41ª Assemblea annuale dell’Anci, intervento del Presidente Meloni


Buon pomeriggio a tutti!

Sono davvero mortificata di non essere riuscita a mantenere l’impegno di essere presente a Torino per la quarantunesima Assemblea nazionale dell’Anci.

Sono reduce da una settimana abbastanza impegnativa, prima con il Vertice G20 a Rio de Janeiro e poi con la mia prima visita bilaterale in America Latina, con la tappa in Argentina. Del resto il titolo di quest’Assemblea è “Facciamo l’Italia, ogni giorno”. E allora faccio una rifelssione anche su questo. Devo dirvi che sembra calzare a pennello con quello che in qualche modo ho vissuto in questi giorni, in particolare con l’emozionante incontro al Teatro Coliseo di Buenos Aires con la comunità italiana.

Allora, voglio provare a condividere con voi un po’ dell’orgoglio, dell’affetto e del calore che ho sentito incontrando i nostri connazionali che vivono in Argentina. E lo dico perché, quando diciamo che siamo chiamati a “fare l’Italia ogni giorno”, dobbiamo anche ricordarci che è un cammino che non stiamo facendo da soli. Al nostro fianco si muove anche quella “seconda Italia” che vive fuori dai nostri confini e che cammina sulle gambe di sei milioni e mezzo di italiani, ai quali si sommano le decine di milioni di persone che discendono dai nostri connazionali emigrati, che condividono la nostra stessa cultura, le nostre stesse tradizioni e la nostra stessa lingua.

Lo dico anche per riflettere, insieme a voi, su un aspetto che spesso qui in Italia tendiamo a trascurare. Troppe volte dimentichiamo il contributo che l’Italia ha dato alla storia dell’umanità, fuori dai suoi confini nazionali. Noi forse non ce ne rendiamo mai pienamente conto perché siamo, come dire, un po’ assuefatti alla bellezza e alla cultura nelle quali siamo immersi. Ma quando si va all’estero, il punto di vista cambia completamente e ci si accorge subito di quanto la nostra Nazione sia apprezzata, considerata un modello da seguire, e di quanta domanda d’Italia ci sia nel mondo. Spesso mi sono chiesta come possiamo rispondere a quella domanda. E una delle risposte che mi sono data è che dobbiamo partire da un presupposto: non possiamo far innamorare gli altri di noi se per primi non siamo capaci di amare a sufficienza noi stessi, e se non riscopriamo ciò che ci lega e ci rende una comunità di destino. Se non riscopriamo, cioè, la consapevolezza che siamo tutti parte di un progetto molto  più grande di noi, del nostro personale destino, e che ognuno di noi, nella responsabilità che ricopre nell’incarico che è chiamato a rivestire, può essere determinante.

Qualche giorno fa, alla COP29 di Baku, citavo un filosofo americano, William James, che dice: “Agisci come se quello che fai facesse la differenza. Perché la fa”. È una grande verità, dalla quale penso che tutti dobbiamo partire.

Con voi Sindaci so di sfondare una porta aperta da questo punto di vista, perché voi sì che, ogni giorno, fate la differenza. Siete, come ho detto altre volte, il volto più prossimo dello Stato, i primi difensori dei cittadini, vi prendete cura delle persone e delle comunità che vi sono state affidate e lo fate senza risparmiarvi. Perché non potreste risparmiarvi. Giorno e notte, festivi compresi, spesso con mezzi che, ce lo siamo detti molte volte, restano inadeguati. Se vogliamo, fare il Sindaco è un po’ una vocazione, e non tutti hanno questo dono.

Quindi, grazie! Grazie per quello che fate ogni giorno.

Permettetemi di salutare, di fare un grande in bocca al lupo, a chi avete chiamato a guidare l’Anci e che avrà sulle proprie spalle una doppia, pesante, responsabilità: essere amministratore della propria comunità e anche interprete delle istanze dei Comuni nei confronti delle altre Istituzioni, a partire ovviamente dal Governo nazionale. E quindi, le mie congratulazioni e i miei auguri di buon lavoro al neopresidente eletto Gaetano Manfredi, a tutti i Vicepresidenti, all’Ufficio di Presidenza e al Consiglio nazionale. E un saluto particolare lo voglio rivolgere ad uno dei Vicepresidenti, al Sindaco di Torino Lo Russo, che è il padrone di casa dell’assemblea di quest’anno.

Voglio dire che l’Anci troverà sempre nel Governo un interlocutore attento, nel merito dei problemi. Molti di voi hanno imparato a conoscerci in questi due anni, e hanno capito quanto a noi interessi soprattutto guardare al cuore delle questioni e cercare di trovare le soluzioni più efficaci. Non ci piace ragionare per preconcetti, tanto meno per schemi ideologici, e siamo sempre pronti a discutere e a confrontarci, mantenendo come stella polare l’interesse dei cittadini, che poi è l’interesse che in questa sala abbiamo tutti.

