ANCONA – Si muovevano tra Ancona e Cupramontana gestendo un giro di spaccio di hashish e cocaina con indicazioni che arrivavano anche da un boss rinchiuso in carcere e con il quale comunicavano attraverso cellulari nascosti nella cella. Sgominata dai carabinieri del comando provinciale di Ancona la “family” dello spaccio. Sei le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip della della Procura di Ancona (la Direzione Distrettuale Antimafia) ed eseguite alle prime luci dell’alba di oggi dai carabinieri del Nucleo Investigativo: quattro in carcere, per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga, due ai domiciliari con braccialetto elettronico e solo per lo spaccio di droga. I sei finiti in manette fanno parte della stessa famiglia a cui a capo c’era il boss palermitano dell’operazione “Damasco” (permise anni fa di stroncare un grosso giro di droga tra le province di Ancona e Pesaro), Salvatore Fontana, 54 anni. Fontana è stato latitante fino a novembre del 2023, quando è stato arrestato dai carabinieri in Spagna, a Figures, dove viveva con false generalità. La misura cautelare emessa nelle ultime ore gli è stata notificata in carcere a Viterbo, dove era già recluso dopo le manette scattate un anno fa (deve scontare 8 anni). Nonostante il carcere Fontana, stando alle accuse, avrebbe continuato a gestire lo spaccio tra il capoluogo dorico e la Vallesina, aiutato dai familiari come se fosse una normale azienda di famiglia. A capo c’era lui, Fontana, per anni è stato residente a Cupramontana (prima di finire latitante e poi arrestato). Coinvolti la moglie, 54 anni, anche lei palermitana (di Villabate), la figlia, 28 anni, nata a Jesi, il genero, 31 anni, napoletano, il fratello, 51 anni, palermitano anche lui e il nipote, 30 anni, nato ad Ancona. Fontana, la moglie e la figlia, sono stati raggiunti dalla misura cautelare del carcere. Gli altri due parenti ai domiciliari con braccialetto.
Finito nel carcere di Viterbo, a novembre scorso, Fontana avrebbe programmato l’acquisto di un carico di droga da piazzare in carcere, per lo più hashish, venduta 40 euro al grammo. I carabinieri però a febbraio scorso arrivarono prima arrestando la moglie (trovata con la droga negli slip mentre andava in carcere a trovare il marito) e il genero, trovato con la droga a Cupramontana, considerato il quartier generale dell’associazione, nascosta dentro delle scale, quasi due chili di hashish e 58 grammi di cocaina. La moglie aveva patteggiato poi la pena ed era in affidamento in prova. Il genero ha un processo ancora in corso. In casa era stato trovato il libro mastro, con le annotazioni della droga venduta e i soldi da incassare. Stando alle accuse il nucleo parentale si stava dando ancora da fare per riscuotere lo spaccio servendosi di altre sei persone, indagate a piede libero nella stessa operazione che è stata denominata “Vallesina 3”. Un giro d’affari di oltre 100mila euro. Ad aiutare nell’indagine, guidata dal comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Roberto Di Costanzo, dal comandante del nucleo Investigativo, il capitano Michele Dileo, anche il gruppo cinofilo dell’Arma con i cani Kevin e One. Le misure cautelari sono state emesse dal gip Carlo Masini su richiesta della Procura distrettuale antimafia (pm Paolo Gubinelli) che ha riconosciuto il vincolo associativo. I sei delle misure cautelari sono difeso dagli avvocati Michele Zuccaro, Andrea Nobili e Francesca Petruzzo.
www.anconatoday.it è stato pubblicato il 2024-12-02 16:08:21 da
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