Bari, la Dda sugli «infiltrati»: «Così gli uomini del clan Parisi piazzavano parenti nelle aziende»



BARI – Gli uomini vicini al clan Parisi non avevano «infiltrato» soltanto l’Amtab, la società di trasporti comunale commissariata a febbraio dopo gli arresti di Codice Interno. Ma erano riusciti a piazzare propri parenti o comunque persone a loro vicine anche in altre società affidatarie di appalti. Il particolare emerge dalle motivazioni del provvedimento con cui, la scorsa settimana, il Tribunale del Riesame ha scarcerato Michele De Tullio, l’ex dipendente Amtab finito in carcere il 26 febbraio con l’accusa di essere stato una delle interfacce tra l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri e il clan Parisi per l’acquisto dei voti a favore di Mari Lorusso, moglie di Olivieri candidata (e poi eletta) alle amministrative del 2019.

Il Riesame si è espresso a seguito del rinvio della Cassazione, che ha accolto il ricorso di De Tullio sulle esigenze cautelari, concludendo alla fine che il quadro probatorio a carico del 60enne (pur incensurato, ma ritenuto vicino al clan Parisi) «non può ritenersi soddisfare il requisito dell’attualità del pericolo di reiterazione». Le condotte contestate a De Tullio, tanto la partecipazione all’associazione a delinquere finalizzata al voto di scambio, quanto l’estorsione in danno dell’Amtab, si fermano infatti all’agosto 2020.

Michele De Tullio (alias «Sottoghiacchio») è cognato del boss Savino Parisi e di Battista Lovreglio, ed è ritenuto uomo di fiducia di Tommaso Lovreglio, l’altro ex dipendente Amtab (pure lui incensurato) ritenuto però «figura di rilievo» del clan. Nell’impostazione accusatoria i due, De Tullio e Lovreglio, avrebbero rappresentato la «faccia pulita» del clan Parisi tanto con Olivieri, con il quale si sono incontrati più volte, quanto all’interno dell’Amtab dove avrebbero messo in atto pressioni per ottenere favori.

Per verificare se De Tullio meritasse di rimanere in carcere il Riesame ha passato in rassegna tutti gli atti che i pm della Dda, Fabio Buquicchio e Marco D’Agostino, hanno compiuto dopo gli arresti. È così emerso che il 20 giugno la Squadra mobile ha riascoltato Gianni Del Core, l’ex dirigente dell’Amtab che sarebbe stato oggetto delle pressioni di De Tullio e Lovreglio per ottenere l’assunzione (a termine) di persone a loro vicine. Del Core ha confermato ciò che aveva già detto, ma – ha annotato il Riesame – essendo andato in pensione subito dopo aver subito le pressioni, nulla avrebbe potuto raccontare di ciò che è avvenuto in Amtab dopo il dicembre 2019.

Una informativa della Mobile del 12 ottobre ha però attualizzato il quadro a carico di De Tullio. La Dda ha ricordato che la nuora di «Sottoghiaccio» risultava assunta in Gsa, la società che per conto dell’Amtab gestiva l’appalto del portierato (contratto ora disdetto), «proprio in virtù delle minacce ad opera di esponenti del clan Parisi» sul responsabile della filiale di Bari della società. La Mobile ha messo in fila le frequentazioni del marito della donna, cioè del figlio di Michele De Tullio, con «pregiudicati vicini anche al clan Parisi». Ma questo non è stato ritenuto sufficiente a poter giustificare il pericolo di reiterazione delle condotte.

Gli accertamenti su De Tullio e Lovreglio sono confluiti anche nella relazione degli ispettori nominati dalla prefettura di Bari nell’ambito del procedimento per verificare le eventuali infiltrazioni mafiose in Comune. Procedimento in cui, adesso, il prefetto Francesco Russo deve formulare le proprie conclusioni al ministro Matteo Piantedosi, previo parere non vincolante del Comitato per l’ordine e la sicurezza allargato al procuratore della Repubblica. La riunione del Comitato non è ancora stata fissata, ma dovrebbe svolgersi entro il 4 novembre. I vertici provinciali delle forze dell’ordine e il capo della Procura dovranno esprimersi, sulla base dei rispettivi bagagli informativi, su quanto il prefetto intenderà proporre al ministero. E non si può escludere che nel frattempo arrivino le modifiche al Testo unico in materia di commissariamenti, auspicate tanto da Piantedosi quanto dal parlamentare pugliese Mauro D’Attis: modifiche che consentirebbero interventi «chirurgici», mirati, diversi (e meno afflittivi) dello scioglimento del Comune.


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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-10-26 11:59:17 da


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