GROSSETO. Una delle case d’appuntamento scoperte a Grosseto era proprio di fronte alla scuola elementare di via Prati. Mentre i bambini entravano e uscivano da scuola, accompagnati dai loro familiari, gli uomini si presentavano alla porta di un fondo commerciale lì di fronte. Fondo commerciale che era stato trasformato in una casa d’appuntamenti.
Tre ne sono state scoperte in città. Un giro d’affari redditizio, per gli 8 indagati, cinque dei quali finiti in carcere, accusati a vario titolo di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Quattro donne, tutte cinesi, tra i 35 e i 47 anni e un uomo, anche lui cinese, di 49 anni, che si faceva chiamare Mauro sono stati arrestati.
Tre invece sono indagati a piede libero: si tratta di due italiani, uno di 67 e uno di 51 anni e un nordafricano di 33 anni.
Sono tre i fondi commerciali che venivano utilizzati dalla banda per organizzare gli incontri con ragazze orientali. Incontri che venivano pubblicizzati sul sito “Bakeka Incontri Grosseto”, dove l’uomo cinese finito in carcere, pubblicava gli annunci corredati da foto delle ragazze nude.
Tre fondi commerciali, sulle facciate dei quali erano rimaste le insegne delle precedenti attività come quella di un meccanico o di un negozio di mobili. Dentro, si presentavano in tutto e per tutto come centri estetici. Ma i “massaggi” prenotati dai circa 200 clienti individuati dagli investigatori nel corso di un’indagine durata più di un anno, in realtà erano prestazioni sessuali. Che sono state anche riprese grazie alle intercettazioni ambientali disposte dalla procura.
Professionisti, operai, studenti. Ragazzi di 20 anni, uomini di 50 o 60. Era vasta la platea dei clienti che si presentavano, dalla mattina alla sera, di fronte alle porte dei tre centri. Uno era in via Prati, proprio di fronte alla scuola elementare. La presenza delle ragazze orientali nel fondo era stato segnalato anche dai vicini: spesso erano costretti a sentire le urla di piacere dei clienti e delle ragazze, costrette ad assecondarli. Problema che poi sarebbe stato risolto con l’installazione di pannelli fonoassorbenti. Gli altri due centri erano invece in via Isonzo e in via Ansedonia. Anche qui, da fuori, non si vedeva nulla, tranne il via vai di clienti. Le finestre e le porte erano state infatti perfettamente oscurate.
Tariffe per ogni specialità
Le quattro donne finite in carcere, le maitresse che gestivano le ragazze e gli appuntamenti, si accordavano al telefono sul prezzo e sulle prestazioni che erano riportate in una sorta di menu.
Prestazioni i cui prezzi oscillavano tra i 20 e i 50 euro circa, anche se in qualche caso veniva richiesto anche un prezzo più alto. E il giro d’affari, nemmeno a dirlo, era redditizio: in un anno, la banda avrebbe ricavato circa un milione di euro, sfruttando le ragazze che vivevano dentro ai fondi commerciali. I vicini, le giovani prostitute orientali, non le hanno mai viste.
Chi ha provato a bussare alla porta dei tre fondi, per chiedere informazioni o per protestare per il volume dell’incontro troppo alto, non ha mai ricevuto risposta. Per farsi aprire era necessario telefonare. I clienti, arrivati di fronte al portone, tiravano fuori il cellulare, componevano un numero ed entravano. All’orario stabilito, come da accordi. A ogni ora del giorno e della notte, domenica compresa.
Elementi, questi, raccolti nel corso dell’indagine e riportati nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Coniglio che giovedì 21 novembre interrogherà le quattro donne e il cittadino cinese finiti in carcere con l’accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
www.maremmaoggi.net è stato pubblicato il 2024-11-20 18:34:56 da Francesca Gori
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