Vergassola “interroga” Orlando e gli regala il claim: “Il loro piano fino ad oggi è stato quello di non avere un piano”


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Un’intervista fra il serio e il faceto davanti ai militanti. Nella cornice della Festa de L’Unità di Marola, ci ha pensato Dario Vergassola, comico e showman made in Rebocco, ad interrogare il candidato alla presidenza di Regione Liguria, Andrea Orlando. Alla presenza del presidente Unione comunale Pd, Enrico Sassi, domande e risposte su molti temi nazionali, liguri o prettamente spezzini con argomenti toccati e approfonditi, tra una battuta e l’altra. Vergassola come sempre spazia fra l’attualità e gli aneddoti di una vita, partendo dall’adolescenza politica di Orlando, ai tempi della Fgic: “Il Pci? E’ stata una bella scuola, un posto dove si è fatta la gavetta e dove ho conosciuto tante persone. Penso che dal passato in qualche modo si traggono insegnamenti e che ci sia bisogno di una forza che si ponga il tema di volere riformare il capitalismo”. Dialogo svelto, argomenti vari, a volte a balzelli: dalle disavventure dell’ex ministro San Giuliano ad un’altra suggestione del passato che offre lo spunto di riflessione: “L’Ulivo? Fu una bella esperienza che va rifatta. Mi spiego meglio: è necessaria una coalizione che si riproponga tutte le volte con un progetto per il Paese. Ma è vero che quella stagione non si può ripetere del tutto: a quel tempo c’era una visione ottimistica e neoliberale che non torna più. La globalizzazione ha prodotto anche tante ineguaglianze. Perché l’Ulivo nacque nel 1996 e nel frattempo, fra le altre cose, è peggiorata la condizione lavorativa degli italiani”.

 

 

Ricorda una delle sue prime proposte, quella di alzare a 800 euro il rimborso per i tirocinanti, e ne aggiunge un’altra che riguarda da vicino la Liguria: “Una legge per il consumo del suolo zero”. E sulle elezioni: “Se si vince qui si può vincere in Umbria, in Emilia e a quel punto il governo ha un serio problema. Meglio andare a votare che non andarci. Dobbiamo rivolgerci ai delusi, ai poveri, alle persone con bassa scolarizzazione: sono loro soprattutto che non sono andati alle urne. Ma il voto in Liguria è qualcosa di più profondo: si sceglierà fra un’oligarchia o una democrazia. Chi non va a votare sbaglia, ma sta a noi dimostrarlo, convincendoli”. Sottolinea poi le tangenze del governo Meloni con l’estrema destra (“La storia è quella, non possiamo stupirci, dobbiamo reagire”) e non risparmia Vannacci che, ricorda Vergassola, è nato a Rebocco: “Pronuncia parole che erano bandite e il suo è il libro più venduto. Questa vicenda a livello europeo rischia di danneggiare il paese: nemmeno la Le Pen lo vuole nel suo gruppo parlamentare. Ma dobbiamo anche chiederci il perché tante persone si riconoscono nelle sue parole. Siamo in presenza di una forte crisi della democrazia, che oggi è più fragile per questo il voto in Liguria è veramente importante. Bucci ha detto di volersi confrontare con me pubblicamente solo se ci sono anche tutti gli altri candidati? Io lo incontro e incontro tutti ma non se c’è Forza Nuova. Perché sarebbe come legittimarli”.

 

 

