Casamassima, oggi il ricordo dei militari polacchi caduti in guerra e sepolti nel cimitero «Korpusu» – Foto 1 di 5



Le foto sono state concesse dall’archivio privato di Zaneta Nawrot presidente dell’associazione italo-polacca “piccola Polonia”

CASAMASSIMA – Per loro non è un giorno qualunque e quello non è un luogo come tanti. Ogni anno, il 2 novembre giungono dalla Polonia in visita al cimitero polacco di Casamassima “Korpusu”, che significa “Corpo”. Parenti di soldati scomparsi, s’inginocchiano davanti a una lapide, versano ancora oggi lacrime in onore dei 431 combattenti deceduti durante la Seconda Guerra Mondiale sepolti a 2 chilometri dal centro abitato di Casamassima.

Oggi il sindaco, Giuseppe Nitti, farà come di consueto, gli onori di casa alle tante autorità che giungeranno per commemorare quei soldati. Saranno presenti il console generale della Repubblica di Polonia a Roma, Bartosz Skwarczyński, mons. Wieslaw Lechowicz, vescovo ordinario militare, militari polacchi del contingente Irini, di stanza a Sigonella ed altri del comando Nato a Napoli, alti vertici dell’esercito italiano.

Si celebra la memoria del periodo tra il 1944 e il 1946 che ha segnato profondamente due comunità dando vita ad un legame inossidabile. C’è un libro che racconta le vicende del secondo corpo d’armata di Polonia scritto da Gianluca Vernole e Zaneta Nawrot da cui sono tratte le notizie decisive. La Puglia era il quartier generale del corpo d’armata polacco, si decidevano le strategie, addestravano le truppe, inviavano gli ordini e trasmettevano comunicazioni criptate. La nostra regione divenne «luogo perfetto per impiantare una base logistica multidirezionale, in grado di offrire ai soldati anche la possibilità di accedere all’istruzione», dicono gli autori.

Contestualmente, in Puglia sorsero i primi ospedali militari, a Casamassima ad esempio. E sorse anche il primo dei quattro cimiteri militari polacchi in Italia. I soldati di stanza in città instaurarono con i casamassimesi ottimi rapporti che si fecero proficui in ambito amministrativo, sanitario e scolastico. I soldati feriti giungevano a Casamassima in prevalenza dalle battaglie in Val di Sangro e Cassino. Furono appena tre anni di permanenza nella città pugliese ma fu talmente intensa sotto il profilo umano, come scrivono i due autori, da lasciare ancora oggi ottimi ricordi nella memoria delle generazioni più anziane. «Quegli uomini e donne in divisa, prima di essere soldati erano soprattutto persone ed avevano provato la deportazione, prigionia, fame e umiliazioni». «I militari polacchi, soldati, medici e paramedici, furono testimoni di storie fatte di aiuti materiali e di grande umanità come la cura dei feriti tra i civili, molte operazioni chirurgiche salvarono la vita a giovani donne o diedero una speranza di vita migliore a chi non avrebbe mai ricevuto cure adeguate in quel contesto di miseria e disperazione». Storie, rapporti, in alcuni casi matrimoni. «Nel piccolo cimitero di Casamassima la maggior parte delle salme proviene dalla Polonia orientale, proprio quel territorio che cadde in mano dei russi». Quel cimitero resterà in eterno uno scrigno di memorie. 


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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-11-02 09:56:43 da Redazione online


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