Bari, cinque persone a processo per il monumento imbrattato in corso Vittorio Emanuele



BARI – Imbrattarono il monumento del «Cavallo con Gualdrappa» di Mario Ceroli in corso Vittorio Emanuele e, a distanza di quattro anni, in cinque ne rispondono davanti ad un giudice. Il volto in vernice nera di Benedetto Petrone e, sotto, la scritta «Benny Vive!» in vernice rossa: questo fu impresso sulla parte anteriore della base del monumento equestre il 28 novembre 2020, durante una manifestazione organizzata nel 43esimo anniversario dell’omicidio di Benny Petrone, il comunista 18enne barese ucciso in un agguato fascista il 29 novembre del 1977. Il giorno della manifestazione decine di attivisti arrivati anche da altre città della provincia, si erano dati appuntamento in corso Vittorio Emanuele per un corteo dedicato alla memoria di Petrone. Avevano preparato striscioni e cartelli e si erano posizionati davanti al monumento. Tutto intorno, in quella che era una manifestazione regolarmente autorizzata, c’era il presidio delle forze dell’ordine a garantire la sicurezza dei manifestanti e della piazza.

E mentre gli striscioni venivano srotolati, alcuni attivisti – coperti dal grande lenzuolo bianco che apriva il corteo – avrebbero deciso di lasciare un segno del loro passaggio e della memoria di Benny Petrone, disegnando volto e nome con della vernice sulla base del monumento.

La Procura, dopo la denuncia presentata dal Comune di Bari, aprì un fascicolo per imbrattamento aggravato dall’aver commesso il fatto su cose di interesse artistico. Dopo circa due anni a cinque persone, tre ragazze e due ragazzi tra i 22 e i 29 anni, tra le decine che erano lì e che gli investigatori avevano individuato come i presunti autori dell’atto vandalico, fu notificato un decreto penale di condanna. I cinque antifascisti imputati, alcuni dei quali attivisti del centro sociale dell’ex caserma Rossani di Bari, avrebbero dovuto pagare una multa di 3.875 euro.

A quel decreto si sono opposti e ora è in corso il processo con rito ordinario, nel quale il Comune di Bari – che poi fece ripulire il monumento imbrattato – non si è costituito parte civile. Nell’udienza di ieri, dinanzi al giudice monocratico Mario Mastromatteo, sono stati sentiti i militari che quel giorno erano in presidio durante la manifestazione ed è stato acquisito il video che immortalava il corteo. Proprio grazie a quelle immagini gli investigatori hanno identificato i cinque, che potranno fornire la propria versione dei fatti nella prossima udienza del 17 gennaio, quando è previsto l’esame degli imputati.

Uno di loro, un 22enne barese, due anni prima fu coinvolto nella vicenda dell’aggressione squadrista da parte di militanti di estrema destra del movimento CasaPound ad alcuni manifestanti antifascisti di ritorno da un corteo organizzato nel quartiere Libertà, era il 21 settembre 2028, in occasione della visita dell’allora ministro dell’Interno leghista Matteo Salvini nel capoluogo pugliese. Dopo il pestaggio – per il quale è in corso il processo di primo grado a carico di 18 persone accusate delle violazione della legge Scelba sulle manifestazioni fasciste e di lesioni aggravate – cinque manifestanti amici delle vittime dell’aggressione squadrista – tra cui uno dei presunti imbrattatori del cavallo di Ceroli – furono accusati di aver reagito forzando i cordoni antisommossa della polizia e sono stati processati (tutti assolti) per resistenza a pubblico ufficiale.

Secondo il Tribunale «non vi era stato alcun atteggiamento aggressivo nei confronti del cordone di polizia», infatti «la loro politica era quella di denuncia degli attacchi subiti dal movimento di CasaPound e non di intralcio nei confronti delle forze dell’ordine». Quello stesso anno, il 2018, in occasione del 41esimo anniversario dell’omicidio Petrone, gli stessi attivisti antifascisti dell’ex caserma Rossani si sarebbero resi protagonisti di un altro episodio finito nelle informative delle forze di polizia, dando vita ad un corteo in parte non autorizzato che per quasi un’ora paralizzò il centro della città e che costò una doppia denuncia a tre dei principali promotori della manifestazione.


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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-10-22 14:07:57 da


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