Da quella notte del 30 aprile di Saman Abbas non c’è stata più traccia. Dopo 67 giorni di ricerche la procura di Reggio Emilia ha ordinato lo stop alle ricerche del corpo della ragazza scomparsa presumibilmente nell’area dell’azienda agricola di Novellara dove si ritiene che lo zio, con il placet della famiglia, l’abbia uccisa per essersi opposta a un matrimonio combinato. Le indagini si concentrano ora per la cattura della famiglia.
I carabinieri del nucleo investigativo di Reggio Emilia e della compagnia di Guastalla. coordinati dalla Procura proseguiranno le attività investigative sia per arrivare a elementi che possano portare comunque al rinvenimento del corpo di Saman e alla cattura dei latitanti (il padre Shabbar, la madre Nazia Shaheen, lo zio Danish Hasnain e un cugino Nomanulhaq Nomanulhaq) ritenuti responsabili a vario titolo dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere della ragazza.
Poche ore dopo il delitto i genitori della ragazza sono rientrati in Pakistan e c’è una rogatoria internazionale per rintracciarli. Si zio e cugino invece pende un mandato di cattura internazionale, convinti che si trovino ancora in Europa. Alcune settimane fa in Francia venne fermato un secondo cugino di Saman, Ijaz Ikram, attualmente in carcere a Reggio Emilia con l’accusa di aver partecipato al delitto.
Le ricerche di Saman sono continuate per giorni con cinquecento carabinieri, cani, vigili del fuoco con natanti, polizia, unità cinofile specializzate nella ricerca di cadaveri e anche un’associazione di volontari svizzeri. Sono stati inoltre utilizzati strumentazioni specifiche quali geo scanner in Hd, elettro magnetometri, droni. Le ricerche sono state condotte anche attraverso l’analisi delle informazioni satellitari e delle telecamere presenti nella zona. Tutto è però risultato inutile.
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