La Rai interviene, dopo giorno, sul regista Michele Guardì e i fuori onda con insulti e attacchi sessisti mandati in onda a Le iene. Già nella giornata di ieri ha dato mandato per l’apertura di un audit interno e di tutte procedure aziendali previste, spiega una nota di Viale Mazzini, precisando che «la decisione è giunta dopo la messa in onda, martedì 28 novembre, su Italia 1, di un servizio contenente alcuni fuori onda del regista e sue dichiarazioni». Oggi Guardì stesso, storico autore e regista di programmi Rai celebri come I fatti vostri ha replicato parlando di frasi pronunciate 14 anni fa. «È doveroso ricordare che nel mio gruppo di lavoro le donne hanno da sempre rivestito un ruolo apicale. Da almeno dieci anni, a capo c’è una donna che si chiama Giovanna Flora. Nella mia squadra la presenza di donne è almeno del cinquanta, sessanta %. È notorio che io non sono sessista. Io rispetto da sempre le donne, come rispetto gli omosessuali. Sono accuse infondate», ha spiegato oggi il regista in una lunga intervista a Libero.
Guardì: «Parole vecchie e nessuno allora si lamentò»
Guardì ha poi dichiarato all’Ansa: «Si tratta di una cosa di 14 anni fa e nessuno allora si lamentò di quello successe. Hanno riso tutti, nessuno si è ribellato. Basta vedere quello che ha detto Magalli, che ha, tra l’altro, fatto presente che sono una persona molto invidiata. In ogni modo nessuno ha denunciato e il reato di insulto comunque si prescrive in cinque anni. È chiaramente una cosa pretestuosa, fatta per darmi fastidio». L’autore e regista televisivo attende quello che la Rai gli chiederà di fare dopo l’apertura dell’audit, «con il massimo rispetto per l’azienda che mi dà lavoro da 40 anni».
Floridia (Commissione vigilanza Rai): «Parole incompatibili con il servizio pubblico»
Sul caso è intervenuta anche la presidente della Commissione vigilanza Rai Barbara Floridia. «Chiedo alla Rai di prendere posizione rispetto a quanto emerso su Michele Guardì. Le sue frasi irriguardose, in qualunque momento siano state pronunciate, sono incompatibili con il servizio pubblico, e l’azienda ha il dovere di intervenire pubblicamente tanto più in un momento in cui il dibattito sul linguaggio d’odio e sul contrasto alla cultura sessista, misogina e omotransfobica attraversa in maniera così decisiva il Paese», ha dichiarato la parlamentare M5S.
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www.open.online è stato pubblicato il 2023-11-30 14:09:56 da Stefania Carboni
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