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«Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione», articolo 24 della nostra Costituzione. Il patrocinio a spese dello Stato, che dovrebbe costituire una garanzia per i cittadini meno abbienti, è invece diventato una croce per gli avvocati, in quanto il tempo di attesa medio per vedersi corrisposto il pagamento per l’attività professionale prestata per conto del Ministero della Giustizia è pari a circa tre anni.
Emblematiche sono le casistiche segnalate dai colleghi del distretto partenopeo che hanno prestato gratuito patrocinio per cause incardinate innanzi al Tribunale di Napoli Nord, in ritardo con i pagamenti da diversi anni, dove il temporaneo, frequente, smarrimento dei fascicoli di certo non giova alla liquidazione dei compensi. E il Tribunale di Napoli non è da meno, con ritardi di oltre tre anni nei pagamenti. Discorso affine per il Tribunale di Torre Annunziata, dove un avvocato ha segnalato di attendere da oltre due anni il provvedimento di liquidazione da parte di un gip. L’ormai cronica mancanza di investimenti nella giustizia da parte del Ministero, la decimazione del personale giudiziario e la pandemia hanno poi contribuito ad acuire questa inefficienza.
Ma la mortificazione della dignità professionale dell’avvocato passa anche per un (mal)trattamento economico dello stesso, che si vedrà corrispondere, quale frutto della sua opera, una somma parametrata ai valori tariffari ridotti della metà. Senza dimenticare la disparità di trattamento tra i cittadini abbienti e quelli che invece necessitano della difesa in giudizio e che si vedranno costretti a scegliere tra un novero di avvocati sempre più ristretto, composto soprattutto da giovani colleghi. Inoltre, le disparità di trattamento si vengono a creare anche tra gli stessi avvocati, dato che i patrocinanti a spese dello Stato verranno pagati all’esito di attività burocratiche farraginose per espletare le quali serviranno diversi anni.
Perciò, in collaborazione con il collega Elio Errichiello, ho depositato un ricorso alla Commissione europea che è stato poi riunito ad altro avanzato da alcuni imprenditori italiani che non avevano ricevuto dalla Pubblica Amministrazione i pagamenti per alcune forniture ricevute. Il leitmotiv dei due ricorsi è lo stesso: il ritardo nei pagamenti da parte della Pa e il nostro ricorso riguardavano la mancata liquidazione di fatture emesse a seguito di prestazioni di patrocinio a spese dello Stato. Ciò ha portato all’apertura di una procedura di infrazione contro lo Stato italiano, il quale altro non poteva fare altro che impegnarsi a rispettare la direttiva comunitaria che impone alla Pa di pagare le fatture entro 30-60 giorni dalla loro emissione.
La fase di monitoraggio della Commissione europea, partita a novembre 2020, dovrebbe vedere un più proficuo impegno statale che la momento non si è notato. La Commissione, infatti, ci ha chiesto di raccogliere segnalazioni in merito ai ritardi nel pagamento delle fatture dei colleghi soprattutto del distretto napoletano patrocinanti a spese dello Stato che, purtroppo, non hanno tardato a giungere copiosamente. L’auspicio è che lo Stato possa investire maggiori risorse nel sistema giustizia, soprattutto così da tutelare la dignità professionale degli avvocati e garantire ai meno abbienti una difesa degna e adeguata, al pari di ogni altro cittadino, nel rispetto della Costituzione.
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