
In gergo tecnico si chiamano “isole di calore”. Si tratta di zone della città da bollino rosso in cui la temperatura, in estate, può arrivare fino ai 55 o 60 gradi centigradi. E di notte il termometro non scende mai sotto i 27 gradi. A Firenze, Comune e Università, ne hanno mappate una trentina suddividendole in micro e macro aree. Nel lungo elenco, che sarà oggetto di un approfondito piano di intervento, spiccano l’area Unesco (tranne piazza della Signoria e piazza Duomo), le zone attorno alla Mercafir e all’impianto sportivo del Galluzzo, viale Paoli, viale XI Agosto, piazza Dalmazia, viale Corsica e tutte quelle strade e piazze in cui si è data la precedenza alla costruzione di parcheggi piuttosto che alla realizzazione di nuovi parchi o giardini. «Per riportare la temperatura a livelli accettabili bisognerebbe piantare circa 8.000 alberi in prossimità delle “isole”. In questo modo, nell’arco di sette anni, potremmo riuscire a risolvere il problema», spiega il professor Francesco Ferrini, docente di arboricoltura di Unifi. A causare le famigerate e pericolose (per la salute pubblica) “isole di calore” ci sarebbero vari fattori: la totale assenza di verde, l’eccessiva densità di edifici che non permetterebbe all’aria di circolare, il traffico e la pressoché totale assenza di alberi. «Con l’assessore Cecilia Del Re stiamo pianificando gli interventi da attuare – continua Ferrini – Per l’area Unesco, dove c’è una cronica mancanza di giardini e parchi, pensiamo a piccoli alberi da piantare nelle piazze. Stiamo selezionando le specie che saranno prevalentemente autoctone». Ma quali sono gli alberi che potrebbero consentire un abbassamento della temperatura? «Quelli a chioma densa e con una capacità elevata di fotosintesi, come il pioppo nero».
21 luglio 2021 | 19:06
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