Bari, la donna del killer in foto sui social con la pistola: «E poi li uccise tutti»


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BARI – Un foto mentre impugna una pistola giocattolo postata su Facebook e sotto il commento «e poi li uccise tutti». Così la compagna di Antonio Busco, il 5 marzo 2017, alla vigilia dell’omicidio di Giuseppe Gelao per mano del suo uomo, annunciava sui social l’aggressione armata che sarebbe avvenuta di lì a poche ore. Il giorno successivo all’agguato, poi, pubblicò un’altra foto che alludeva alla prosecuzione di atti di violenza («e non finisce qua»). È sui social, come hanno raccontato tante indagini antimafia degli ultimi anni, che si consuma buona parte della comunicazione tra sodali o tra rivali dei clan: commenti, minacce, litigi, accordi, dimostrazioni di forza.

Il racconto di un pezzo della primavera di sangue che ha sconvolto il quartiere Japigia nel 2017 per la violenta guerra in corso tra gruppi rivali, quello di Busco e quello dei Parisi-Palermiti per la gestione del traffico di droga, descrive le «modalità paramilitari» con cui killer e sodali si muovevano. Nel delitto Gelao, per esempio, furono esplosi «ben trentasei proiettili», con una «spiccata capacità intimidatrice nei confronti degli adepti della consorteria camorristica di appartenenza di Gelao e, a maggior ragione, nei confronti dell’intera collettività ai cui occhi evocava . si legge negli atti – la promanazione da un’organizzazione mafiosa». Quella azione di fuoco fu eseguita, ricordano i giudici della Corte di Assise di Bari, «in pieno centro abitato, facendo fuoco in un luogo frequentato, in piena visibilità, dimostrando di non temere in alcun modo una eventuale reazione delle forze dell’ordine, avendo fatto circolato per le strade del quartiere in cerca delle vittime».

Del resto, «l’addentrarsi nel territorio dei Palermiti per portarsi fino a ridosso del luogo di usuale incontro degli adepti per uccidere un esponente di primo piano (e probabilmente per uccidere anche l’altro sodale parigrado, Domenico Milella, così decapitando nei fatti detto clan camorristico) richiedeva un’azione caratterizzata da una perfetta pianificazione per poter essere rapida, sincronica e assolutamente efficace tanto da sorprendere i morti proprio nei luoghi in cui più si sentivano sicure».




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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-02-18 11:47:00 da


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