Bari, è caccia al killer del fisioterapista ucciso a Poggiofranco

Bari, è caccia al killer del fisioterapista ucciso a Poggiofranco



BARI –  Una lettera anonima recapitata in studio, i tabulati telefonici delle ultime ore, le immagini delle telecamere di videosorveglianza che potrebbero aver immortalato la fuga dell’assassino, le voci di chi ha sentito il litigio e le urla della vittima, la dinamica di quella che sembra una esecuzione. Ruota attorno a tutto questo l’indagine per dare un volto al killer di Mauro Di Giacomo, noto fisioterapista 63enne di Bari, marito e padre di due figli, ucciso intorno alle 20.30 di lunedì a pochi passi dal portone di casa.

Da due giorni gli uomini della squadra mobile guidati da Filippo Portoghese, coordinati dal pm della Procura di Bari Matteo Soave, stanno passando al setaccio il quartiere Poggiofranco, dove è avvenuto l’agguato. E stanno raccogliendo ogni elemento utili a ricostruire le ultime ore di vita dello stimato professionista, la cui morte, così violenta, ha creato sconcerto in tutti coloro che lo conoscevano.

Bari, è caccia al killer del fisioterapista ucciso a Poggiofranco

Gli investigatori partono dalle certezze: su Di Giacomo è stato scaricato l’intero caricatore di una pistola calibro 7.65. I proiettili lo hanno ferito mortalmente alle spalle e anche sul volto, mentre la vittima – urlando «aiuto» – tentava di sfuggire alla raffica di colpi. È morto nel parcheggio davanti la palazzina dove viveva con la famiglia, accanto all’ingresso della scuola elementare Tauro, mentre rientrava a casa con la spesa dopo una giornata di lavoro.
Da dodici anni lavorava come fisioterapista al Policlinico di Bari, in passato aveva anche collaborato con alcune squadra di calcio, svolgeva attività privata in uno studio in città e faceva il tutor nei tirocini universitari. Amici, famigliari, colleghi, studenti e conoscenti Proseguono a dirsi increduli, per il suo valore professionale e umano.

Qualcuno, però, lunedì sera lo ha voluto morto. E toccherà agli inquirenti capire chi e perché. Si scava soprattutto nella vita personale e professionale. Una vendetta è l’ipotesi più accreditata. Al momento, comunque, non vengono escluse altre piste (tranne quella della criminalità organizzata).

Stando a indiscrezioni, non confermate dagli inquirenti, un condomino che per caso in quel momento si trovava sul balcone di casa, con vista proprio sul piazzale dove è avvenuto il delitto, avrebbe sentito – forse anche visto – il litigio, le urla e poi l’agguato.

Tutto è accaduto in pochi istanti. Di Giacomo è arrivato con la sua auto, ha parcheggiato e si è diretto verso casa. Ad attenderlo – non è ancora chiaro se fosse già appostato lì oppure se lo avesse seguito – c’era un uomo. I due si sarebbero affrontati. L’aggressore, a volto scoperto, avrebbe subito mostrato l’arma in pugno e il 63enne avrebbe tentato di fuggire, di salvarsi. Invano. Il killer lo ha inseguito (e lo dimostra la posizione dei bossoli lasciati sull’asfalto) esplodendo tutti i 7 colpi che aveva nella pistola.

L’assassino si è poi dileguato in fretta, probabilmente a bordo di un’auto, mentre Di Giacomo chiedeva disperatamente aiuto. Un residente, allarmato dal rumore degli spari e dalle urla, ha chiamato i soccorritori, ma per il 63enne non c’è stato nulla da fare. Di Giacomo è morto lì, a pochi metri dai sui cari.

Tra le prime persone sentite dagli investigatori c’è un medico collega dello studio privato dove la vittima lavorava. È stato lui a riferire di una lettera anonima arrivata qualche giorno fa. Una missiva che non conterrebbe minacce, ma che è stata acquisita perché il suo contenuto potrebbe fornire utili spunti investigativi. Sotto sequestro anche il telefono cellulare del 63enne: tabulati ed eventuali contatti sospetti potrebbero far emergere un conflitto con qualcuno e dare una direzione più precisa alle indagini. Nell’area in cui è avvenuto il delitto non ci sono telecamere di sorveglianza ma sono state acquisite le immagini di quelle installate nelle strade limitrofe, alla ricerca di un fotogramma che ritragga l’assassino, che potrebbe aver agito da solo. Oggi, inoltre, il professor Francesco Introna, direttore dell’istituto di medicina legale del Policlinico di Bari, eseguirà l’autopsia che chiarirà l’esatta dinamica dell’agguato.

