«Basta con le assemblee online», sit in degli studenti del Gioia sulle s…



«Oggi non si svolgerà un’assemblea come le altre, perché questa lettera che abbiamo scritto (che Marta sta gentilmente leggendo come portavoce) è l’assemblea stessa». Queste le parole con cui inizia la lettera scritta dai ragazzi del Liceo Gioia per protestare contro la decisione di tenere l’assemblea di nuovo in forma telematica anziché dal vivo.

«Un’assemblea che volendo – Proseguono gli studenti – è esattamente come le altre, con qualcuno che comunica passivamente attraverso i pixel di lavagne multimediali e connessioni virtuali fallibili, che trasmette un messaggio a cui nessuno può reagire e mai potrà, senza la possibilità di un confronto tra pari. Siamo qua, ancora una volta dopo cinque anni, a rinforzare lo stesso paradigma che ha caratterizzato la pandemia Covid 19 con la speranza di ottenere finalmente una reazione, per cambiare le cose una volta per tutte. Questa è stata l’ultima spiaggia di una lunga serie di idee e proposte che abbiamo portato avanti in queste settimane e non solo, ma anche l’anno scorso, quello prima e quello ancora come i precedenti di istituto. Dal primo momento in cui abbiamo presentato la nostra candidatura, collaborando insieme a rappresentanti futuri e passati, ci siamo mossi per un’assemblea vera, speranzosi di cambiare la cruda realtà dei fatti. Abbiamo dovuto navigare in un mare di incertezze, rifiuti, mancate spiegazioni di fronte a proposte comode e valide, su cui poter lavorare assieme per un obiettivo che potesse soddisfare il diritto e la necessità di noi studenti di avere degli spazi dedicati alla democrazia e la libertà di espressione. Un confronto – evidenziano i ragazzi – che non si traduce nella visione passiva di immagini scostanti di persone che si muovono e cercano disperatamente di farsi capire, ma in momenti di partecipazione studentesca concreta e vera, non di una delegazione di ambasciatori eletti in ogni classe, ma di ogni studente di questo liceo: della sede, dei Gesuiti, dal primo all’ultimo piano, attraverso i gradini del tanto amato scalone a chiocciola».

Gli studenti già in passato avevano fatto sentire la loro voce attraverso proposte e richieste all’istituto scolastico: «Le proposte avanzate ai principali organi scolastici sono state numerose: l’affitto di un teatro, come una volta si faceva al Politeama, di cui nessun studente può purtroppo dirsi testimone, per accoglierci numerosi. Si era pensato anche alla nuova palestra dei Pontieri, proposta rifiutata in quanto ritenuto impossibile riuscire a fare cambiare le scarpe a cinquecento persone, o al grande auditorium dell’Isii Marconi, che avremmo potuto ottenere gratuitamente ma che è stato escluso dalle opzioni per scomodità negli spostamenti, nonostante le numerose conferenze ed eventi a cui la nostra scuola partecipa ogni anno, spesso e volentieri, e infine la ex chiesa del Carmine, quella più allettante avanzata da noi candidati. Un luogo gratuito, in una posizione favorevole, in grado di ospitare cinquecento persone, in modo da ridurre il problema legato all’organizzazione dei turni, quasi utopico, come un’occasione perfetta servita su un piatto d’argento».

Tutte queste idee, stando a quanto sostengono i ragazzi, sono state però scartate: «Ma c’è una ragione se in questo momento, invece di un’assemblea avete davanti a voi una lettera. Quella ragione è un ennesimo no, un no che abbiamo fatto fatica a mandare giù, digerito talmente male da portarci a pensare a soluzioni alternative, azioni dimostrative e con un valore simbolico, come un sit in organizzato sulle scale della nostra scuola che sarebbe confluito nell’atrio, dove gli studenti avrebbero potuto ascoltare le presentazioni delle tre liste, cosa che oggi non potrete sentire. Per motivi di sicurezza, purtroppo, non è stato possibile mettere in atto questo gesto di pacifico e significativo per noi tutti, come collettività. Questo ci ha portato oggi a non presentare le nostre liste e i nostri programmi, con la speranza che sia l’ultima volta in cui quest’aula verrà adibita ad ospitare un’assemblea fittizia, con studenti-schermo e intere classi chiuse tra le quattro mura di un’aula, nel migliore dei casi fermi ad ascoltare passivamente ciò che viene detto, tra connessione che va a scatti e audio zoppicante. Con questo approccio – spiegano gli studenti – alla partecipazione studentesca si rischia di far perdere ad intere generazioni di studenti l’esperienza formativa di poter confrontarsi faccia a faccia con i propri compagni su temi che interessino non solo la collettività scolastica ma che contribuiscano a formare l’identità e l’intelletto della cittadinanza e società del futuro. Siamo la generazione Z, quella che secondo gli stereotipi è legata alle nuove tecnologie, eppure ci rifiutiamo di accettare l’assenza di un confronto diretto con le persone con cui condividiamo la quotidianità».

E infine un augurio per un futuro non contraddistinto più da assemblee “telematiche” e didattica a distanza: «Abbiamo la speranza che questa triste eredità del momento forse più difficile che la scuola ha dovuto affrontare negli ultimi decenni, come la pandemia Covid19, sfiorisca il più presto possibile, per far sì tutto ciò non si ripeta mai più, che la Dad rimanga solo un brutto ricordo per gli studenti del Liceo Gioia e che la tecnologia non sostituisca più per comodità questi momenti importanti di aggregazione collettiva. Questa lettera assemblea è molto più breve di quella che sarebbe stata un’assemblea abitudinaria, ma vi invitiamo a riflettere in queste ore per confrontarvi con compagni e professori, in uno scambio di idee e opinioni che speriamo non si estingua mai più. La lettera assemblea è stata scritta dai rappresentanti e dai candidati le cui presentazioni potrete trovare sui profili Instagram (_listapparecchiati, listauovo, listanextgen). Siamo pronti e più che disponibili a scambiare quattro chiacchiere delle nostre proposte nei corridoi della scuola e a rispondere a qualsiasi vostra domanda».


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www.ilpiacenza.it è stato pubblicato il 2024-10-22 20:27:00 da


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