Allo studio un test del sangue per rilevare l’età biologica del cervello














Un team di ricerca coordinato dagli scienziati Yu-Ming Xu e Wei Cheng presso il First Affiliated Hospital of Zhengzhou University in Cina, ha identificato tredici proteine nel sangue che predicono la rapidità o la lentezza con cui il cervello di una persona invecchia, rispetto al resto del corpo.


Lo studio è stato pubblicato il 9 dicembre 2024 su Nature Aging e sostiene che i cambiamenti nelle concentrazioni di queste proteine nel sangue, possono raggiungere un picco a 57, 70 e 78 anni, suggerendo che queste fasi della vita possono essere importanti per attuare potenziali interventi, con un impatto, sul processo di invecchiamento cerebrale.


Invecchiamento e disturbi neurodegenerativi


Gli esperti stimano che entro il 2050, a livello globale, il numero di persone di età pari o superiore a 65 anni, supererà 1,5 miliardi, evidenziando la necessità di una comprensione più approfondita del processo di invecchiamento, in relazione al cervello, visto che la presenza di disturbi neurodegenerativi, come la demenza, aumenta con l’età.


L’età biologica del cervello umano può essere stimata utilizzando algoritmi predittivi che si basano su caratteristiche di imaging cerebrale ottenute con Risonanza e PET, come il volume del cervello, la superficie e la distribuzione della materia bianca, ma potrebbe anche essere possibile dedurre la vera età del cervello e il suo stato di salute con esami più semplici e meno costosi, basati su prelievi di sangue.


Metodi e risultati dello studio


Il team di ricercatori ha utilizzato i dati di imaging cerebrale di 10.949 adulti sani tra i 45 e gli 82 anni per studiare i potenziali indicatori dell’invecchiamento.


Contemporaneamente, ha anche analizzato la concentrazione di 2.922 proteine in campioni di sangue di 4.696 persone, più della metà delle quali erano donne, utilizzando i dati della Biobank britannica, identificando 13 proteine fortemente associate all’invecchiamento biologico del cervello, di cui, otto proteine collegate ad un rapido invecchiamento cerebrale e cinque ad un invecchiamento cerebrale più lento.


Una proteina chiave è la Brevican, localizzata sulla superficie dei neuroni, nel sistema nervoso centrale.


Negli esseri umani è codificata dal gene BCAN, situato nel braccio lungo del cromosoma 1, aiuta a formare e a mantenere la rete di molecole attorno alle cellule ed è coinvolta nell’apprendimento e nella memoria.


Gli esperti, volevano identificare la differenza tra età cerebrale ed età cronologica ed hanno notato che le concentrazioni di molte proteine cambiano con l’età biologica del cervello, secondo traiettorie distinte che insieme formano tre picchi a: 57, 70 e 78 anni.


I cambiamenti nelle concentrazioni di queste proteine nel sangue potrebbero riflettere momenti di transizione nella salute del cervello ad età specifiche. Gli Autori dello studio suggeriscono che l’invecchiamento cerebrale non segue un percorso uniforme, ma subisce fasi di accelerazione e rallentamento che potrebbero essere influenzate da fattori genetici, ambientali e patologici.


Il primo picco a 57 anni, potrebbe essere il momento in cui il cervello inizia a sperimentare i primi segni di invecchiamento cognitivo, ma senza manifestazioni cliniche evidenti. Potrebbe trattarsi di una fase precocissima, in cui i cambiamenti nelle proteine del sangue rappresentano i primi segnali di un declino graduale. L’età di 70 anni è stata identificata come una fase di maggiore vulnerabilità, dove i cambiamenti proteici sembrano indicare una transizione più significativa verso il deterioramento delle funzioni cerebrali. A 78 anni, il picco di proteine indica un periodo di maggiore rischio per la comparsa di disturbi neurodegenerativi, in cui i danni cerebrali potrebbero diventare più pronunciati e visibili.


Le analisi hanno anche rivelato che i livelli di altre proteine, come il GDF -15 sono associati a gravi malattie neurodegenerative, tra cui la demenza e l’ictus.


Il GDF -15 (Growth Differentiation Factor-15, Fattore di differenziazione della crescita -15 ), un nuovo biomarcatore     sistemico dello stress ossidativo, della infiammazione e dell’invecchiamento cellulare, è stato identificato come un possibile indicatore precoce di deterioramento cognitivo e motorio.


I Ricercatori hanno osservato che i livelli di BCAN e GDF- 15 nel sangue, non solo si correlano con il rischio di sviluppare disturbi neurodegenerativi, ma riflettono anche i cambiamenti nelle funzioni cerebrali, come la memoria e la capacità di movimento.


Studiare i biomarcatori collegati all’età cerebrale di una persona potrebbe aiutare gli scienziati ad identificare le molecole da prendere di mira nei trattamenti per le malattie cerebrali legate all’età.


Queste proteine sono tutte promettenti bersagli terapeutici per i disturbi cerebrali, ma potrebbe volerci molto tempo per convalidarle – affermano i Ricercatori. Se confermato da ulteriori ricerche, il test del sangue potrebbe diventare una pratica di routine per le persone, a partire dai 50 anni, permettendo di monitorare regolarmente i livelli di proteine ed identificare precocemente i segni di invecchiamento cerebrale.


Mentre questo studio ha avuto come base principale una cittadinanza di origine europea, gli Autori sottolineano l’importanza di esplorare il ruolo di queste proteine in diverse età ed etnie. La variabilità genetica tra le popolazioni potrebbe influenzare la traiettoria di invecchiamento cerebrale e la ricerca futura dovrà includere un campione più eterogeneo di individui per garantire che i biomarcatori siano validi per diverse popolazioni. Inoltre, nel determinare la salute del cervello durante l’invecchiamento, sarà fondamentale anche indagare l’interazione di fattori genetici ed ambientali.




























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www.ilpiacenza.it è stato pubblicato il 2024-12-16 06:00:00 da


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