E’ una condizione che colpisce molte persone che non hanno malattie cardiache note e spesso senza segni premonitori: parliamo dell’arresto cardiaco. Il recente episodio sul campo da calcio di Firenze riaccende i fari su una condizione che può colpire anche in giovane età e con alla base una grave aritmia, la fibrillazione ventricolare, che se si interviene in tempi brevi con un defibrillatore può essere risolta con la ripresa di attività cardiaca spontanea.
Il defibrillatore semiautomatico è uno strumento che consente, attraverso l’applicazione di specifiche piastre adesive sul torace, di “leggere” la necessità di defibrillazione, ovvero di erogare una scarica elettrica controllata che annullando l’attività elettrica del cuore consente di far ripartire un ritmo cardiaco normale e di consentire al soccorritore di premere il pulsante di scarica.
Numeri e implementazione dei dispositivi
La normativa italiana (legge 116 del 2021) consente l’impiego del defibrillatore anche senza avere frequentato uno specifico corso di formazione a tutte le persone che ne possano disporre. La centrale operativa 118 ha il mandato, oltre che di coordinare e gestire l’intervento dei mezzi di soccorso, quello di censire i defibrillatori che sono presenti sul territorio di competenza e che possono essere a disposizione dei primi soccorritori nell’attesa dell’ambulanza. Nei comuni dell’Ausl della Romagna attualmente sono presenti 1200 defibrillatori, in luoghi pubblici, aziende, centri sportivi, centri commerciali, mezzi di forze di pubblica sicurezza, condomini ed altri luoghi.
La regione Emilia Romagna con la delibera di giunta 2030 del 2023 ha messo a disposizione delle Aziende Sanitarie 1,5 milioni di euro per incrementare il numero di defibrillatori da distribuire sui territori: all’Ausl della Romagna sono stati assegnati 382 mila euro per l’acquisizione di circa 200 nuovi apparecchi, che verranno ripartiti sul territorio raggiungendo anche i luoghi in cui i defibrillatori sono meno frequenti. Ciò consentirà di aumentarne il numero di quasi il 20%.
I dati internazionali dimostrano che la maggiore sopravvivenza da arresto cardiaco improvviso si ottiene quando, oltre alla rapidità dei tempi di arrivo dei mezzi di soccorso e alla qualità dei trattamenti erogati, un primo soccorritore mette in atto manovre di rianimazione e, se possibile e indicato, di defibrillazione.
Il ruolo dei “primi soccorritori”
Obiettivo pertanto del sistema 118 è quello di unire la rete dei mezzi di soccorso alla rete dei “primi soccorritori” che, sotto la guida dell’infermiere della centrale operativa (con telefono e videochiamata), intervengono immediatamente. Il legame è reso possibile attraverso un allertamento via App, “Appdae”, regionale Emilia Romagna che consente a coloro che hanno dato la propria adesione al progetto di essere avvisati di un probabile arresto cardiaco nelle loro vicinanze.
Perché è necessario implementare il numero di defibrillatori e di cittadini che si rendono disponibile a intervenire se allertati dalla centrale operativa 118? Perché la sopravvivenza da arresto cardiaco possa essere incrementata: attualmente la percentuale di pazienti in arresto cardiaco improvviso in sede extraospedaliero che si riprende completamente dopo l’episodio è intorno al 8% negli Stati Uniti (considerato il paese di riferimento per la rete di soccorso all’arresto cardiaco) con il 6,5% in Romagna, corrispondente a 60 pazienti. Aumentare questa percentuale significa accrescere il numero di persone che possono avere ancora una prospettiva di molti anni di vita.
Estendere l’adesione all’app regionale
L’impegno di Ausl della Romagna in questo senso prevede anche di creare connessioni con le reti di volontariato territoriali al fine di diffondere la cultura della rianimazione cardiopolmonare e della defibrillazione facendo conoscere l’importanza dei primi soccorritori, della possibilità di essere allertati con l’Appdae, di farsi parte attiva nel coinvolgere altre persone.
www.riminitoday.it è stato pubblicato il 2024-12-16 17:16:47 da
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