(di Francesca Brunati)
La rete di presunte cyber-spie
aveva un progetto “segreto nel cuore”, per usare le parole di
Nunzio Samuele Calamucci, la mente tecnologica del gruppo, ai
domiciliari come l’ex super poliziotto Carmine Gallo. Un
progetto chiamato ‘Safe Harbour’ – ‘Porto Sicuro’ – e che
prevedeva la creazione di una società schermo, nata per “ragioni
di sicurezza” nel caso di accertamenti e indagini.
Come si legge negli atti dell’indagine della Dda di Milano e
della Dna, il piano, che ha visto la luce nel maggio scorso e
che Calamucci “desiderava realizzare per agevolare le attività
criminose” del network che ruotava attorno alla Equalize, ha
portato alla costituzione della società ‘Safe Harbour’, con sede
legale a Reggio Emilia, presso l’indirizzo di residenza di
Giulio Cornelli, uno dei giovani hacker della squadra pure lui
ai domiciliari – ieri al gip ha detto che intende “chiarire
tutto” – e un capitale sociale “modesto”, pari a 500 euro.
L’operazione architettata, annotano gli investigatori, avrebbe
consentito al gruppo “non solo di drenare risorse,
movimentandole dalle società capofila, ma anche di ‘allontanare’
da via Pattari la catena di formazione, realizzazione e
distribuzione dei report e di gestione della piattaforma
Beyond”. Necessità questa “dovuta a ragioni di sicurezza del
gruppo legate all’utilizzo di dati abusivamente esfiltrati dalle
banche dati strategiche nazionali”.
Un’attività imponente con innumerevoli report illegali
venduti al cliente di turno, consistita anche in depistaggi e
“creazione di finte prove a suo favore”. Basti pensare che la
sola Equalize – amministrata da Gallo ma di proprietà di Enrico
Pazzali, il presidente di Fondazione Fiera che si è autosospeso
in quanto indagato – in base alle fatture raccolte dai
Carabinieri di Varese, tra il 2022 e il 2024 avrebbe avuto circa
400 clienti, tra cui pure studi legali ‘blasonati’, Esselunga e
Brt-Bartolini” ai quali avrebbe fornito una “mole di report
necessari alla difesa – dice sempre Calamucci – dopo lo scandalo
innescato dai sequestri e dalle indagini della Procura di
Milano” del pm Paolo Storari.
Insomma, il dossieraggio e la raccolta abusiva di
informazioni riassemblate in report all’apparenza lecita,
avevano portato anche alla ricerca di nuovi uffici, pure a
Londra, e all’idea di una società ‘schermo’. E che gli affari
fossero floridi lo fa intuire una intercettazione sempre di
Calamucci, dello scorso 5 settembre. “Stiamo facendo la
trasformazione da Ikea a boutique eh…stiamo diventando
boutique…”, dice al telefono con Gallo e Pazzali, il quale
chiede: “Ma tu parli della nostra azienda?”. Gallo risponde “sì
certo…”. E ancora Pazzali: “certo perché noi siamo partiti
come Ikea, come ti permetti? Cioè……(ride)”.
E proprio Pazzali, documenta l’inchiesta con tanto di
fotografie, viaggiava su una macchina con autista e una “paletta
con stemma della Repubblica e la dicitura Prefettura di Milano”,
cosa che porta gli investigatori a sottolineare che
“l’istituzionalizzazione delle attività di Equalize passa anche
dall’accostamento del suo Presidente” e titolare, ossia Pazzali,
e “gli enti e le organizzazioni dello Stato. Pazzali non è solo
vicino alle istituzioni, un’evidente vicinanza di comodo, ma –
Proseguono – si accosta anche alle medesime”.
Infine, ci sono i discorsi su Marco Mancini, l’ex dirigente
dei Servizi, che Calamucci addita come “componente della
‘squadra Fiore'”, una sorta di centrale di dossieraggio
operativa a Roma e composta da almeno cinque ex appartenenti
alle forze di polizia sulla quale sta indagando la procura
romana. Di Mancini parla anche l’ex carabiniere Vincenzo De
Marzio, anche lui indagato, sostenendo che l’ex 007 lo avrebbe
minacciato di morte.
L’avvocato Luca Lauri, legale di Mancini, in una nota replica
però che tali “notizie non hanno il benché minimo fondamento. Il
Dott. Mancini non conosce né ha mai avuto rapporti con Nunzio
Calamucci e Carmine Gallo che nelle intercettazioni riportate
dalla stampa parlano di lui, riferendo un coacervo di dati non
corrispondenti al vero probabilmente per cercare di accreditarsi
tra loro e verso soggetti che le attente indagini della Procura
di Milano non mancheranno di individuare. Altrettanto fantasiose
– prosegue la nota – sono le affermazioni di Vincenzo De Marzio
e le gravi minacce che egli attribuisce al dott. Mancini, il
quale tutelerà in ogni sede la sua reputazione, fiducioso che
l’attività degli Inquirenti non potrà che disvelare la sua
qualità di persona offesa”.
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L’articolo >>>ANSA/Le cyber-spie e il progetto segreto, una società schermo – Notizie
www.ansa.it è stato pubblicato il 2024-11-01 19:15:57 da
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