Omicidio a Poggiofranco un quartiere sotto choc

Un intero quartiere sotto choc. La morte di un uomo perbene, in una delle strade più tranquille della città, apparentemente senza motivo, ha gettato nello sgomento tutti i residenti di Poggiofranco. Lì dove lunedì sera, intorno alle 20.30, il noto fisioterapista Mauro Di Giacomo, 63enne marito e padre di due figli, è stato ucciso. Freddato con almeno 7 colpi di una pistola calibro 7.65. Al buio, forse al culmine di un litigio, a pochi passa dal portone di casa, mentre rientrava dopo una giornata di lavoro.

La sua morte è ancora un giallo ma su dinamica, movente e identificazione del responsabile, sono al lavoro senza sosta ormai da due giorni, gli uomini della squadra mobile, coordinati dal pm Matteo Soave. Fin dalle prime ore dopo il delitto gli inquirenti hanno ritenuto di poter escludere la pista mafiosa. Un omicidio, quindi, che nulla avrebbe a che fare con la criminalità organizzata. E allora si sta scavando nella sua vita privata, sentendo amici, parenti, conoscenti e colleghi, passando al setaccio tabulati telefonici, chat, analizzando le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona.
Una vita privata che chi conosceva il 63enne non esita a definire «esemplare». Il figlio minore, di 20 anni, Luca, ha affidato ai social, ad un post su Instagram, le sue parole di saluto al papà. «È assurdo perdere la vita così. È assurdo che basti un attimo per togliere un marito a sua moglie o un padre ai suoi figli. È assurdo tutto ciò. Caro papà – continua il post – io ti saluto e ti ringrazio per essermi stato sempre vicino, nel bene e nel male. Hai sempre fatto il tuo, forse anche di più. Mi hai insegnato tante cose e ne farò tesoro peri il futuro. Adesso sta a me diventare uomo, e lo diventerò perché sarai sempre con me. Ciao papà».

«Assurdo», per usare la definizione scelta dal figlio, è anche la parola che tanti amici ripetono. I condomini che abitano nel palazzo doveva viveva la vittima, in via Tauro, Proseguono a dirsi increduli. E così i colleghi, «sgomenti e sconcertati». «Tali atti non possono essere tollerati in una società civile. Nessun motivo può giustificare un gesto di violenza di questa portata» dice Gialia Berloco, presidente dell’ordine dei fisioterapisti di Bari, Bat e Taranto, parlandone come di un «professionista instancabile e con un profondo spirito di servizio» che «come docente ha contribuito a forgiare studenti che oggi sono abili fisioterapisti».

«Il mondo della fisioterapia piange un collega e un amico», prosegue la presidente, che esprime a nome dell’Ordine «cordoglio e vicinanza alla famiglia» del 63enne e «a sua moglie Angela, collega e componente del consiglio direttivo».
Centinaia i commenti di cordoglio, anche sui social. Di Giacomo, che lavorava da 12 anni al Policlinico, aveva anche uno studio privato a San Pasquale e faceva il tutor nei tirocini del corso di laurea Uniba in fisioterapia. Tanti suoi studenti hanno voluto dedicargli un pensiero. «Sulla tesi di laurea ti ringraziavo così: – scrive Roberto – “Molte delle informazioni e del lavoro descritto in questa tesi sono da attribuire al dottor Mauro Di Giacomo, mio relatore, il quale durante ore e ore passate a tirocinio tra momenti di divertimento e momenti di approfondimento mi ha trasmesso la passione e la fame di conoscenza per questa magnifica professione”. Ciao Maestro, il professionista che sono diventato è merito tuo». Annamaria scrive: «Ciao grande prof, mi hai insegnato tanto e mi hai trasmesso la passione per questo importante lavoro che ogni giorno svolgiamo». «Sei stato un grande maestro per me e per tutti i tuoi allievi» dice Lucia, mentre Antonio, un altro suo tesista, ne parla come di «una guida buona e professionale».




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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2023-12-20 13:13:11 da Redazione online


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