Presunte torture nel carcere di Foggia, chiuse le indagini per 14 persone


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FOGGIA – La Procura ha chiuso le indagini sulle presunte torture a 2 detenuti del carcere di Foggia e firmato il relativo avviso che in queste ore viene notificato a 14 indagati e ai loro difensori: è l’atto che solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Gli indagati sono 10 poliziotti penitenziari, 3 medici, 1 psicologa, tutti in servizio nella casa circondariale. L’accusa sulla scorta del racconto delle parti offese, testimonianze e video sostiene che un recluso con problemi psichici fu pestato la mattina dell11’ agosto 2023 per punirlo per aver scioccato nei giorni precedenti una ispettrice tagliandosi e sanguinando davanti a lei; botte e torture anche al compagno di cella che provò a difenderlo.

Dopo i presunti pestaggi che coinvolgono gli agenti di custodia, ci sarebbero stati tentativi di insabbiare la vicenda coinvolgendo medici e psicologa. Gli indagati respingono le accuse; il blitz di polizia penitenziaria e carabinieri all’alba dello scorso 18 marzo portò agli arresti domiciliari i 10 agenti di custodia, da tempo tornati liberi: per molti i domiciliari furono poi sostituiti con sospensioni dal servizio. I 14 indiziati (depennato il nome di 11° poliziotto per il quale il gip a marzo rigettò la richiesta d’arrestare anche lui avanzata dal pm) sono accusati a vario titolo di 24 capi d’imputazione per fatti dell’agosto/settembre 2023. Il pm Pietro Iannotta contesta 2 episodi di tortura, altrettanti di abuso d’autorità contro detenuti; 1 concussione e 1 tentata concussione; 7 falsità ideologiche commesse dal pubblico ufficiale in atto pubblico; 2 omissioni d’atti d’ufficio; 1 soppressione atti; 3 calunnia; altrettanti favoreggiamenti; 1 danneggiamento; 1 omissione di referto. I legali – gli avv. Giuseppe Perrone, Alfonso Schiavone, Michele Digaetano, Pio Gaudiano, Giacomo Grasso, Angelo Pio Gaggiano, Antonio Santacroce, Michele Cagiano, Rudy Cavallone, Diego Petroni, Simone Moffa – dalla notifica dell’avviso di conclusione indagini avranno 20 giorni per chiedere l’interrogatorio dei loro assistiti, depositare memorie difensive, sollecitare nuove indagini. Poi il pm deciderà se e per chi chiedere il rinvio a giudizio.

L’indagine partì il 17 agosto 2023 dalla lettera di un detenuto che si disse “pronto a testimoniare nel massacro di G.R. e F.M.”. Furono interrogate le due presunte vittime che confermarono. G.R ., di Bitonto, invalido al 100%, con problemi psichici, raccontò che 5/6 agenti entrarono nella cella, lo presero a schiaffi, lo colpirono ripetutamente a testa e costato “per tre minuti; uno di loro mi disse che il brigadiere ce l’aveva con me per aver offeso l’ispettrice Santacroce” (uno degli indagati) “tagliandomi davanti a lei. Anche il mio compagno di cella fu colpito; poi mi fecero firmare dichiarazioni in cui assicuravo che non mi avevano fatto niente”: da qui l’accusa di concussione contestata a 2 poliziotti. Versione confermata da F.M.: “anche se ho paura, voglio dire che entrarono le guardie e picchiarono G.R. Provai a fermarle, ma picchiarono pure me con 5/6 schiaffi in faccia, rompendomi gli occhiali”; “poi mi fecero firmare un verbale in cui dicevo d’essere nemico di G.R. che aveva le lamette: firmai per paura, ora voglio partire da questo carcere e non fare la fine di G.R.”. Secondo l’accusa le versioni dei due detenuti sono confermate dai video “fondamentali per individuare i soggetti coinvolti; e il ruolo attivo o omissivo di ciascuno”, scrisse il gip nell’ordinanza cautelare. I presunti picchiatori/torturatori avrebbero tentato di “impedire l’accertamento dei fatti e depistare le indagini”, aggiunse il gip. Da qui una serie di presunti falsi e calunnie. Per l’accusa sono falsi i verbali in cui s’attesta che la cella di G.R. fu perquisita perchè sospettato di custodire grappa prodotta da un altro detenuto; e che diede in escandescenze, minacciando di tagliarsi e di fare del male a chiunque si fosse avvicinato. Al medico Antonio Iuso si contestano favoreggiamento, concorso in falsità e calunnia perché nel visitare F.M avrebbe detto di non aver riscontrato “alcun segno di trauma o lesione visibile”. Il collega Romolo Cela risponde di un episodio di falsità ideologica perché avrebbe certificato d’aver visitato G.R. riscontrando solo uno stato di agitazione. Stessa ipotesi di reato in concorso con 2 agenti, per il terzo medico coinvolto nell’inchiesta, Francesco Balzano: nel certificato avrebbe scritto che G.R. non presentava segni di violenza. La psicologa Stefania Lavacca infine è indagata per omissione di referto, falsità ideologica e favoreggiamento.


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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-09-24 13:19:01 da

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