Nel 1994 ci fu un genocidio che portò alla morte di un milione di persone. In tre decenni, tanti nostri concittadini hanno contribuito alla rinascita del Paese africano
REGGIO EMILIA – Nell’aprile del 1994 iniziò in Ruanda un genocidio che tre mesi più tardi, quando terminò, aveva portato all’uccisione di più di un milione di persone. Da allora, nel piccolo Paese africano, molti reggiani hanno operato per contribuire alla crescita della nazione: la diocesi di Reggio e Guastalla ha dato vita al progetto Amahoro (che significa pace).
L’idea ha dato vita a tre case: la prima voluta da don Luigi Guglielmi già un anno dopo il genocidio, in cui vengono accolte persone bisognose senza distinzione di etnia. Il gruppo Padre Tiziano, intitolato alla memoria di un missionario reggiano fratello di don Guglielmi, morto in Ruanda in un incidente aereo, ha poi contribuito alla costruzione di scuole, infrastrutture e centri medici nel paese di Munyaga. Ancora oggi i volontari reggiani del gruppo Padre…
www.reggionline.com è stato pubblicato il 2024-04-14 15:59:23 da Mattia Mariani
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