“È in un giorno come un altro che
la verità più abietta si presenta alla porta, con il sorriso
sulle labbra mentre ferisce quasi a morte. Ed è proprio in ‘Un
giorno come un altro’, spettacolo scritto e diretto da Giacomo
Ciarrapico, in scena al Teatro Nuovo di Napoli da giovedì 5
dicembre alle ore 21 (repliche fino a domenica 8), che il
paradosso arriva a sfiorare la realtà”. Così in una nota che
introduce allo spettacolo. Presentato da Viola Produzioni Centro
di Produzione Teatrale, l’allestimento vede interpreti Luca
Amorosino e Carlo De Ruggieri, le scene sono a cura di Andrea
Quattropani, le musiche di Giuliano Taviani e Carmelo Travia.
Un giorno come un altro è l’avvio, si sottolinea, “di una
frase familiare a molti di noi. Espressione utilizzata spesso,
dal ritmo quasi poetico, eppure è così comune da essere quasi
impercettibile”. È una frase che evoca l’ordinarietà, in cui
risiede anche un senso di tranquillità, di routine stabile e
prevedibile. È un punto di partenza familiare, il preludio a
storie di vita quotidiana che, nonostante la loro apparente
monotonia, rivelano in realtà dettagli unici e personali. In
un’atmosfera sospesa e pregnante, Ranuccio e Marco si ritrovano
inaspettatamente compagni di avventura nella sezione 4607, un
seggio elettorale posizionato ai confini di Roma. I due
attendono con ansia un flusso di elettori che, paradossalmente,
non si materializza mai. Solo una minima frazione, appena il
quattro % della cittadinanza, deciderà di esercitare il
proprio diritto al voto.
Questo scenario trasforma lo spettacolo, si mette in rilievo,
“in un palcoscenico di attesa, un luogo dove gli italiani
diventano il metaforico Godot: attesi, desiderati, ma mai
realmente presenti. Un delicato equilibrio tra comicità e
riflessione, una rappresentazione teatrale della realtà che
trascende le pareti del teatro per riflettersi sulla società
stessa”.
“Un seggio elettorale – così l’autore e regista nella nota –
è a modo suo un luogo simbolo di una democrazia. Quel semplice
gesto, ossia votare, per anni è stato considerato quasi sacro da
molti italiani, ma con il passare degli anni c’è stato uno
scollamento sempre maggiore tra Paese reale e classe dirigente”.
Un giorno come un altro è un “piccolo” (apparentemente)
racconto “di un sempre più diffuso malcostume, simbolo –
conclude la nota – di una società immemore del passato,
incurante del futuro e totalmente indifferente. Un grido
silenzioso di dignità e civiltà teatrale che, proprio perché non
alza la voce, diventa visibilmente assordante e imbarazzante”.
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www.ansa.it è stato pubblicato il 2024-12-03 18:39:15 da
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