[ad_1]
Gli investigatori lo hanno rintracciato il 35enne che la notte di venerdì 2 luglio era in quel campo di grano dove Hanan Nekhla e Sara El Jaafari, le amiche marocchine di 31 e 28 anni, sono morte colpite dal passaggio di un mezzo agricolo. Gli investigatori hanno rintracciato l’uomo nell’hinterland risalendo alla fitta rete di contatti con il mondo sommerso dello spaccio a partire da quell’unico indizio che era il cellulare caduto nel campo di grano. Quella sera con lui c’era anche un 21enne. Si tratta di due pregiudicati, noti per vagabondare, finire in risse e forse avere legami coi giri di droga. I due non avevano i documenti. Potrebbe esserci stato questo all’origine del loro timore.
“Sì, eravamo tutti e quattro in quel campo. E non era la prima volta, era una zona che conoscevamo”, ha detto il 35enne come riportato da Repubblica. E ha ricostruito quanto accaduto quella notte del 2 luglio. La serata era cominciata da un appuntamento notturno a Lonate Pozzolo, dove Sara El Jaafari avrebbe raggiunto Hanan Nekhla ospite dalla sorella e dalla madre di Meryem, la cugina che aveva denunciato la scomparsa delle ragazze.
Il gruppo si era ricongiunto e aveva iniziato a camminare in quella radura tra San Donato e Rogoredo. In quel cammino tra topi e zanzare hanno anche incontrato altre persone. Gli spacciatori con cui avevano preso appuntamento per comprare cocaina da fumare con la carta stagnola, i cui resti erano poi stati trovati dalle squadre di soccorso, insieme a coperte, zampironi e bottiglie di birra.
Poi i quattro si sarebbero addormentati tutti insieme tra la terra, le foglie e gli insetti. Mentre dormivano un rumore li ha svegliati: era il Grim GT 3500, il mezzo agricolo che stava lavorando in quel campo, guidato da un agricoltore 28enne di Lacchiarella indagato ora per omicidio colposo. “Abbiamo sentito un rumore. Io e l’altro ragazzo ci siamo svegliati. Avevamo paura, non sapevamo cosa fosse. Siamo andati via, ci siamo sentiti in pericolo”, ha confessato il 35enne.
Hanan e Sara non hanno avuto gli stessi riflessi. La più giovane delle due ragazze, entrambe originarie di Casablanca, non si sarebbe accorta di nulla e sarebbe stata uccisa sul colpo dal passaggio della barra irroratrice, che l’avrebbe schiacciata. Hanan, sorpresa un paio di metri più in là, ha avuto ancora la forza di chiamare il 112 col suo cellulare. Grida disperate, in un arabo misto a qualche parola di italiano, con cui aveva spiegato agli operanti — e a un’interprete allertata in fretta — che l’amica era stata uccisa «da una trebbiatrice». E che lei era ferita ma non sapeva dare indicazioni precise.
Solo un elicottero ha potuto trovarle 36 ore dopo. Hanan sarebbe morta dissanguata dopo una lunga agonia. E non per avvelenamento da sostanze chimiche, anche se per gli esiti delle analisi tossicologiche e istologiche bisognerà attendere qualche giorno. Le prove geomeccaniche, effettuate martedì 6 luglio con il Grim su quel terreno, avrebbero escluso la possibilità per Andrea P. di accorgersi della presenza delle due ragazze. Difficile che abbia potuto notare, tra quei fusti alti quattro metri, altri due ragazzi in fuga. Sara e Hanan ignoravano dove si trovavano, e prova ne è che, sempre in quella rapida conversazione con il 112 avesse fornito come localizzazione «Rogoredo», assai distante dalla radura della morte. Una radura che, ipotizzano gli inquirenti, era invece nota al resto del gruppo, poiché uno o più se ne erano serviti per imboscare le dosi di droga (eroina). Un’amica di Hanan ci dice di averla sentita intorno alle 20 di giovedì e di non aver udito
© Riproduzione riservata
[ad_2]
Source link