Bitonto, droga di ogni tipo nell’ex asilo Pantaleo. Clan baresi in lotta per le piazze di spaccio



BITONTO – Da luogo di riscatto sociale a bazar della droga. Da asilo, in cui accogliere bambini a rischio devianza per dar loro un’alternativa e un futuro più roseo, ad avamposto della criminalità organizzata, in cui custodire e confezionare dosi di ogni tipo di sostanza stupefacente.

Negli ambienti della ormai ex scuola materna Pantaleo, nel cuore del centro storico di Bitonto, c’era davvero droga per soddisfare le esigenze di tutti i consumatori: marijuana, hashish, cocaina. Oltre che i «ferri del mestiere»: bilancini, bustine ed elastici.

A scoprire il deposito sono stati i poliziotti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Bitonto. Durante le attività perlustrative, gli agenti avrebbero notato infatti strani movimenti nei pressi dell’immobile abbandonato, che si trova nella cosiddetta area de «Il Ponte», la piazza di spaccio nel cuore del borgo antico, un tempo gestita dal presunto clan facente capo a Domenico Conte.

I loro sospetti si sono trasformati in certezze, una volta fatto ingresso nell’edificio. All’interno, sono stati ritrovate infatti sostanze stupefacenti sia già confezionate che ancora da confezionare, oltre che tutto il materiale necessario per la suddivisione delle dosi.

Tutto è stato repertato e sequestrato a carico di ignoti. Determinanti potrebbero rivelarsi i rilievi della Polizia scientifica, che ha ispezionato gli ex locali scolastici, alla ricerca di impronte o tracce che possano ricondurre ad una o più persone operanti in quella base.

Varie le ipotesi su cui lavorano negli uffici di via Traetta. Tra queste, l’idea che l’asilo possa essere stato usato come nuova piazza di spaccio da persone legate agli ambienti malavitosi del capoluogo, da tempo interessati, come accertato dalla Direzione investigativa antimafia e messo nero su bianco nell’ultima relazione semestrale, a «colonizzare» anche la vicina Bitonto.

Da una parte i Parisi-Palermiti, vicini ai locali Cipriano, potrebbero voler allargare i loro affari anche nel centro storico, dall’altra i Capriati, legati invece a Conte e ai Cassano-Di Cataldo, potrebbero voler confermare il loro dominio sulla città vecchia.

E pensare che la scuola materna Pantaleo, dal nome della famiglia che donò l’immobile al progetto, nacque negli anni Settanta del secolo scorso proprio per costituire un’isola felice all’interno di un territorio difficile e in un periodo storico non certo roseo. Nell’arco di pochi mesi, dall’11 settembre del 1971 al 6 giugno del 1972, ben cinque bambini, tutti imparentati tra loro, furono trovati morti all’interno di una cisterna. Una «strage degli innocenti», come titolarono i giornali dell’epoca, che trovò la pronta risposta della società civile.

Grazie ad un’idea del maestro Marco Vacca, che ebbe la collaborazione di altri tre docenti, i professori Domenico Saracino, Cosimo Labellarte e Cenzina Lattanzio, di tre suore e dell’allora parroco della chiesa di San Domenico, don Ciccio Acquafredda, si avviarono infatti attività mattutine per i più piccoli, ma anche incontri di catechesi e cineforum pomeridiani, per allontanare i ragazzi dalla strada. Un «fermento pedagogico» che salvò il destino degli abitanti dell’intero rione in cui si trova l’immobile.

Lo stesso, inutilizzato da decenni, sarebbe ancora gestito dalla chiesa che avrebbe provveduto a bloccarne l’accesso. Una mossa che non sarebbe bastata a tener lontano i malviventi, che avrebbero sfondato la muratura pur di entrarci e allestire lì la propria centrale.


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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-11-01 18:28:44 da


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