BARI – «Il clima che si respira in questi giorni in città, anche se situazioni e contesti sono diversi, mi ricorda molto il linciaggio inaccettabile che mio marito ha subito 30 anni fa. Anche allora di garantismo c’era ben poco. Non dimentico i suoi colleghi magistrati isolarlo in modo vergognoso». Luigina Maria Bassi, per tutti Ginella, professoressa in pensione è la vedova di Angelo Bassi, magistrato che da procuratore aggiunto reggeva l’ufficio inquirente barese nei primi Anni ’90 quando il Palagiustizia di piazza De Nicola era il «palazzo dei veleni».
Tra corvi ed esposti incrociati, Bassi, uomo e magistrato autonomo e indipendente sino in fondo, non iscritto ad alcuna corrente della magistratura, si trovò a gestire a fatica la stagione degli scandali e dei veleni. Molte inchieste ruotavano allora intorno a Francesco Cavallari, l’allora potentissimo re della sanità privata convenzionata con il servizio pubblico, prima corteggiato dalla Bari che contava, e poi diventato il male assoluto. I processi diranno che «Cicci» non era mafioso. Ma questa è un’altra storia…
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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-03-30 08:45:00 da
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