Bari furbo e concreto, i segnali a Salerno patrimonio di valore



BARI – Qualcuno obietterà che s’è giocato meglio altre volte. E che il Bari ha vinto proprio nella giornata in cui è stato meno convincente sul piano della proposizione del gioco e della brillantezza, atletica e tecnica. Facciamo chiarezza, però. Partendo dal merito, già. Merita di vincere una squadra che segna due gol e tiene la porta inviolata? La risposta è semplice, sì. Merita di vincere chi sbaglia tre-quattro occasioni ghiotte e subisce almeno un gol? Risposta altrettanto banale, no. E allora, bando alle ciance. Onore al Bari, vincente a Salerno senza se e senza ma.

Giusto, poi, che si guardi dentro le prestazioni. E allora sì che il dibattito diventa logico. Il Bari avrebbe potuto produrre qualcosa di migliore all’«Arechi»? Sì, decisamente. Però certe prestazioni vanno contestualizzate. Per esempio valutando il percorso e la storia, fin qui, del campionato. Troppe volte, in passato, ai biancorossi era mancata concretezza. E forse anche ferocia in alcune gestioni. Normale, insomma, che Longo possa aver cambiato qualcosa sul piano della tattica e dell’atteggiamento. Come per esempio in un secondo tempo in cui, con due gol di vantaggio, la priorità era evitare di concedere, a una Salernitana in piena crisi emotiva, l’episodio che potesse riaprire i giochi. Questo, evidentemente, non vuol dire che all’allenatore sia piaciuta una prestazione tecnicamente così povera. Perché non c’è da vergognarsi a difendere più «basso», ma le ripartenze possono e devono rappresentare un’arma letale per mettere al sicuro il risultato. Il risultato, già. Averlo ottenuto contiene assolutamente motivi di crescita. Saper soffrire, per esempio. Senza scomporsi e perdere per strada l’equilibrio. Quei famosi dettagli che aiutano a diventare «grandi».

Undici partite senza sconfitte. Ecco un segnale distintivo che pesa. Detenendo una verità abbastanza chiara. Perdere poco racconta di valori primari. E di un gruppo di calciatori che è diventato squadra, tutto sommato abbastanza in fretta considerano il profondo rinnovamento della rosa. In tutte e undici le giornate il Bari è riuscito a trasmettere qualcosa alla sua gente. E non è poco. Perché quando hai limiti capita spesso di andare incontro a partite inconsistenti, a prestazioni molli. Ecco, il Bari ha sempre giocato mpartite imperfette, questo è vero. Però lasciando tracce di sè. La sensazione di una potenzialità inespressa. Ovvero, il motivo di una speranza sempre l’ultima a morire. Quella di riscoprirsi in grado di giocare per le prime posizioni. Senza l’ossessione della vittoria, certo. Ma se ti chiami Bari… bisognerebbe almeno avere la forza per «partecipare» ai giochi. E questo non lo racconta un giornalista, nemmeno un tifoso incallito. A dirlo è la storia di un club che in serie B non può mai essere a «casa». salvo voler stravolgere l’ordine e la logica delle cose.

Arriva la sosta e, forse, un pòo’ tutti ne avrebbero volentieri fatto a meno. Ma tant’è. Va sfruttata per nalzare ancora il livello di rendimento. E, ovviamente, per riportare Falletti a disposizione di Longo. Lui sì, la vera diversità in rosa. La fantasia e la tecnica al potere. Luce negli occhi della gente del Bari. Che ancora oggi ama follemente Maiellaro e Perrone. Ci sarà un perché, vero?


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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-11-12 13:59:24 da


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