Caracciolo a processo per l’appalto truccato da 6 milioni. La Procura: «Promise al commissario un posto in Ager»



BARI – Il tema centrale sono le date, ovvero i cinque giorni intercorsi tra il pranzo in un ristorante del quartiere Poggiofranco e l’aggiudicazione di un appalto da 5,8 milioni. E al centro c’è lui, Filippo Caracciolo, all’epoca dei fatti assessore regionale all’Ambiente e oggi semplice consigliere Pd, imputato insieme ad altre due persone per concorso in corruzione e turbativa d’asta in relazione ai lavori a una scuola di Corato che un ex dirigente del Comune di Barletta, Donato Lamacchia, avrebbe contribuito a far aggiudicare a un imprenditore amico attraverso l’intermediazione dell’allora direttore generale dell’Arca Puglia centrale, Sabino Lupelli.

Il processo è entrato nel vivo ieri davanti al Tribunale collegiale (prima sezione, presidente Abbattista) con l’esame del primo dei testi della Procura, il luogotenente della Finanza che ha svolto una parte delle indagini. L’ex sottufficiale, rispondendo alle domande del pm Savina Toscani, ha raccontato come nacque l’indagine: a gennaio 2017 era partito il monitoraggio di Lupelli, Caracciolo e dell’imprenditore Massimo Manchisi (che nel frattempo ha patteggiato) sugli appalti delle case popolari, con l’avvio delle intercettazioni telefoniche. Quelle di cui Caracciolo aveva terrore, tanto da essere definito «007», e che lo vedono spacciarsi per rumeno al telefono con una operatrice del call-center della Tre: «Gli veniva contestato – ha detto l’ex finanziere – un debito di 500 euro».

Il pedinamento è culminato nel pranzo al Tabula Rasa del 3 novembre 2017. L’appuntamento – ha detto il testimone – era in un altro locale che la Finanza aveva microfonato…

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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-10-23 06:00:01 da


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