Francavilla, morte di Paolo Stasi, parla la madre: «Non so perché è morto»


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FRANCAVILLA FONTANA – «Si è accasciato tra le mie braccia. Pensavo fosse svenuto. Io non so perché è morto, ma so che è morto per mano di Luigi Borracino, perché è stato già condannato. Non c’erano debiti per dosi non pagate da 50mila euro o da 5mila euro, al massimo potrà essere stato in tutto mille euro. E non c’era nessun accordo per la detenzione di droga in casa mia». Annunziata D’Errico, 54 anni, madre di Paolo Stasi, il 19enne ucciso a colpi di pistola, il pomeriggio del 9 novembre 2022, davanti al portone dell’abitazione della famiglia, in via Occhi Bianchi, a Francavilla Fontana, è stata sentita ieri dalla Corte d’Assise, chiamata a pronunciarsi su Cristian Candita, 23 anni, di Francavilla, imputato con l’accusa di concorso nell’omicidio, con le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi, per aver accompagnato in auto Luigi Borracino, che all’epoca non era ancora maggiorenne. Sia Candita che Borracino, in questo processo imputato per spaccio, sono difesi dall’avvocato Maurizio Campanino.

Borracino è stato condannato dal tribunale per i minorenni di Lecce, con rito abbreviato, a 20 anni di reclusione, in qualità di esecutore materiale. E la sentenza ieri è stata acquisita come «fatto storico», su richiesta dell’avvocato Domenico Attanasi che rappresenta la famiglia di Stasi in veste di parte civile. La madre della vittima è stata ascoltata in qualità di testimone assistita perché oltre a essere parte civile in relazione all’omicidio, è imputata con l’accusa di detenzione di droga ai fini di spaccio, in concorso con cinque persone ed è difesa dall’avvocato Francesco Monopoli. La donna ha risposto a tutte le domande: nel corso dell’udienza fiume ha fornito la sua verità sul giorno dell’omicidio e sui rapporti tra il figlio e Borracino. «A casa mia non veniva molta gente. Conosco Borracino perché era amico di mio figlio: veniva due-tre volte alla settimana, il pomeriggio», ha raccontato spiegando di aver visto «marijuana in un’occasione». La donna, a questo punto, ha ammesso di «fumare insieme a Paolo». «Compravamo le bustine da Luigi Borracino».

«Esclude che una parte sia rimasta in custodia nella sua abitazione?», ha chiesto il pm. «Può essere accaduto, ho giurato (di dire la verità, ndr). Io so che confezionava bustine e se le portava», ha detto. Il pm ha chiesto ancora: «Eravate una famiglia sconosciuta alle forze dell’ordine, cosa avete ricavato dalla presenza di Borracino? Non avevate il timore che arrivassero i carabinieri?». Risposta: «Sì, ma noi non abbiamo guadagnato niente. E Paolo diceva che era un attimo, il tempo di imbustare e se ne sarebbe andato». La madre della vittima ha anche detto di aver «rimproverato» il figlio: «Ma aveva 18 anni, anche se l’avessi minacciato, lo avrebbe fatto ugualmente». Di nuovo il pm: «Perché non ha chiuso a chiave quella stanza?». Risposta: «Con il senno di poi». E ancora: «Peccato che non ho ragionato come sta facendo lei in questo momento». Il pubblico ministero ha chiesto alla donna un ultimo sforzo di verità per suo figlio: «Può essere accaduto che per esigenze familiari abbia prelevato dal conto di suo figlio, in cui confluivano i versamenti dei nonni, e che in questo contesto le sia stato difficile pagare anche le dosi di droga e che abbia detto a Borracino che avrebbe pagato in un secondo momento?», ha chiesto il pm. «Può essere accaduto un paio di volte, ma da qui a dire che c’era un debito così elevato, no», ha ribadito la donna, che ha escluso che il marito fosse a conoscenza della situazione e che ci fosse un accordo per la detenzione della droga in casa. Dagli accertamenti bancari è emerso che nel giro di un anno e mezzo, il conto sul quale confluivano i versamenti dei nonni è stato svuotato per quasi 16mila euro.



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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-09-25 11:24:07 da

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