Lo sa bene il Presidente Manfredi, con il quale abbiamo lavorato a stretto contatto per la firma del protocollo d’intesa per la rigenerazione di Bagnoli-Coroglio. Intervento strategico per il Sud e per l’Italia, al quale abbiamo destinato un miliardo e 218 milioni di euro del Fondo sviluppo e coesione e con il quale puntiamo a portare a compimento una riqualificazione che è attesa da oltre trent’anni.

Con questo stesso approccio abbiamo lavorato in questi primi due anni di Governo. Penso, ad esempio, al lavoro che abbiamo fatto insieme per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. I Comuni, come si sa, sono soggetti attuatori di una molteplicità di interventi che valgono complessivamente 40 miliardi di euro e hanno contribuito in modo significativo ai risultati che abbiamo raggiunto finora. Questo non vuol dire che non ci siano state criticità e che sia andato tutto liscio, sarebbe stato impossibile, però dobbiamo essere fieri del fatto che il metodo che abbiamo inaugurato ha fatto la differenza e ci ha consentito oggi di essere primi in Europa per obiettivi raggiunti e per avanzamento finanziario del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Non è un risultato del Governo ma di tutto il Sistema Italia, e chiaramente prima di tutto è un risultato dei Comuni che voglio ringraziare per il contributo che hanno dato, e che so che continueranno a dare.

L’anno scorso, proprio nei giorni in cui si è svolta l’Assemblea dell’Anci, eravamo nel pieno del confronto tecnico e istituzionale sulla revisione del PNRR. E molti Sindaci erano giustamente preoccupati che alcuni interventi previsti potessero venire meno, o che potessero addirittura essere de-finanziati o stralciati. Non è andata così: abbiamo anche qui mantenuto i nostri impegni e tutti i progetti oggetto di revisione del PNRR sono stati salvaguardati, utilizzando altre fonti di finanziamento o fondi nazionali.

Questa stessa platea ha chiesto poi al Governo un sistema più veloce e semplice per il trasferimento delle risorse, per evitare problemi ai bilanci comunali, per evitare difficoltà di cassa. Anche su questo punto siamo intervenuti, e oggi i trasferimenti di cassa liberi da oneri gravosi di rendicontazione possono addirittura arrivare fino al 90% dei singoli investimenti.

I Comuni, insieme alle Regioni, alle Province e alle Città metropolitane, avranno un ruolo fondamentale nella fase due del PNRR, che è quella della messa a terra degli investimenti. È una fase fondamentale, forse la più importante di tutte, e nella quale non possiamo permetterci ne errori ne ritardi. Anche per questo abbiamo voluto istituire in ogni Prefettura una cabina di regia che mettesse attorno allo stesso tavolo tutti i soggetti coinvolti a livello territoriale per risolvere subito i problemi che dovessero crearsi nell’attuazione concreta degli investimenti, nel loro avanzamento, nella rendicontazione o nel collaudo finale delle opere. Perché è un passaggio decisivo, al quale dobbiamo tutti prestare la massima attenzione.

Siamo consapevoli delle difficoltà che le Amministrazioni locali incontrano soprattutto in termini di capacità di spesa. Sono ostacoli che dipendono, in gran parte, dalla mancanza di risorse umane e dalla carenza di competenze tecniche e gestionali, da cui possono derivare anche inefficienze in termini di attuazione degli interventi finanziati.

È un problema che non nasce oggi e che questo Governo ha iniziato ad affrontare con il Decreto Sud, con il quale abbiamo introdotto una norma specifica per rafforzare la capacità amministrativa degli Enti locali, che permetterà di assumere a tempo indeterminato e con fondi europei 2200 funzionari, la stragrande maggioranza dei quali nelle regioni del Mezzogiorno. Io la considero un’iniziativa molto importante, sostenuta anche dalla Commissione europea, che ci consentirà di aiutare oltre mille Amministrazioni del Sud, in particolare Comuni e Unioni di Comuni. Credo sia un’occasione anche per rafforzare gli organici degli Enti territoriali ma un’iniziativa che ci consente di dare ai più giovani l’opportunità di avviare un percorso in uno degli ambiti professionali più qualificanti, come la gestione degli interventi finanziati dalla Unione europea per lo sviluppo della Nazione.

Inoltre, abbiamo garantito un sostegno economico ai piccoli Comuni per sostenere la spesa dei Segretari comunali, abbiamo previsto la possibilità di assumere, in modo stabile, il personale che già lavora a tempo determinato per la realizzazione del PNRR, purché in possesso dei requisiti richiesti. E tutte queste sono misure che rientrano nel più ampio programma che il Governo sta portando avanti per rendere la Pubblica Amministrazione più efficiente, più veloce e più capace di rispondere alle esigenze delle famiglie e delle imprese. Abbiamo stanziato circa otto miliardi di euro per il rinnovo dei contratti e prevediamo, da qui al 2025, oltre 350 mila nuove assunzioni. Certo, ci sono ancora tanti problemi da risolvere, ne sono consapevole, però penso che la direzione intrapresa sia quella giusta.

