I settori bovino e conciario in Brasile e in Italia si trovano di fronte a una sfida decisivo: l’applicazione del Regolamento Europeo Anti-Deforestazione (EUDR). Questa normativa, volta a contrastare la deforestazione globale, rischia di avere ripercussioni significative su entrambi i mercati, storicamente legati dal commercio delle pelli.
Il Brasile è un colosso nel settore bovino. Nel 2022, il settore agroindustriale della carne bovina in Brasile ha generato un valore economico di 204 miliardi di dollari, con un prodotto interno lordo (PIL) settoriale pari al 41,6% dell’intero comparto agroalimentare. L’export di carne brasiliana è decisivo per l’economia del Paese. Dalla filiera bovina si sviluppa il settore conciario, composto da 214 aziende che trasformano le pelli grezze in cuoio finito. Il cuoio brasiliano, molto apprezzato a livello internazionale, ha registrato esportazioni per un valore di 1,45 miliardi di dollari nel 2021. Cina, Stati Uniti e Italia sono i principali mercati di destinazione.
L’Italia, dal canto suo, vanta un’industria conciaria leader mondiale per valore della produzione, tecnologia, creatività e sostenibilità. Con un fatturato annuo di 4,6 miliardi di euro, il settore rappresenta il 65% della produzione conciaria dell’Unione Europea (UE) e il 25% di quella globale. La produzione si concentra in distretti specializzati, come la Valle del Chiampo in Veneto e Solofra in Campania.
L’EUDR impone agli operatori che commercializzano nell’Unione Europea materie prime come bovini, soia e legno di garantire che non provengano da aree deforestate dopo il 31 dicembre 2020. Ciò comporta la raccolta di dati di geolocalizzazione per ogni lotto di materia prima, che dovranno essere inseriti in un sistema informatico gestito dalla Commissione Europea.
Tra le principali criticità sollevate figurano la complessità della tracciabilità dell’origine delle pelli, dovuta anche ai trasferimenti degli animali tra allevamenti prima della macellazione, e le limitate risorse dei piccoli produttori, che rappresentano il 90% degli allevatori in Brasile. Ulteriori preoccupazioni riguardano i costi della tracciabilità individuale, con stime che indicano un possibile aumento dell’80% del prezzo della pelle grezza, le tempistiche imposte dalla normativa e le distorsioni commerciali che potrebbero avvantaggiare Paesi extraeuropei con regolamentazioni ambientali meno stringenti.
Per mitigare l’impatto dell’EUDR, sono state avanzate proposte sia da istituzioni brasiliane sia dal settore privato. Il Ministero dell’Agricoltura e dell’Allevamento (MAPA) ha sviluppato una piattaforma digitale per la tracciabilità degli animali, sebbene il progetto sia ancora in fase iniziale. Sono state inoltre proposte certificazioni unificate, come “Carbon Neutral Beef”, “Low Carbon Beef” e “Free Deforestation”, per promuovere pratiche sostenibili. L’Associazione Brasiliana di Industrie Esportatrici di Carne (ABIEC) suggerisce di adottare il protocollo “Beef on Track” per la due diligence richiesta dall’EUDR, con test di prova imminenti. Parallelamente, la CICB (Centro das Indústrias de Curtumes do Brasil) ha avviato un progetto volontario di tracciabilità del bestiame, puntando a renderlo obbligatorio entro otto anni.
Il 14 novembre scorso, il Parlamento Europeo ha approvato il rinvio dell’entrata in vigore del Regolamento EUDR in materia di deforestazione, posticipandone di un anno la data di applicazione. Secondo il testo adottato, i grandi operatori e i commercianti dovranno rispettare gli obblighi derivanti dal regolamento a decorrere dal 30 dicembre 2025, mentre le microimprese e le piccole imprese avranno tempo fino al 30 giugno 2026.
www.esteri.it è stato pubblicato il 2024-12-05 11:14:43 da Assistenza tecnica
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