I giovani rischiano di andare in pensione a quasi 74 anni se non si interviene.
È questo il dato emerso dallo studio realizzato dal Consiglio Nazionale dei Giovani (CNG) insieme con EURES Ricerche Economiche e Sociali.
Scopriamo nel dettaglio quali sono le proiezioni sull’età in cui andranno in pensione i giovani, tenendo conto dello scenario attuale e analizzando l’andamento delle retribuzioni.
GIOVANI IN PENSIONE A QUASI 74 ANNI, ALLARME EURES E CNG
“La crescente precarizzazione e discontinuità lavorativa, associata a retribuzioni basse e mancanza di garanzie sociali, colpisce in particolare i giovani e le donne, rendendo più difficile il loro percorso di ingresso nel mercato del lavoro, la stabilità contrattuale e i livelli retributivi”.
Lo ha affermato, in occasione della presentazione della ricerca “Situazione contributiva e futuro pensionistico dei giovani”, realizzata dal Consiglio Nazionale dei Giovani assieme a EU.R.E.S., la Presidente del CNG, Maria Cristina Pisani, che ha espresso “la necessità di un dibattito più approfondito sulle questioni previdenziali, che tenga conto anche delle esigenze delle giovani generazioni”.
“Tutto questo comporta un impatto significativo sulla situazione previdenziale futura dei giovani“, ha sottolineato Pisani.
La questione demografica e il passaggio al sistema “contributivo puro” mettono ulteriormente a rischio la sostenibilità del nostro sistema pensionistico.
Quale sarà la conseguenza? Questa tendenza porterà i giovani di oggi a lavorare più a lungo e contemporaneamente ricevere pensioni più basse rispetto alle generazioni precedenti.
Secondo l’analisi di EURES, prosegue la Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani “la combinazione di discontinuità lavorativa e retribuzioni basse per i lavoratori under 35 determinerà un ritiro dal lavoro solo per vecchiaia, con importi pensionistici prossimi a quello di un assegno sociale. Una situazione che sarà socialmente insostenibile”.
PROIEZIONI IMPORTI PENSIONE DEI GIOVANI
Lo studio del Consiglio Nazionale dei Giovani e di EURES mostra chiaramente quale potrebbe essere l’importo della pensione che percepiranno i giovani.
Ecco le proiezioni originali sul valore delle pensioni atteso nei prossimi decenni:
- per i lavoratori dipendenti che oggi hanno meno di 35 anni, se la permanenza si protraesse fino al 2057, determinando così un ritiro quasi a 74 anni (73,6), l’importo dell’assegno pensionistico ammonterebbe a 1.577 euro lordi mensili (1.099 al netto dell’Irpef), valore che equivale a 3,1 volte l’importo dell’assegno sociale;
- per i lavoratori in partita IVA (sempre con permanenza fino al 2057 e un ritiro a 73,6 anni) l’importo dell’assegno pensionistico ammonterebbe a 1.650 euro lordi mensili (1.128 al netto dell’Irpef), valore che equivale a 3,3 volte l’importo dell’assegno sociale.
“Una stima – aggiunge Alessandro Fortuna, Consigliere di Presidenza con delega alle politiche occupazionali e previdenziali – che evidenzia la grave distorsione del sistema pensionistico, così come attualmente definito, che non soltanto proietta nel tempo le diseguaglianze reddituali, rinunciando a qualsivoglia dimensione redistributiva, ma addirittura risulta punitivo verso i lavoratori con redditi più bassi, costretti a permanere nel mercato del lavoro (al di là dell’anzianità contributiva) per tre o addirittura sei anni più a lungo dei loro coetanei con redditi più alti e ad una maggiore stabilità lavorativa”.
CONFRONTO TRA ITALIA ED EUROPA PER PENSIONE DEI GIOVANI
Secondo l’ultimo rapporto Eurostat, la spesa pensionistica in Italia rappresenta il 17,6% del PIL nel 2020, il secondo più alto nell’UE27 dopo la Grecia, e decisamente superiore alla media dell’UE27 del 13,6%.
