A giudizio moglie, suocera e cognato di Aboubakar Soumahoro. I tre imprenditori, accusati di una maxi evasione fiscale con le loro cooperative impegnate nell’accoglienza dei migranti e destinatarie di finanziamenti milionari da parte dello Stato, dovranno comparire davanti al giudice del Tribunale di Latina, Simona Sergio, il 24 gennaio prossimo.
I rinvii a giudizio sono stati disposti oggi, 15 dicembre, dal giudice per l’udienza preliminare Pierpaolo Bortone e riguardano appunto la moglie del deputato paladino dei diritti dei migranti, Liliane Murekatete, la suocera Marie Therese Mukamitsindo, il cognato Michel Rukundo e una loro collaboratrice, Ghislaine Ada Ndongo. Nel processo saranno parte civile i lavoratori delle coop Karibu e Consorzio Aid, poi sciolte dal Ministero delle imprese, che da tempo lamentano di essere stati lasciati senza stipendi e che con le loro denunce hanno fatto esplodere il caso. Una battaglia quest’ultima portata avanti dal segretario della Uiltucs pontina, Gianfranco Cartisano, che ha fatto costituire anche il sindacato tramite gli avvocati Giulio Mastrobattista e Atena Agresti.
Sono risultati irreperibili invece, Richard Mutangana, un altro cognato di Soumahoro, che per gli inquirenti avrebbe investito i soldi destinati ai migranti in attività imprenditoriali in Ruanda, safari compresi, e una seconda collaboratrice, Kabukoma Christine Ndyanabo Koburangyra. Per i due il giudice Bortone ha disposto ulteriori ricerche e rinviato l’udienza al 26 aprile 2024.
Secondo la Procura di Latina, le coop Karibu e Consorzio Aid avrebbero evaso oltre due milioni e mezzo di euro. Emerge inoltre che a cercare di insinuarsi allo stato passivo di Aid è stato lo stesso Rukundo, reclamando oltre 14mila euro, una richiesta respinta dal Tribunale trattandosi di una posizione “connessa alle eventuali responsabilità derivanti dalla carica ricoperta”.
Proseguono infine le indagini sulla moglie, la suocera e il cognato di Soumahoro per quanto riguarda le accuse di bancarotta, autoriciclaggio e frode in pubbliche forniture, che hanno portato all’arresto delle due imprenditrice. Secondo la Procura di Latina, che ha delegato le indagini alla Guardia di finanza, il denaro che le Prefetture e i Comuni hanno speso per ospitare i migranti sarebbe in buona parte stato distratto e utilizzato per acquistare abiti griffati, gioielli, soggiorni in hotel a cinque stelle e cene nei migliori ristoranti, oltre che per fare investimenti immobiliari in Belgio, Portogallo e Ruanda.
roma.repubblica.it è stato pubblicato il 2023-12-15 15:59:06 da [email protected] (Redazione Repubblica.it)
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