Il Prefetto di Napoli Valentini ha trasmesso al Ministero degli Interni le motivazioni che fanno tremare gli amministratori
Ecco perché è stato sciolto il Comune di Marano di Napoli. Secondo le motivazioni pubblicate l’altro ieri sulla Gazzetta Ufficiale, gli elementi posti alla base dello scioglimento del Consiglio Comunale e di conseguenza della Giunta, sono caratterizzati dall’esistenza di collegamenti trasversali tra amministratori e mafiosi locali. Nel documento redatto dal prefetto di Napoli Marco Valentini, si dà atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti de-gli amministratori con la criminalità organizzata e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l’applicazione dello scioglimento. Diversi i rilievi mossi in ordine ai rapporti di alcuni consiglieri comunali con esponenti della criminalità organizzata. Il mancato potere di controllo e di indirizzo da parte degli Amministratori – si legge nella relazione – ha lasciato aperte ai sodalizi mafiosi locali di operare e trarre pro-fitto. In estrema sintesi si elencano i principali elementi emersi ad esito dell’attività della Commissione di indagine maggiormente rilevanti fini della comprensione ed interferenza della criminalità organizzata, connotati da condizionamenti o da condotte anti-giuridiche. Il mancato esercizio del potere di indirizzo da parte degli amministratori comunali, ha lasciato aperte ai sodalizi mafiosi locali la possibilità di operare e trarre profitto. Gli interessi criminali hanno trovato spazio nei più variegati settori comunali, come le autorizzazioni amministrative, il settore urbanistico, il commercio, le procedure acquisitive delle certificazioni antimafia, gli appalti, la gestione dei beni confiscati e di beni acquisiti al patrimonio dell’Ente. Quasi tutti i procedi-menti esaminati presentano pro-fili di illegittimità a beneficio di ditte o soggetti collegati alla criminalità organizzata.
Risultano affidati e gestiti 8 appalti di cui hanno beneficiato ditte ove sono presenti soci riconducibili a imprenditori collusi con i clan e comunque connotati da profili di illegittimità e condotte antigiuridiche. Molti procedimenti amministrativi sono apparsi connotati da oggettiva parzialità e da un’alterazione del processo di formazione della volontà amministrativa. I settori risultati maggiormente permeabili e fragili, sono quelli correlati all’urbanistica e ai lavori pubblici, con particolare riferimento alla gestione dell’Area P.I.P., gli appalti, al servizio idrico, all’igiene urbana, alle certificazioni antimafia e alle certificazioni commerciali. In tali settori è stato delineato un quadro di ingerenze esterne, riconducibili alla medesima matrice criminale dei clan. Sono state adottate ben 32 interiettive antimafia nei confronti di imprese operanti sul territorio comunale. Su tale punto si è manifestata inconfutabilmente l’inerzia degli uffici comunali a promuovere le obbligatorie istruttorie antimafia.
Sono stati rilasciati 11 permessi di costruire tutti gravati da profili di illegittimità a favore di soggetti collegati, direttamente ed indirettamente, alla criminalità organizzata. Ordinanze di demolizione e/o acquisizione al patrimonio comunale di manufatti abusivi Emerge, al riguardo, il palese abuso edilizio decritto nel paragrafo denominato“ Palazzo omissis” in cui si dimostra evidente l’inerzia degli organi comunali a vantaggio di un soggetto chiarimento interno al clan. Altra circostanza di significativa pregnanza antimafia è quella relativa alla vicenda di un garage. È un abuso edilizio ed occupazione abusiva di area di proprietà comunale realizzato dal fratello del capoclan. Accertate parentele, rilevate frequentazioni e cointeressenze tra i neo eletti consiglieri comunali e dipendenti dell’Ente con elementi di spicco delle potenti consorterie criminali locali.
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2021-07-19 14:45:49
Michele B.