SAN BENEDETTO – In merito al divieto di trasferta, parole di fuoco da parte della dirigenze biancorossa contro i decisori: «Atteggiamento pilatesco di chi abiura al proprio ruolo che impedisce a famiglie e bambini di assistere alla partita tra prima e seconda in classifica. Eccesso di discrezionalità. A Fermo fummo invece coinvolti nella gestione della trasferta dalla locale Prefettura, senza problemi»
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di Pier Paolo Flammini
Un durissimo comunicato del Teramo Calcio di fronte alla decisione della Prefettura di Ascoli Piceno di negare la possibilità ai tifosi biancorossi di assistere all’incontro di domenica prossima Samb-Teramo, quattordicesima giornata del girone F di Serie D. La vendita di biglietti è stata vietata in sei comuni, tra cui Teramo.
«Il fatto di rimanere basiti di fronte all’ennesimo provvedimento recente di interdizione ad assistere ad una semplice partita calcistica, su indicazione delle “autorità competenti”, non può negarci anche il diritto di parola. Non vogliamo nemmeno parlare della possibilità di falsare un campionato: è un’ovvietà!» inizia la nota.
«È palese, invece, la disapprovazione che la società tutta del Città di Teramo 1913 esprime, unendosi al coro di dissenso della propria tifoseria, per un nuovo, abietto, episodio che priva una città civile di poter seguire i propri beniamini in una gara da sempre attesa, ancor di più in questa stagione, alla luce dei risvolti di una classifica che vede Sambenedettese e Teramo ai primi due posti della graduatoria generale».
«Negare una trasferta in un impianto tecnicamente all’avanguardia come il “Riviera delle Palme” e unanimemente considerato alla stregua di uno dei più sicuri in Italia, dove non è mai accaduto alcunché nei precedenti ultra-ventennali con i sostenitori biancorossi, significa conseguentemente abiurare il proprio lavoro, rinunciare ad espletare il proprio compito e astenersi dalle proprie responsabilità, quelle di tutelare l’ordine pubblico in un atteso spettacolo sportivo».
«E che sarà, di fatto, privato del calore di una tifoseria già vessata oltremodo per gli episodi pregressi e che non vorremmo continuare a pagare per l’intera stagione sportiva. Perché se il calcio è della gente, questo ennesimo divieto che, soltanto per rimanere all’attualità degli ultimi tredici mesi, nega alla tifoseria biancorossa per la quarta volta (dopo Sant’Egidio, Vasto e Chieti) il sacrosanto diritto di assistere ad un incontro sportivo, assume tanto i contorni di un atto pilatesco. Come far avvicinare famiglie e bambini al calcio, come sarebbe possibile farli nuovamente innamorare di questo splendido sport, se regolarmente viene vietata loro una semplice passione?».
«Sarebbe lecito chiedersi perché per l’incontro con la Fermana di qualche settimana fa, comunque considerato a rischio e nel quale il comportamento dei nostri sostenitori è stato esemplare (pur presenti in 500 unità), la società biancorossa sia stata invitata a partecipare al tavolo tecnico presso la Questura di Fermo, fornendo come richiesto l’utilizzo di personale e steward, con relativi oneri completamente a carico del club, pur di consentire ai propri sostenitori di poter partecipare alla trasferta, mentre per la gara del “Riviera delle Palme” nulla di ciò sia avvenuto».
«È ora che chi di dovere inizi ad assumersi le proprie responsabilità, dialogando con le società sportive come si è sempre fatto, evitando un eccesso di discrezionalità che possa finanche influenzare gli esiti sportivi di un campionato, perché proibire e reprimere non diventi una squallida abitudine. E perché questo, semplicemente, non è più sport. Sarà compito del club tutelarsi nelle sedi opportune, mettendo a conoscenza Lega, Federazione e organi preposti circa l’inequivocabile disparità di trattamento manifestatasi negli ultimi tredici mesi, a carico della nostra società e della città tutta».
«In questa vicenda, ora più che mai, ci sentiamo solidali con la tifoseria teramana, vicini alla nostra città e lontani, lontanissimi, dagli assurdi criteri di divieto emanati da chi dovrebbe essere preposto a gestire l’Ordine Pubblico, senza, evidentemente, averne l’autorevolezza».
E il finale è ancora una volta durissimo nei confronti dei decisori: «La proibizione sistematica, d’altronde, non necessita di competenze peculiari, vero?»
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www.cronachepicene.it è stato pubblicato il 2024-11-29 07:56:14 da Pier Paolo Flammini
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