Bari e il decentramento amministrativo: prove tecniche per rilanciare il ruolo dei Municipi



BARI – L’obiettivo è effettuare una sorta di tagliando. Intervenire su una macchina che, a distanza dei suoi primi dieci anni di attività, ha registrato qualche mal funzionamento. Beccandosi anche la definizione di «scatole vuote». «Ma io avrò bisogno del contributo di ciascuno di voi, senza alcuna distinzione politica. Per tenere fede a un impegno: ricucire pezzi della città non solo a livello urbanistico ma anche dei servizi».

È un atteggiamento improntato alla massima collaborazione quello annunciato dal sindaco Vito Leccese sulla possibile riforma del decentramento amministrativo e sul reale funzionamento dei suoi cinque Municipi.

Impegni che il primo cittadino ha voluto mettere nero su bianco nell’audizione di ieri in commissione Decentramento, l’organo consiliare preposto a monitorare lo stato di attuazione di una riforma che dal 2014, mandando in soffitta il vecchio sistema delle nove Circoscrizioni, in realtà non ha dato i risultati sperati. «Abbiamo almeno tre grandi domande da sottoporle: c’è la previsione di adeguate risorse umane e finanziarie? C’è un cronoprogramma per l’attuazione vera del decentramento e sul raggiungimento dei suoi obiettivi?», la sintesi di Antonello Delle Fontane (M5S), presidente della commissione che dall’inizio del nuovo mandato sta rivedendo punto per punto il regolamento sui Municipi.

E ha già riscontrato alcune criticità sulla parte relativa al monitoraggio, in particolare gli strumenti previsti dal testo, ma mai realmente attuati come la conferenza dei presidenti, la conferenza dei dirigenti e l’osservatorio con le contestuali sedute monotematiche del Consiglio comunale sullo stato di salute degli organi decentrati.

«Sono tutti temi che condivido ma purtroppo anche con la prossima legge di bilancio avremo un ulteriore blocco del turn over del personale, seppur parziale. È un problema che riguarda quasi tutti i Comuni e molti sindaci sono preoccupati», ha rimarcato Leccese. «La mia vera sfida – ha aggiunto – è dare davvero attuazione al decentramento partendo soprattutto dalla definizione delle risorse, delle fiscalità e dei bisogni dei singoli quartieri».

Il primo cittadino ha infatti la volontà di definire con una indagine socio-economica le esigenze dei vari territori e non a caso ha già attivato le cinque presidenti municipali. «Dobbiamo almeno definire le prestazioni minime che possiamo erogare nei Municipi. Serve un osservatorio sui bisogni territoriali e uniformare i disciplinari per l’erogazione dei servizi» la richiesta dei consiglieri laforgiani, Francesca Bottalico e Victor Laforgia. «Lo si faccia anche su bandi cultura e contributi» ha aggiunto Grazia Albergo (Leccese Sindaco). «Si diano risposte su servizi minimi decentrati come la manutenzione e la riapertura degli uffici anagrafici» ha sottolineato Michelangelo Cavone (Pd).

«Anche sui trasporti ci sono molte disparità. Ci sono quartieri come Sant’Anna che hanno una sola linea urbana» il monito di Angela Perna (Decaro Sindaco). Ma quello del decentramento è un tema molto sentito anche dal centrodestra che ha annunciato la sua disponibilità alla collaborazione. «Ma dobbiamo ridurre non solo le distanze fisiche tra i Municipi e il Comune, ma anche quelle mentali. I cittadini non devono sentirsi distanti dai servizi erogat», la raccomandazione di Antonio Ciaula (Fratelli d’Italia). «Da ex consigliere municipale – ha sottolineato Carlo Patruno (Romito Sindaco) – sono dieci anni che sento parlare di decentramento ma senza alcun risultato. Ancora oggi è assurdo quell’articolo 55 che obbliga i Municipi a dare dei pareri che non sono vincolanti. Ci si esprime sulle proposte di delibera, pur sapendo che non servirà a nulla».


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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-11-14 13:37:26 da


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