Brindisi, i sogni di un ragazzo autistico bloccati dalla burocrazia



BRINDISI – Non c’è spazio nella scuola per chi ha troppa voglia di studiare. Respinta la richiesta di un alunno affetto da autismo e soggetto gravemente disabile ai sensi dell’art. 3, comma 3, della L. n. 104/1992 a iscriversi al quarto anno di indirizzo «sala e vendita», dopo aver già conseguito negli scorsi mesi il diploma all’istituto Alberghiero di Brindisi con indirizzo «cucina», con una votazione di 95 su 100. La volontà dell’alunno di acquisire una nuova specializzazione partendo dal quarto anno è stata bocciata dapprima dalla scuola e poi dal Tar di Lecce, che si è espresso sul ricorso presentato dal genitore del ragazzo maggiorenne, suo amministratore di sostegno. Alla base del rigetto, la sentenza del 2006 del Consiglio di Stato su «l’obbligo dello Stato di erogare il servizio scolastico che si esaurisce con il conseguimento del primo titolo. Di conseguenza chi aspiri a un ulteriore titolo non può farlo attraverso la frequenza di un altro corso ordinario, ritenendo di poter escludere la possibilità di reiterazione volontaria di un ciclo formativo di pari livello di quello già frequentato con successo, che realizza congiuntamente i diritti di cittadini e gli obblighi dello Stato». Inoltre, la legge esprime la «impossibilità, per il soggetto che abbia già ottenuto un diploma conclusivo del corso di studio frequentato, di accedere a un nuovo diverso percorso di istruzione (seppur avente diverso indirizzo) nell’ambito della scuola statale», rileva il Tar.

Una norma che se da una parte rimarca il principio di uguaglianza tra alunni, dall’altra frena gli aneliti di chi parte da una posizione svantaggiata e intende perseguire virtuosi processi di integrazione.

«È molto comune che i ragazzi autistici – spiega la psicoterapeuta Viviana Guadalupi – abbiano passioni e ambizioni specifiche che spesso possono essere per loro molto intense: degli interessi speciali che tuttavia, dall’esterno, possono risultare insoliti ed eccessivi e capita che vengano etichettati come dei capricci. In realtà, queste passioni non solo sono normali ma possono essere estremamente utili per il loro sviluppo personale e professionale». Esistono tuttavia tante strade per perseguire il bisogno di inclusione di soggetti con autismo. «Sono passioni che attraverso un percorso di educazione e formazione – al di là di quello scolastico – accompagnato da un continuo incoraggiamento attraverso corsi, workshop, programmi personalizzati e dalla presenza di un gruppo di supporto, potrebbero trasformarsi in vere competenze professionali. Se correttamente motivati e supportati nello sviluppo dei propri interessi, questi – prosegue la psicoterapeuta – potrebbero diventare delle vere e proprie competenze in aree specifiche, portando a risultati accademici e professionali eccellenti». Molti datori di lavoro «stanno riconoscendo il valore delle competenze uniche delle persone autistiche, motivo per cui si stanno impegnando a creare per loro degli ambienti di lavoro inclusivi che possano sfruttare al meglio tali competenze». Garantire la possibilità di formazione a queste persone, dunque, «diviene fondamentale in quanto favorisce la possibilità di raggiungere un livello di autonomia e indipendenza tale da poter vivere una vita soddisfacente, nonché un livello di integrazione sociale che, senza un buon livello di istruzione, non potrebbero avere, diminuendo di fatto l’isolamento e migliorando la loro qualità della vita e il loro benessere psicologico, riducendo i comportamenti problematici. Garantire loro la possibilità di studiare e formarsi promuoverebbe, insomma, non solo una crescita personale – conclude Guadalupi – ma contribuirebbe allo sviluppo di una società più inclusiva ed equa, fornendo a queste persone la possibilità di trovare un impiego, così migliorando la loro stabilità economica e realizzazione personale».




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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-09-23 11:10:05 da


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