Sono molto d’accordo con il Presidente Manfredi quando dice che i Comuni ricoprono un ruolo fondamentale per ridurre i tanti divari che esistono e che ancora permangono nella nostra Nazione. Non c’è solo il divario tra Nord e Sud, ma anche quello tra costa tirrenica e costa adriatica, il gap tra aree metropolitane e aree interne, la distanza tra grandi città e piccoli Comuni.

È il motivo per il quale questo Governo ha stabilito l’obbligo di destinare alle regioni del Mezzogiorno almeno il 40% dei fondi pluriennali per gli investimenti, rafforzando in questa maniera l’azione svolta anche con il Fondo perequativo infrastrutturale.

È la ragione che ci spinge a credere fortemente nella rinascita economica e sociale dell’Appennino centrale, a lavorare senza sosta per accelerare la ricostruzione dei territori colpiti dal drammatico terremoto del 24 agosto 2016 e dalla sequenza distruttiva che si è protratta fino ai primi giorni del 2017 e che ha coinvolto Umbria, Lazio, Marche e Abruzzo. Perché restituire sicurezza e vitalità al Centro Italia è anche il presupposto per contrastare lo spopolamento, scongiurare il rischio che le aree interne e montane siano progressivamente abbandonate. È qualcosa che non possiamo permetterci, perché ogni borgo d’Italia – anche il più difficile da raggiungere – è un pezzo dello spirito nazionale, custodisce la nostra identità più profonda.

Si tratta di un obiettivo che intendiamo raggiungere anche dando nuovo impulso alla strategia dedicata alle aree interne, mettendola in sinergia e in raccordo con gli interventi e le risorse previste dal PNRR e dalle politiche di Coesione. Il Governo ha istituito un’apposita cabina di regia, stiamo definendo, anche grazie alla pregiata collaborazione dell’Anci, il Piano strategico nazionale.

In questa visione rientra anche la riforma delle politiche di coesione, che abbiamo fortemente voluto per spendere meglio e più velocemente risorse che sono estremamente preziose. Abbiamo introdotto gli Accordi di Coesione, e con i 19 che abbiamo sottoscritto finora con le Regioni e le Province autonome, abbiamo messo a disposizione dei territori oltre 35 miliardi di euro. Sono risorse che finanziano priorità progettuali strategiche, proposte dalla singola Regione e condivise dal Governo nella sua collegialità.

Ma sono accordi che si basano su un lavoro di squadra, sulla collaborazione istituzionale tra più livelli, sulla capacità di dialogare e di confrontarsi nel merito dei problemi. Perché io voglio che sia questa una delle cifre di questo Governo. Approfondire le questioni, anche quelle più spinose, quelle  che forse sembrava troppo difficile, o non conveniente, affrontare. Valutare tutte le opzioni possibili, scegliere quella che si ritiene la più efficace, assumersene la responsabilità.  

Abbiamo commesso errori? Non c’è dubbio, però io penso che una politica senza coraggio, senza determinazione e senza la capacità di osare non sia vera politica. È sopravvivenza, amministrazione del potere, gestione dell’ordinario. Ma è altro.

Con lo stesso coraggio abbiamo affrontato la questione della responsabilità degli amministratori locali, per non lasciare i nostri Sindaci in balia della cosiddetta “paura della firma”. Abbiamo fatto nostra una storica battaglia dell’Anci e approvato un pacchetto di norme che garantisce regole certe a chi vuole fare semplicemente il proprio lavoro. C’è chi ha sostenuto la necessità di un intervento del genere per tanto tempo e poi ha cambiato idea, però io penso che fosse una cosa giusta, la rivendico, perché serve ad assicurare serenità a chiunque intenda operare nella legalità, senza rischiare lunghi e disonorevoli processi per le persone per bene.

I Sindaci sono il livello di governo a cui è fondamentale dare maggiore libertà di azione, autonomia, responsabilità, perché rappresentano la società vera, quella che nelle città nasce, cresce, sperimenta, si evolve. Non c’è fenomeno sociale, individuale, collettivo, che non abbia trovato nelle città il suo spazio e la sua naturale scena.

I Comuni, come ha giustamente ricordato ieri il Presidente Mattarella, sono il simbolo della libertà e dell’unità della nostra Nazione. Sono ovviamente d’accordo con il Capo dello Stato e mi permetto di aggiungere un elemento alla sua riflessione: i Comuni sono anche il motore della coesione, la cinghia di trasmissione che tiene viva la connessione tra le Istituzioni, le comunità locali e i cittadini. Senza i Comuni, in buona sostanza, l’Italia non esisterebbe.

Scriveva Tocqueville: “Dopo la libertà di agire da solo, l’idea più naturale per l’uomo è di collegare i suoi sforzi con quelli dei suoi simili e agire in comune”. È quella stessa idea che, ogni giorno, muove i nostri Comuni e i nostri Sindaci e che rende chiaramente l’Italia ciò che è.

E, dunque, viva i Comuni, viva l’Italia!

Grazie davvero e buona assemblea a tutti.

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www.governo.it è stato pubblicato il 2024-11-22 14:58:13 da egrassi


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