Le condanne per fatti di lotta armata inflitte a Maurizio Di Marzio non erano prescritte in data 10 maggio scorso come avevano calcolato i suoi difensori e originariamente anche i funzionari del ministero della Giustizia. Per questa ragione l’ex brigatista è stato arrestato e comparirà domani mattina in udienza davanti alla corte d’Appello di Parigi dove inizierà l’iter per l’estradizione come già avvenuto per gli altri otto rifugiati politici nell’ambito dell’operazione “Ombre Rosse”.
Di Marzio deve scontare ancora 5 anni e 9 mesi su una condanna complessiva a 14 anni di reclusione per l’attentato al dirigente dell’ufficio di collocamento di Roma Enzo Petrosi e per il tentato sequestro del vicecapo della Digos capitolina Nicola Simone. Di Marzio era sfuggito al blitz del 28 aprile proprio in attesa del 10 maggio data in cui sarebbe scattata la prescrizione. I calcoli invece secondo quanto è stato accertato successivamente vanno modificati perché c’era stato un arresto a fini di estradizione nel 1994 che formalmente faceva ripartire da zero il termine di 28 anni dai fatti, cioè il doppio della condanna ricevuta. La procura di Roma ha vinto il ricorso in corte d’Assise che ha annullato la prescrizione decisa in precedenza.
Per cui si arriva alla prescrizione a luglio-agosto dell’anno prossimo. Ma non è finita. Il nuovo arresto di ieri mattina sempre a fini estradizionali fa ripartire il conteggio di altri 28 anni per cui arriviamo al 2049. C’è però il rischio di una interpretazione restrittiva perché retroattiva il che potrebbe portare a ridiscutere la questione. Le udienze per gli altri rifugiati riprenderanno il prossimo 27 settembre. I giudici dovranno decidere alcune questioni di costituzionalità e inoltrare in Italia richieste di altra documentazione a supporto delle estradizioni dal momento che i dossier attualmente risultano incompleti.
Finora non si è assistito a udienze tranquille a Parigi. I legali dei rifugiati contestano la presenza del legale francese William Julié in rappresentanza dell’Italia perché non prevista dalla procedura. Julé in uno dei suoi interventi aveva dichiarato di essere il suggeritore delle mosse della procura di Milano al fine di ottenere lo status di delinquenza abituale per Luigi Bergamin e di contestare anche in questo caso l’avvenuta prescrizione decisa dalla corte d’Assise.
Dall’Italia sull’arresto di Di Marzio dichiarazione sopra le righe di Antonio Tajani di Forza Italia che parla di “straordinaria cooperazione” mentre Matteo Salvini stoppa in anticipo “le proteste dei radical chic”. Il problema è prettamente politico e continua a sottolinearlo l’avvocato francese Irene Terrel lamentando che a distanza di oltre 40 anni non si sia trovata una soluzione. “Situazione assurda” sono le sue parole.
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