Riflessioni a braccio sull’economia regionale: “Lo sapete che Imperia ha il più alto tasso di evasione scolastica del nord Italia? Il motivo è perché là non ci sono imprese, si vive di terziario e turismo. E pensate che in Liguria questo tasso è del 10%. E’ una cosa che ho detto tante volte: così facendo esportiamo ingegneri e importiamo camerieri. Senza nulla togliere ai camerieri, naturalmente”. Poi c’è il filone ambientale, alla voce rigassificatore: “Non c’è nessuna ragione perché venga fatto a Vado. Costa 700 milioni di euro che finiscono in bolletta, e solo un’opportunità politica per chi l’aveva pensato che non crea un posto di lavoro in più”. Claim ricorrente che Vergassola cede a Orlando: “Sì, il piano fino ad oggi è stato quello di non avere un piano: questo è il ragionamento seguito e pericoloso perché impedisce di cogliere la vocazione di un territorio”. Sull’inchiesta che ha riguardato Toti, la portualità genovese e tutto il resto: “I liguri notoriamente non sono considerati simpatici ma sono considerate persone serie. Al netto della questione giudiziaria, la vicenda Toti crea ai liguri un gravissimo danno reputazionale. Il suo arresto, la candidatura di Bucci con mezza giunta al seguito, la vicenda del porto rischiano di far perdere i finanziamenti del Pnrr per progetti da avviare: se non c’è un presidente autorevole e fuori dal sistema il rischio di perdere quei soldi è altissimo. E parliamo di 2,5 miliardi di euro”. Una battuta anche sulla composizione delle liste civiche che appoggeranno Bucci: “Ho visto in città che Giampedrone ha messo manifesti in città pensando evidentemente che anche queste elezioni ci fosse la lista Toti ma Bucci non l’ha voluta…” E su Toti torna a dire: “Fino al patteggiamento sembrava stessimo parlando di Silvio Pellico. Sembrava che i magistrati volessero abbattere la giunta per motivi politici. Solidarietà a loro. Se non ci fosse stato un complotto non ci sarebbe stato patteggiamento”.

 

 

Dalle alleanze altrui alle proprie, Vergassola gli domanda di Renzi e l’appoggio accordato, se in particolare non ha timore che possa cambiare idea in questo mese abbondante di campagna elettorale: “Mi sono premurato di costruire garanzie perché questo non avvenga. Ho chiesto in ogni caso di non usare simboli che possano mandare in circuito la coalizione. Io non ho cercato nessuno, loro han ritenuto di non poter stare a destra. Ma ancor più, credo che il nostro programma non dia adito a equivoci”. “Io radical chic? Ho presentato la campagna elettorale al porto antico in mezzo alla gente, Bucci lo farà all’hotel Bristol…”

 

 

La sanità è il tasto su cui battere, l’occasione è anche quella di rispondere “a chi ha detto che vorrei cancellare tutte le Asl. Viale si è fatta questa idea ma io, al contrario, parlavo di Alisa. La questione è che bisogna investire sulla sanità pubblica e toglierla ai privati, bisogna combattere l’esodo verso il privato del personale pubblico. Leggevo che un esponente di Fratelli d’Italia, nel giudicare l’operato della giunta Toti, ha detto che in Liguria andato tutto bene tranne la sanità. Peccato che la sanità è l’80% degli investimenti di una Regione. Significa che è stato fatto male l’80% delle cose…”. Infine su Spezia, in particolare sulle aree militari e su Marola: “Con i progetti che abbiamo pensato e avanzato noi abbiamo recuperato il Montagna, l’ospedale militare che è divenuto sede universitaria, il ponte del Mirabello. Sono cose fatte da noi. Come la dismissione di Enel dopo che da Ministro autorizzai l’Aia che spinse Enel ad annunciare nel 2015 la previsione della dismissione. Nel frattempo sono tre anni che spingiamo affinché il sindaco chieda un tavolo alla Marina per discutere della base militare. Ha detto che doveva rispondere Crosetto, cosa che non ha fatto. La cosa da fare è costringere la Marina ad aprire il tavolo perché quello del futuro della base navale non è un problema della sola Marola ma di tutto il golfo. E a proposito di base blu? Se si potenzia l’attività militare a maggior ragione i cittadini vanno coinvolti”. Altro aspetto, quello logistico: “Secondo me dentro l’arsenale si possono trovare forme di alleggerimento del traffico sulla Napoleonica almeno a partire da viale Fieschi così come penso ad uno sbocco regolato d’accesso al mare per Marola. Non si è voluta una trovare soluzione”.

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www.cittadellaspezia.com è stato pubblicato il 2024-09-24 09:25:05 da

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