo è stato attivato anche da due interrogazioni, la prima presentata da Nicola Fratoianni, deputato e segretario di Sinistra Italiana, l’altra da Stefano Mugnai di Coraggio Italia.

10 luglio 2021 | 08:54

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