
Sarà anche bergamasca, ma lei dice di essere nata a Firenze. Non solo lo dice, ma lo scrive nei ringraziamenti finali di “Se due come noi”, il libro edito da Vallardi editore che Micaela Miljian Savoldelli ha scritto “durante il lockdown perché sentivo che questa storia è matura”. Il pubblico dei social conosce l’autrice – già direttrice creativa e imprenditrice – per il suo profilo Instagram: @likemiljan. La sua pagina conta 140mila follower per uno spazio virtuale in cui Micaela racconta con le foto – molto spesso quelle del suo compagno di vita Julien – la sua vita e il suo lungo viaggio che ha fatto, in tre anni, attorno al mondo. Per poi arrivare a stabilirsi a Bali, dove “ho scritto il romanzo: uscivo la mattina presto e andavo di fronte a una risaia, piena di appunti”.

Il libro, si diceva. Lunedì prossimo l’autrice sarà alla Feltrinelli Red a Firenze (in piazza della Repubblica) a partire dalle 18 per firmar copie del suo romanzo che è ambientato, in buona parte, proprio nel capoluogo toscano. «Arrivai nel 2009 da Bergamo a Firenze con 100 euro in tasca – racconta Micaela – Questo libro ha un’ispirazione autobiografica». La protagonista del romanzo si chiama Selvaggia, frequenta l’Università e si paga la casa in affitto lavorando in un negozio del sottopasso della stazione di Santa Maria Novella: offre al pubblico biancheria intima. Ma è una ragazza inquieta e piena di vita, che incontra l’amore: se sia un caso oppure un destino è una variante che nel libro rimane sempre aperta. Da lì in poi Selvaggia e il suo compagno si metteranno a girare il mondo, proprio come è accaduto nella realtà a Micaela e a Julien. Nel romanzo c’è una Firenze che non è quella dei fiorentini, anche se sono raccontati alcuni degli angoli più suggestivi. «Io credo che non esista una città raccontabile ma penso che siamo noi a crearci la nostra città – spiega Micaela – Firenze è il mio luogo di nascita. Piazza Santa Croce è un posto magico. In queste strade sono nati i miei primi due figli. Ho raccontato i miei luoghi di Firenze, quelli totemici». Nel libro c’è anche una voce maschile che accompagna il lettore. «L’ho scritta io, prendendo a spunto le parole del mio compagno. A volte lo registravo anche – dice l’autrice – Volevo che la voce maschile fosse il più autentica possibile». In attesa di capire se le idee che le frullano nella testa la porteranno ad un altro libro, Micaela sostiene «questo romanzo covava da tempo. Me lo avevano chiesto già nel 2017 ma io sentivo di non aver terminato il mio percorso. Poi una volta arrivata a Bali, le parole hanno trovato il loro posto e mi sono messa a scrivere, anche 12 ore il giorno. Perché la scrittura richiede disciplina». La sua pagina Instagram è seguita. «Sembrerà strano ma è stato un mistero anche per me. Ritengo tuttavia che aver raccontato il nostro viaggio attorno al mondo con una doppia narrazione – quella mia e quella del mio compagno – abbia fatto avvicinare molte persone che mi seguono con affetto». Il libro è qualcosa di diverso, spiega l’autrice. Che al telefono parla con estrema vivacità e assoluta determinazione. Per vederla dal vivo l’appuntamento è per lunedì prossimo. Sempre tenendo ben presente le regole del distanziamento sociale.
17 luglio 2021 | 15:26
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