“Anche le stime OCSE confermano la tendenza di aumento dell’età pensionabile che allungherà sempre di più la vita lavorativa dei giovani “, ha precisato Pisani.
Vediamo le stime emerse dallo studio realizzato da CNG ed EURES:
- I giovani entrati nel mondo del lavoro nel 2020 all’età di 22 anni in Italia raggiungeranno l’età pensionabile a 71 anni, il dato più alto tra i principali Paesi europei.
- Nel 2021, i lavoratori under 25 hanno ricevuto in media 8.824 euro di stipendio, il 40% della retribuzione media complessiva, mentre i lavoratori tra i 25 e i 34 anni hanno ricevuto in media 17.076 euro, l’78% della retribuzione media.
- Nell’arco di dieci anni, è cresciuta l’incidenza dei contratti a tempo determinato e quella dei contratti atipici passata dal 29,6% al 39,8%. Una realtà inconciliabile con un sistema che per consentire trattamenti dignitosi necessita di carriere a contribuzione piena e con crescita retributiva.
LE PROBLEMATICHE DEL MODELLO CONTRIBUTIVO
Il modello puramente contributivo è sostenibile solo se inserito in un mercato del lavoro basato su stabilità e crescita retributiva.
Variabile che, invece, è smentita dai dati secondo cui, nel 2021, più di un lavoratore under 35 su quattro ha percepito una retribuzione annua inferiore a 5.000 euro e dalla riduzione, tra il 2011 e il 2021, della quota di giovani con contratto a tempo indeterminato passata dal 70,3% al 60,1%.
Al tempo stesso, sempre nell’arco di dieci anni, è cresciuta l’incidenza dei contratti a tempo determinato e quella dei contratti atipici passata dal 29,6% al 39,8%. Una realtà inconciliabile con un sistema che per consentire importi degli stipendi dignitosi necessita di carriere a contribuzione piena e con crescita retributiva.
I giovani rischiano di andare in pensione a quasi 74 anni e prendere una pensione talmente bassa che potrebbero gravi difficoltà nel sostenere le spese quotidiane per avere una vita dignitosa.
LA PROPOSTA DEL CONSIGLIO NAZIONALE DEI GIOVANI
“Alla luce di questi dati, come Consiglio nazionale dei giovani – ha dichiarato Fortuna – continuiamo ancora una volta a rivendicare l’introduzione di una pensione di garanzia per i giovani che preveda strumenti di sostegno e copertura al monte contributivo per i periodi di formazione, discontinuità e fragilità salariale dei giovani”.
La proposta, quindi, riprende il filone della pensione giovani con assegno di garanzia, attraverso interventi cui dovranno accompagnarsi, se non si vuole ignorare il rischio di povertà cui sono esposte intere generazioni, modifiche strutturali che consentano un acceso stabile e di qualità nel mercato del lavoro restituendo, peraltro, sostenibilità a un modello previdenziale a scambio generazionale.
“Questa tendenza è inoltre inquietante per la società nel suo complesso, minacciando la competitività e il benessere futuro del nostro Paese nei prossimi anni“, ha concluso Maria Cristina Pisani. “Abbiamo bisogno di un dibattito nazionale più aperto e inclusivo sulle pensioni. È una questione di giustizia intergenerazionale e di sostenibilità del nostro sistema sociale“.
RICERCA EURES E CNG
La ricerca “Situazione contributiva e futuro pensionistico dei giovani. Quali risposte all’inverno previdenziale” è stata realizzata dal Consiglio Nazionale dei Giovani in collaborazione con EU.R.E.S. Ricerche Economiche e Sociali.
Il Consiglio Nazionale dei Giovani (CNG) è l’organo consultivo istituito dalla Legge n. 145/2018, con l’obiettivo di rappresentare gli interessi dei giovani nel dialogo con le istituzioni italiane. Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito web del CNG.
EURES Ricerche Economiche e Sociali è una associazione non profit, impegnata dal 1998 nella promozione e realizzazione di formazione e di ricerca applicata in campo economico, sociale e culturale.
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www.ticonsiglio.com è stato pubblicato il 2023-08-09 08:44:59 da Redazione Ticonsiglio
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