Ai custodi dell’altra città: verso la commemorazione dei defunti



TERMOLI. Giorni intensi per preparare a dovere il cimitero in vista della ricorrenza dei primi di novembre, ma c’è chi la sua visita l’ha anticipata a questo fine settimana. Nelle more di Ognissanti e della commemorazione dei defunti, Antonio De Lellis ha voluto proporre una riflessione attraverso Termolionline.

«Per coloro che arrivano a Termoli da nord, esiste una strada che porta, dritta, dritta, all’altra città di residenti stabili, di quelli che l’abitarono da vivi e che ora parlano con i loro epitaffi sul marmo freddo.  Ogni giorno visitatori assidui e saltuari vi si recano per un fiore, una preghiera, una presenza che colma per un istante un vuoto sofferto e profondo.

È una città tranquilla, zeppa, zeppa di foto, di nomi, di date. A custodirla pochi uomini che con impegno e cura si dedicano a coloro che furono tra noi. Mi salutano e mi chiamano per nome, memori di un’antica amicizia.

Gli abbiamo affidato i nostri cari, i nostri affetti più profondi. Svolgono un lavoro umile e generoso e ricordano a coloro che fan parte della città che la vita è breve e tribolata.

Non conviene dimenarsi, affannarsi, come coloro che non hanno speranza. Ne ho conosciuti tanti di residenti stabili, ricchi e poveri, intelligenti e brillanti, ma anche arroganti e presuntuosi. 

Eppure provo per tutti loro una profonda gratitudine per essersi fatti conoscere, per aver condiviso quel pizzico di vita, di illusioni, di sogni, di avventure. 

Nell’altra città a volte si parla sommessamente, ma spesso si passeggia muti a rimirar i volti che furono. Non credo che la loro anima sia lì, ma i loro resti mortali, custoditi con cura sì.

Alcune tombe restano spoglie, altre sempre ricche, pulite e vive.

Già, vive, come si può dire di una città di morti. Fuori, il furore, il fragore, lo stupore, ma anche tanta stupidità,

di quelli che pensano alle cose finite di questa città di vivi o fomentato le guerre piccole e grandi, personali e collettive.

A coloro che sono in guerra e che non disdegnano di usurpare i diritti degli altri, per trarne vantaggi, potrebbe essere utile camminare tra i morti, silenziosi. Essi ci parlano di una vita che deve essere spesa bene e investita per la pace, la giustizia e la solidarietà.

Nell’altra città ci sono memorie di vite belle e vite spezzate, vite piene ed altre di sofferenza estrema. Quella città silenziosa parla alla città rumorosa e distratta, dice cose che se ascoltate potrebbero rendere migliore l’esistenza.

Perciò quando si visita la città dei “fu” viene spontaneo riesaminare la propria vita e tornare a casa più sazi di ascolto, di attenzione per chi ci passa accanto e per chi lotta per un mondo migliore. E passando, salutiamo chi ci ricorda la strada autentica e profonda da intraprendere e coloro che curano gli affetti più intimi che con tenerezza e struggente nostalgia non volano mai via».


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www.termolionline.it è stato pubblicato il 2024-10-27 13:40:50 da


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