Albenga. Mauro Zunino è stato sindaco di Albenga dal 2001 al 2004, caduto per mano dello stesso centrodestra, come Rosy Guarnieri: una maledizione che lascia pensare ad un centrodestra forte e vincente nel consenso, ma poi diviso e litigioso al suo interno.
Ad augurarsi che questo non accada nelle prossime elezioni del 2024 è lo stesso ex sindaco che analizza – ai microfoni di IVG.it – lo stato del centrodestra in vista delle prossime elezioni amministrative e lo fa con schiettezza e proposte. Mentre è chiaro il quadro del centrosinistra che riconferma la candidatura del sindaco uscente Riccardo Tomatis (che deve solo sciogliere le riserve) non è chiaro cosa stia succedendo nel centro destra, tenendo anche conto che la persona che aveva il compito di coordinare le varie anime Silvano Montaldo è venuto a mancare.
Spiega Mauro Zunino: “Ha fatto un passaggio fondamentale in questa premessa: la mancanza di Silvano Montaldo, a cui va tutto il mio affetto. E’ stata la persona che in tutti gli anni, fin dal 2000, è riuscita a coagulare ed evitare tutte le problematiche nel centrodestra, ma direi in un certo senso anche nel centrosinistra. Sono convinto infatti che per la nostra città ci sia la necessità di una comunanza di interessi per la collettività e quindi ci vorrebbe una persona totalmente indipendente e che porti idee e programmi e che abbia capacità gestionali, ritengo questo fondamentale”.
“Silvano era quello che riusciva a trovare le persone giuste che però purtroppo erano poi gestite da persone cui le ambizioni personali o la politica facevano perdere il fine per il quale si era esposto qualche personaggio – puntualizza l’ex sindaco e prosegue nella sua analisi – Ad Albenga c’è vivacità in entrambi gli schieramenti e questo è un bene perchè c’è costruzione, ma nutro anche perplessità perché si vede poca concretezza. Per quanto riguarda il centro destra credo un po’ difficoltoso che esponenti esterni se la sentono di candidarsi, pur con tutta la buona volontà, principalmente perchè i papabili e i nomi che girano anche sui giornali hanno impegni privati e quindi la dedizione alla gestione pubblica pone limitazioni, ma anche per esperienze pregresse. Faccio l’esempio mio, pur lavorando con passione ed entusiasmo non avevo sufficiente tempo per dedicarmi h24 e quindi servirebbe una persona che abbia il tempo pieno da dedicare alla vita amministrativa. Che abbia buone capacità gestionali, un buon programma chiaro nella testa che deve scaturire si dalle indicazioni partiti, ma anche riflettere il bene e gli interessi della città. Deve conoscere bene e avere il polso della città, quindi non vedrei bene un candidato che arrivi da fuori città”.
“Gettare nel fuoco una persona che non conosce la realtà e non abbia l’estintore per spegnere o per sapersi muovere nella nostra realtà porterebbe problemi alla città. La scelta ideale avrebbe potuto essere , come concordammo anni fa con il mio carissimo Antonello Tabbò ( che poi divenne sindaco nel 2005 con il centro sinistra), di mettere insieme queste due forze e tirare fuori dal cappello la persona giusta che sia però poi tutelata che resti fuori dalle beghe politiche, ma l’intuizione caldeggiata allora anche da Scajola tramontò e non ne vedo alcuna prospettiva anche ora. Sarei dell’idea che governi un tecnico e che la politica non ne limiti la capacità di gestione. Un papa straniero, un tecnico che segua le linee politiche, ma che non entri nelle beghe della politica, ma che però conosca la nostra realtà, e ci sono alcune figure anche dell’entroterra, consolidate anche dal punto di vista amministrativo che avrebbero questi requisiti e potrebbero proporsi. Quando faccio l’esempio di un tecnico per il centrodestra penso ad esempio ad una persona come Cangiano del centro sinistra, che stimo moltissimo, che è stato una persona fuori dal coro, ma operativo e con idee chiare e ben assistite, ma essendo il comune vissuto h24 non è facile che candidati con questi requisiti si facciano avanti. La dimora comunale va gestita a tempo pieno come un’ impresa e il suo ufficio e bisogna avere con i collaboratori un rapporto quotidiano”.
Nelle sue parole si intravede lo scetticismo e anche l’amarezza nel constatare queste difficoltà, da lui stesso vissute e la frattura politica e sentimentale con la politica che aveva spezzato la sua esperienza amministrativa, ma anche realismo e proposte: “Vedo per Albenga la necessità che venga fuori un gruppo operativo intorno alla figura di un tecnico prestato alla politica che possa badare esclusivamente agli interessi della città. Mi auguro che il centro destra vada in questa direzione facendo sintesi delle esigenze e degli interessi della città, ma temo che ci saranno due schieramenti: centrosinistra contro centrodestra. Il problema non è trovare la persona che si candidi, è che la persona che viene gettata nell’arena poi non viene supportata e iniziano le beghe interne per i vari posti alla manuale Cencelli, io ad esempio non accettando ingerenze sono stato buttato fuori. La mia era una buona squadra, si operava bene con buone cose fatte che però, evidentemente agli occhi di qualche politico attento alla propria carriera politica, iniziava ad avere troppa visibilità e questo aveva dato fastidio, mi sono rifiutato di cambiare la mia squadra e da questo si è interrotta la mia esperienza politica”.
“L’identikit per il candidato di centrodestra è un moderato che raccolga dalla collettività e dalla maggioranza silenziosa che possa premiare la persona, questa maggioranza silenziosa dovrebbe capire e sentire che è lo spirito e la dedizione a guidare la loro azione. Sono in grande imbarazzo, vedendo che molti si tirano indietro e non si buttano nella mischia, ma temono che la maledizione del centrodestra possa colpirli e che possa accadere quello che è accaduto a me. Albenga avrebbe bisogno di un duce, aveva ragione Angioletto Viveri, tutto ci divideva politicamente, ma la penso come lui che mandava i partiti a quel paese”.
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