La crescente attenzione all’ambiente, frutto di una nuova consapevolezza condivisa a livello globale, continua a spingere le aziende ad adottare modelli di business più sostenibili, così da ridurre il proprio impatto sull’ecosistema.
Anche molte imprese del settore agroalimentare hanno intuito la necessità di aderire a modelli di sviluppo sostenibili e per farlo hanno scelto di incentrare le proprie attività su politiche aziendali più responsabili.
Questa nuova sensibilità ha spinto a ripensare l’intera filiera dell’agroalimentare, inaugurando un nuovo modello di supply chain green finalizzato a minimizzare le emissioni di gas a effetto serra.
Supply chain green dell’agroalimentare: il packaging sostenibile
Ridurre l’inquinamento causato dagli imballaggi, limitare la quantità degli involucri che quotidianamente finiscono in discarica e abbattere l’impronta di carbonio della filiera del packaging sono tre dei capisaldi delle imprese che scelgono di adottare modelli operativi più sostenibili.
Si tratta di princìpi ampiamente condivisi anche da realtà operanti nella supply chain agroalimentare come STEF, che permette alle aziende di optare per un packaging sostenibile mettendo a disposizione imballaggi in cartone.
Queste soluzioni, oltre a essere economiche, durevoli e altamente performanti, sono biodegradabili, riciclabili e prodotte con materie prime 100% riciclate: peculiarità che contribuiscono in modo importante al benessere degli ecosistemi.
Trasporto e logistica sostenibili per una green supply chain
Anche le operazioni di logistica giocano un ruolo fondamentale per il conseguimento di una catena di approvvigionamento più sostenibile.
Nell’ambito agroalimentare, la green supply chain prevede una serie di operazioni che vanno da una pianificazione più accurata dei percorsi all’adozione di politiche del riuso, passando per la riduzione di ogni genere di spreco o inefficienza.
Queste strategie hanno come proposito quello di limitare l’impatto ambientale di ogni singola attività, in modo da favorire un’efficace riduzione di emissioni di CO2.
Per esempio, per una green supply chain è necessario innanzitutto ottimizzare le spedizioni: difatti, migliorare la sinergia tra magazzini di stoccaggio e trasporti, così come assicurarsi che ogni consegna venga razionalizzata e nessun viaggio finisca per essere effettuato a vuoto, aiuta a ridurre l’impronta che il flusso delle merci ha sull’ambiente, limitando concretamente l’inquinamento causato dai mezzi di trasporto.
Naturalmente, per impattare meno sull’ambiente è anche possibile adottare una strategia più sostenibile per quanto concerne i veicoli adoperati. Non di rado, le nuove politiche contemplano un graduale rinnovamento del parco mezzi, con un iter che prevede l’acquisizione di camion refrigerati capaci di garantire un efficiente trasporto a temperatura controllata, ma anche una riduzione dei consumi e una parallela diminuzione delle emissioni.
Inoltre, dal momento che la supply chain di prodotti freschi, termosensibili e surgelati richiede l’utilizzo di ampie infrastrutture logistiche di stoccaggio, è fondamentale considerare gli aspetti legati all’energia: i magazzini refrigerati, infatti, possono determinare un cospicuo consumo energetico, con costi di esercizio piuttosto eccessivi e l’ulteriore aggravante di rilasciare un elevato quantitativo di emissioni nell’ambiente.
In questo caso, è possibile intervenire rendendo energicamente più efficienti queste infrastrutture. Per farlo, si sta optando soprattutto per l‘installazione di impianti fotovoltaici, che possono assicurare un approvvigionamento energetico più sostenibile, grazie all’utilizzo di una fonte rinnovabile e pulita come il sole.
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