Quando si parla di eventi pubblici, seminari e convegni organizzati dall’amministrazione capitolina, ci si interroga spesso sul bilanciamento di genere nei parterre. Nel 2024, su 682 eventi analizzati, è emerso che solo il 30% presentava un bilanciamento di genere equilibrato. Mentre nel restante 70% degli eventi, il 40% risultava sbilanciato verso una maggiore partecipazione maschile e il 30% verso quella femminile. Dati emblematici, considerati alla luce del protocollo d’intesa “No women no panel”, firmato un anno fa da Roma Capitale e la Rai.
Tra i dati più interessanti, emerge una tangibile predominanza maschile nei cosiddetti “manels”, ossia panel composti esclusivamente da uomini. Tali eventi costituiscono il 29% del totale. Questo scenario è particolarmente evidente nei settori scientifici ed economici, dove le figure maschili sembrano prevalere. Al contrario, eventi completamente femminili raggiungono il 25% del totale, sollevando riflessioni sulla necessità di un bilanciamento più equo.
Notevole è l’equilibrio riscontrato negli eventi dedicati all’Ambiente e alla Cultura, dove la parità di genere è più marcata. Un risultato che suscita interesse e invita a riflettere sui settori che riescono meglio a integrare voci diverse, promuovendo un dialogo inclusivo. Rilevante anche l’incremento della partecipazione femminile nei contesti di Società, Attualità e Politica, dove le donne trovano uno spazio crescente per esprimere le proprie competenze e opinioni.
L’Istituto di ricerca sulla cittadinanza e le politiche sociali del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che ha commentato i dati, segnala come questi monitoraggi siano fondamentali per comprendere le dinamiche interne agli eventi pubblici Ma una domanda sorge spontanea: questo impegno è solo una formalità o rappresenta un vero e significativo passo avanti verso un equilibro socio-culturale più giusto?
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