Ravello Festival, emozioni per il concerto della Argerich la più grande pianista vivente in diretta con Positanonews

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Ravello , Costiera amalfitana . E’ stato anticipato per l’Italia , ma il concerto è stato davvero emozionante, seguito in diretta da Lucio Esposito e Sara Ciocio per Positanonews , il giornale online della Costa d’ Amalfi e di Sorrento , non ha deluso  la più grande pianista vivente, Martha Argerich.

Pienezza di suono e delicatezza di sfumature, grazie ad una tecnica che resta senza sbavature e ad una intelligenza musicale che traspare ad ogni battuta.

Dal podio, a far dialogare la pianista con l’orchestra, un vecchio amico, nonché – a suo tempo – compagno di vita di Martha Argerich. Charles Dutoit, che ha completato il programma guidando i filarmonici di Slovenia – a loro volta protagonisti di un’ottima prova – in due capolavori di Stravinskij: uno meno conosciuto, in apertura, dal titolo “Jeu de cartes”, l’altro invece celeberrimo e travolgente: l’uccello di fuoco.
Musica ad alto impatto emotivo, proposta in una doppia esecuzione, per consentire l’afflusso del pubblico rispettando le regole anti-covid. Pubblico che ha risposto, in entrambe le occasioni, decretando un successo pieno.

Quando i pianoforti non mi amano, io non li suono”: è una delle frasi più celebri di Martha Argerich, l’artista argentina, cittadina del mondo, che oggi ha compiuto 80 anni, di cui ben 73 consacrati alla sua innata passione per la musica classica. Versatile e carismatica nell’approccio ai compositori, è universalmente conosciuta per le sue magistrali interpretazioni, fra le tante, di Chopin, Beethoven, Mozart, Debussy, Tchaikovsky, Prokofiev, e di recente, Ravel

Dotata di un carattere originale e di una forte personalità, Argerich è stata via via considerata dai critici un artista geniale, temperamentale, bohémien, imprevedibile e squisita, capace di creare l’illusione che non esista una mediazione fra lei e la musica, e che addirittura, in una sorta di metamorfosi, la musica e lei siano la stessa cosa.

Forse nessuno meglio di sua figlia, la regista Stephanie Kovacevich, ha riassunto con parole nel film documentario ‘Bloody Daughter’ (vincitore nel 2013 di un Prix Italia a Torino) l’immagine che proietta la Argerich verso il pubblico che ascolta i suoi concerti. Nel film si sente ad un certo momento la voce in off di Stephanie che, in contrappunto con una sonata di Chopin, dice: “Sono figlia di un essere soprannaturale che è in contatto con qualcosa che supera ciò che è alla portata del resto dei mortali”. A tre anni, fu introdotta alla musica dalla madre, insegnante di pianoforte, e dai cinque ai 15 anni studiò a Buenos Aires con il pianista crotonese di scuola napoletana, Vincenzo Scaramuzza, Decisivo per lei fu il giorno in cui, 14/enne, nel 1955 fu ricevuta dal presidente argentino Juan Domingo Perón che, al termine di un colloquio, le chiese che cosa potesse fare per lei. “Vorrei andare a studiare a Vienna con Friedrich Gulda”, rispose. Il sogno divenne immediatamente la realtà che avrebbe trasformato la sua vita.

Nel 1957 vinse, nel giro di poche settimane, due importanti premi: il concorso ‘Ferruccio Busoni’ di Bolzano e il concorso pianistico di Ginevra. La consacrazione internazionale giunse invece definitivamente nel 1965, con la vittoria del concorso Chopin di Varsavia. Cominciò da quel momento un vorticoso giro di mezzo secolo di concerti nelle principali capitali del mondo, corredati da un numero infinito di incisioni discografiche, come il CD ‘Chopin – Martha Argerich’ in edizione limitata dedicatole dalla Deutsche Grammophone per i suoi 80 anni. E la musica ha segnato anche la sua, a volte vorticosa, vita sentimentale. Le sue tre figlie ( Lyda, Annie e Stephanie) sono infatti nate rispettivamente dalle relazioni con tre diversi musicisti: il direttore d’orchestra Chen Liang Sheng, il violinista Charles Dutoit e il pianista Stephen Kovacevich.



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