«Aveva una relazione con “il Bugia”»- Corriere.it

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di Fabrizio Peronaci

Nuovi testimoni nell’inchiesta riaperta dalla Procura sulla scomparsa della giovane di Montesacro. La pista dell’estrema sinistra: «Forse si trasferì in Sud America»

C’è una testimonianza che racconta molto sulla scomparsa di Alessia Rosati, la 21enne romana uscita di dimora, in via Val di Non, a Montesacro, il 23 luglio 1994, dicendo ai genitori che andava ad assistere all’esame di un’amica e mai più tornata. Uno dei tanti cold case romani
senza apparente soluzione, sul quale però dal 2017 la Procura di Roma, nella persona della pm Alessia Miele, è tornata a indagare. Tra gli obiettivi della nuova inchiesta c’è anche la verifica del possibile coinvolgimento di Marco Accetti
, l’uomo che si è autoaccusato del sequestro di Emanuela Orlandi (qui la ricostruzione completa) e che nel 2015, all’indomani dell’archiviazione del fascicolo sulla «ragazza con la fascetta», pubblicò una serie di post nel suo blog (uno dal titolo «L’altra Emanuela»), sostenendo di aver conosciuto Alessia e di sapere con certezza che fu «allontanata da dimora» allo scopo di «fare pressioni contro elementi del Sisde», all’epoca coinvolti nel maxi-scandalo sui fondi neri.

L’ultima novità è in una deposizione a Piazzale Clodio: la stessa amica che la studentessa di Lettere di Montesacro incontrò prima di dissolversi nel nulla, ha fornito alla Procura numerose indicazioni, nell’ambito della nuova inchiesta, per fare luce sul mistero. E ha indicato anche personaggi precisi. Nel mirino soprattutto gli ambienti dell’estrema sinistra: «Io e Alessia eravamo accomunate da una grande passione per la lettura e la cultura – ha detto – e spesso ho frequentato insieme a lei centri sociali tipo Forte Prenestino e Villaggio Globale. Parlavamo anche di politica, passione più di Alessia, che era attiva in Autonomia Operaia e frequentava le cosiddette Aulette blu all’università La Sapienza…» Rapporti più precisi? Eccone due, mai emersi: «Sicuramente Alessia aveva avuto una relazione sentimentale con tale Bugia, che frequentava gli stessi centri sociali ed era politicamente molto attivo. Ha avuto una storia anche con uno dei componenti della banda Ak47, che spesso suonava al centro sociale di v ia Val Padana». Altra domanda: droghe? «Sicuramente canne. In un’occasione Alessia mi riferì di aver assunto qualcosa di più forte…» Fatti strani o indizi precedenti la scomparsa? «Suo padre mi disse di aver ricevuto una telefonata da un soggetto che gli riferì che Alessia picchiava e faceva picchiare…» Un fatto inedito, che si aggiunge alla telefonata choc arrivata a suo tempo dalla famiglia, da uno sconosciuto secondo il quale la ragazza stava «malissimo».

Ebbene, alcune delle novità sono di non poco conto. Intanto il presunto ruolo della giovane scomparsa in raid o pestaggi, forse legati a una militanza particolarmente vibrante, collocabile in un’area intermedia tra passione politica e illegalità. E poi spuntano possibili testimoni ben informati. In un successivo passaggio della sua deposizione, al momento di ricostruire la mattina della scomparsa e le successive ricerche, la stessa amica ha rivelato: «Ricordo di aver cercato Alessia in via dei Volsci, dove c’era Radio Onda Rossa, e forse anche alle Aulette blu. In un’occasione, sempre dopo la scomparsa, incontrai Il Bugia al centro sociale Brancaleone, gli chiesi se sapesse qualcosa di Alessia ma lui con fare vago si allontanò senza neanche rispondermi». Un’ulteriore possibile pista mai venuta alla luce e ora finita agli atti riguarda la possibile destinazione della scomparsa: «Non posso escludere che Alessia possa aver deciso di allontanarsi da dimora senza dire nulla ai genitori per trasferirsi in Sud America, che catturava molto il suo interesse visto che era stata la patria di importanti esponenti politici». Sono dichiarazioni che aprono scenari finora rimasti sottotraccia. La 21enne di Montesacro volatilizzata – e ancora viva – sulle tracce di Che Guevara o Simon Bolivar? Altra domanda: Il Bugia è stato già individuato dalla Procura? Se ascoltato come testimone, potrebbe fornire elementi utili? Ancora: la stessa amica sa forse di più? Va ricordato che, all’epoca della prima inchiesta, fu accusata di «dichiarazioni mendaci a pubblico ufficiale», in quanto non raccontò che il 23 luglio verso mezzogiorno fu lei ad accompagnare Alessia a dimora in via Val di Non (notate da un vicino), probabilmente per prendere qualche oggetto.

Nuove piste e tanti approfondimenti, insomma, per una scomparsa tornata d’attualità, così come l’omicidio di Katy Skerl (gennaio 1984), anch’esso collegato al caso Orlandi dopo la sorprendente scoperta, lo scorso luglio, che la bara della ragazza è stata trafugata, probabilmente da finti addetti del cimitero Verano. In tempi recenti, sull’enigma Rosati, è arrivato anche il contributo di una grafologa giudiziaria del tribunale di Roma, Monica Manzini, secondo la quale la lettera che Alessia inviò all’amica subito dopo essere sparita «non fu scritta sotto minaccia», in quanto mancano evidenze come «segni di incertezza o tremori» e piuttosto, al contrario, la grafia evidenza «desiderio di indipendenza e di bruciare le tappe». Verso dove? Una morte ormai messa nel conto dalla famiglia, considerato l’enorme lasso di tempo trascorso senza neppure una telefonata, oppure un’incredibile seconda vita da qualche parte nel mondo? ([email protected])

29 novembre 2022 (modifica il 29 novembre 2022 | 13:39)

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roma.corriere.it è stato pubblicato il 2022-11-29 13:39:37 da Fabrizio Peronaci


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