BARI – Code «selvagge», confusione tra gli utenti, difficoltà nel trovare lo sportello «giusto». E così anche operazioni che si potrebbero sbrigare rapidamente diventano un «calvario».
Al distretto socio sanitario dell’Asl di Bari in via Caduti di via Fani si vive una situazione di forte disagio, ormai da mesi. Il racconto di una mattinata nella sede del quartiere Murat è ricco di malintesi, pratiche avviate e poi interrotte, accessi errati negli uffici non preposti al servizio richiesto.
Un guasto al totem smistacode. Ecco la principale ragione delle criticità di un presidio che funge da assoluto riferimento non soltanto per i residenti della zona, ma anche per molti stranieri che qui svolgono pratiche, data la vicinanza con la stazione centrale. Il distretto offre molteplici servizi: screening mammografico, ufficio relazioni con il pubblico, ufficio migranti e assistenza all’estero, consultorio familiare, nonché consulenze e visite specialistiche in ogni branca della medicina.
Il centro apre alle otto: già alle nove si registra un’affluenza sostenuta, ma all’ingresso il disorientamento generale è già evidente. Impossibile, infatti, ritirare un ticket con il servizio richiesto: il totem che dovrebbe erogare i biglietti con le indicazioni è guasto, così come sono spenti i display dei vari sportelli. All’infopoint ubicato nel grande atrio al piano terra, due operatori distribuiscono agli utenti un bigliettino cartaceo che dovrebbe fungere da riferimento per rispettare i turni.
In realtà, però, la confusione si genera subito: gli addetti all’infopoint, infatti, sono costretti a lunghe e dettagliate spiegazioni a chiunque cerchi indicazioni su dove dirigersi.
La situazione è ancora più incontrollata agli sportelli: il bigliettino distribuito non basta a disciplinare lo smistamento degli utenti che finiscono con il regolarsi in base al senso civico e sul rispetto reciproco. Facile, tuttavia, intuire che, con il trascorrere della giornata e l’inevitabile aumento dell’affluenza, non manchino occasioni di incomprensione e discussioni.
Il disagio, insomma, è evidente, ma l’aspetto deprecabile è che il contesto sia cristallizzato da circa sei mesi. «Vengo qui due volte all’anno per prenotare gli esami del sangue», racconta un ottantenne barese dallo spirito «battagliero». «Questa situazione si trascina almeno da maggio e non è cambiata di una virgola. Per un’operazione che richiederebbe pochi minuti ho perso più di un’ora e la maggior parte del tempo trascorre nel cercare di capire l’esatto ordine dei turni. Sono in pensione dopo una vita da amministratore: ho provato a chiedere spiegazioni, ma senza ricevere mai una delucidazione esauriente». «Veniamo dalla Georgia e stiamo tornando qui per la terza volta per ultimare alcune pratiche», aggiungono due signore. «Ma in ogni occasione incontriamo enormi difficoltà: non comprendendo bene l’italiano, è difficile seguire le indicazioni che ci vengono fornite oralmente». «Il personale è gentile e disponibile, ma evidentemente sotto pressione», conclude un ragazzo. «Vengo quasi tutte le settimane perché mia madre è una paziente oncologica: assicuro che nelle ore di punta è davvero complicato gestire lo smistamento delle varie necessità. Ma è così complicato sostituire uno strumento ormai di uso comune in ogni servizio al pubblico?».
www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-10-18 11:52:55 da
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