Il ruolo dell’Italia in Europa


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Ursula Von Der Leyen (VDL), nel primo pomeriggio di giovedì scorso, è stata rieletta, dopo il quinquennio 2019-2024, presidente della Commissione europea nella sede del Parlamento di Strasburgo.

Prima del voto ha illustrato le sue priorità politiche per i prossimi cinque anni in un dibattito con gli eurodeputati.

La votazione si è svolta a scrutinio segreto. Su 707 deputati, 401 hanno votato a favore, 284 contrari e 15 si sono astenuti. 7 le schede nulle. La maggioranza necessaria era di 360 voti. Gli italiani che hanno sostenuto la presidente sono di Forza Italia e del Pd.  Gli eurodeputati Ilaria Salis e Mimmo Lucano, i M5S e quelli della Lega, che fa parte del  nuovo gruppo parlamentare di estrema destra (I Patrioti) creato dall’ungherese Orban, hanno espresso voto contrario.

I gruppi parlamentari che hanno dichiaratamente sostenuto la sua candidatura sono Ppe (Popolari), S&D, Socialisti e Democratici Europei e i liberali di Renew, cui si sono aggiunti i Verdi. La presidente eletta della Commissione invierà ora delle lettere ufficiali ai capi di Stato o di governo dei 27 Stati membri invitandoli a presentare i loro candidati per i posti di commissario europeo.

La nomina di questi 27 commissari sarà valida dopo due altri passaggi: le audizioni pubbliche dei candidati nelle commissioni competenti e i malumori e le rivalità personali, che spesso sono i punti di debolezza che potrebbero chiudere la strada a diversi titolari dei dicasteri europei. L’intero collegio dei 27 commissari dovrà poi essere approvato dal Parlamento.

Quindi non è ancora detta l’ultima parola sulla composizione del nuovo governo europeo guidato da UVD. Ricordiamo che l’on. Rocco Buttiglione, indicato come commissario alla Giustizia, fu bocciato nel 2004 dal PE per le sue posizioni troppo conservatrici sul ruolo della donna e sull’omosessualità. L’allora presidente, José Barroso, fu costretto a sostituirlo.

Ma torniamo alla cronaca di giovedì 18 giugno. La votazione della VDL ha avuto un impatto negativo sull’Italia. Su Giorgia Meloni e i sui suoi 24 europarlamentari di FdI. Non solo per il numero irrilevante ai fini dell’elezione ma anche perché la dichiarazione di voto contrario è arrivata a scrutinio chiuso, dopo l’annuncio  dei risultati del voto e a seguito di una lunga trattativa e molte incertezze.

Una   scelta irrituale, che ha messo il nostro paese, per il futuro, in una posizione negoziale difficile. 

Per quanto riguarda il ruolo del governo italiano due partiti (Forza Italia e Lega), dei tre che lo sostengono, hanno votato contro. Solo FI ha sostenuto la VDL.

In effetti, decidendo di stare fuori della maggioranza, c’è il rischio concreto che l’Italia sarà emarginata per i prossimi negoziati sul Mes (non ancora approvato dal nostro paese), sulla definizione del Patto di stabilità che influirà sulla finanziaria 2025  (dopo l’ennesima procedura d’infrazione per il grosso debito pubblico e su tutti i dossier ancora aperti, molti dei quali  (lo deciderà il PE) potranno essere ripresi.

Schierarsi all’opposizione nel governo europeo è stato un azzardo  che prevede una posizione durissima per il nostro Paese.

La rottura tra VDL e FdI è accaduta nell’ultimo Consiglio europeo quando la Meloni ha fatto sapere che non era stata ancora individuata una strategia chiara. E quindi, a sostegno di questa decisione, si è astenuta sulla nomina delle cariche apicali dell’UE.  Una scelta che ha scontentato la presidente VDL ma non ha neppure soddisfatto i sovranisti e nazionalisti poiché il premier ungherese Orban che gli ha anche  tolto anche parlamentari dal gruppo europeo, Ecr, di cui la Meloni è presidente. per costituire l’ottavo gruppo politico, I Patrioti d’Europa.

E così la presidente del consiglio italiana è andata a finire nel gruppo delle opposizioni con l’estrema sinistra e gli ultranazionalisti.

Una decisione di isolamento che potrebbe nuocere al momento delle decisioni importanti del governo italiano che devono passare da Bruxelles.

In sostanza dopo i tre giorni delle decisioni sul futuro del governo europeo possiamo rilevare che la Meloni non ha ancora capito come funziona  la politica europea e non può far riferimento neppure ad una sua strategia rilevante che, finora, non si intravede all’orizzonte. La VDL è stata eletta, per la seconda volta, con una maggioranza che è andata al di là delle aspettative rispetto a cinque anni fa.Sarebbe proprio il caso di definire la nostra capo del governo una dilettante allo sbaraglio  poiché,  tra l’oltranzismo che caratterizza il suo partito e il  dialogo necessario con il governo dell’Ue, la Meloni ha scelto la prima opzione che produrrà l’irrilevanza dell’Italia nella stanza dei bottoni.

Un primo risultato lo verificheremo quando, fra agosto e settembre, si decideranno, tra l’altro, gli incarichi ai 27 commissari e il ruolo che sarà affidato al futuro commissario italiano. In questi giorni abbiamo ascoltato tante dichiarazioni tuonanti: all’Italia spetta un ruolo importantissimo di primo piano, l’Italia è uno dei tre grandi paesi fondatori dell’Ue, l’Italia merita rispetto.

Rocco Tancredi

da Strasburgo




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buonasera24.it è stato pubblicato il 2024-07-19 17:00:03 da La Redazione

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